GME Recycling realizza il primo impianto automatizzato di riciclo alluminio in Africa

Pubblicato il 13 settembre 2024
GME Recycling Africa

GME Recycling ha annunciato la realizzazione del primo impianto italiano completamente automatizzato di riciclaggio scarti di alluminio dell’intero continente Africano, in Nigeria.

La nuova struttura rappresenta un esempio di eccellenza nel campo della tecnologia, dell’innovazione, della sicurezza, del recupero e della sostenibilità, puntando a qualità e affidabilità in un contesto complesso come quello nigeriano.

L’industria del riciclo dei rifiuti in Nigeria ha un potenziale significativo ma poco sfruttato, soprattutto considerato che è lo Stato attualmente più popoloso del continente africano e il sesto al mondo. Solo a Lagos, il 20% dei circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti annuali viene raccolto correttamente, un’entità minima con conseguenze gravi quali infrastrutture intasate, inondazioni, malattie e una perdita stimata di 2,5 miliardi di dollari in potenziale valore di riciclo ogni anno.

Questo gap rilevante è stato il motore che ha spinto GME Recycling a progettare un impianto che possa fare la differenza, promuovendo modelli sostenibili circolari.

Maurizio Mori, Responsabile Marketing e Vendite di GME Recycling, afferma: “In generale, in Africa esistono impianti per riciclare scarti di alluminio, ma nessuno con questa combinazione di elevata capacità (150.000 tonnellate di rifiuti all’anno) e livello di tecnologia e automazione GME, e quindi di resa finale. Si stima che dal nostro impianto si possa ottenere alluminio separato con una resa superiore al 97% e completamente automatizzato, riducendo drasticamente lo smaltimento dei rifiuti abbandonati e azzerando lo sfruttamento tipico di questi territori.

Il nuovo impianto, realizzato per la società Terra Aqua in Nigeria, rappresenta un importante passo verso un futuro più sostenibile, trattando diverse tipologie di alluminio con tecnologie avanzate.

Dotato di novità assolute come i mulini di frantumazione “MAX1700” e il trituratore “Ventiduedenti”, ma anche di sistemi a correnti parassite e macchinari a raggi X, l’impianto riduce volumetricamente l’alluminio e ne elimina i contaminanti. I sistemi a correnti parassite e le unità di selezione XRAY rimuovono metalli pesanti come rame, ottone e zinco e separano l’alluminio primario da quello secondario. Ulteriori macchinari a sensori dividono i metalli pesanti per colore.

I prodotti principali dell’impianto vengono indirizzati alle fonderie interne ed esterne a Terra Aqua, completando il processo di riciclo e produzione di nuovi semilavorati. Questo processo produce frazioni monoprodotto di alta qualità pronte per l’uso nei forni, riducendo la necessità di alluminio primario derivato dall’industria mineraria.

Grazie a questo innovativo impianto, è possibile ridurre significativamente le emissioni di CO2 e risparmiare fino al 95% dell’energia necessaria per la produzione di nuovo alluminio, contribuendo in modo sostanziale alla sostenibilità ambientale.

Completano l’impianto un forno a sola secca per trattare specifiche tipologie di rottami più “complessi”, come i blocchi motore, collegato ad un impianto di purificazione dei gas di scarico per minimizzare le emissioni.

Attualmente, questo impianto rappresenta il primo esempio di completa automatizzazione nel suo genere nell’intero continente africano, con un’attenzione primaria alla sostenibilità, all’economia circolare e alla sicurezza.

L’impianto, inoltre, coinvolgerà sul territorio circa 20-25 figure specializzate per il suo funzionamento, senza contare ulteriori 50 assunzioni necessarie per la gestione delle attività con gli stakeholders. Un progetto di sostenibilità sociale che mira a promuovere il benessere della comunità, favorendo qualità della vita e stabilità economica, garantendo pari opportunità e preservando, allo stesso tempo, le risorse e l’ambiente.

L’investimento tecnologico ammonta a 6 milioni di euro, con un costo totale di realizzazione di 10 milioni di euro, considerando anche mezzi, persone e utilities. Il potenziale turnover stimato è di circa 177 milioni di dollari all’anno.

Questa iniziativa rappresenta un passo importante verso un’economia green in Nigeria, un paese in cui la gestione dei rifiuti è fuori controllo, con rottami spesso abbandonati, bruciati o interrati, talvolta in presenza di contaminanti quali ad esempio olio motore.



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