Il passaggio globale da carbone ed energia nucleare alle fonti rinnovabili, per ridurre le emissioni di diossido di carbonio e garantire la sicurezza dell’energia, dà slancio al mercato degli impianti di valorizzazione energetica dei rifiuti (waste-to-energy). Mentre gli impianti waste-to-energy in alcune aree geografiche sono già ben sviluppati e in corso di modernizzazione per conformarsi agli standard locali per le emissioni, altre regioni hanno appena incominciato ad installare impianti waste-to-energy ed a conquistare l’interesse degli investitori.
Un’analisi di Frost & Sullivan, intitolata “Global Waste to Energy Plant Market”, rileva che il mercato ha prodotto entrate per 17,98 miliardi di dollari nel 2012 e stima che questa cifra volerà fino a quota 28,57 miliardi di dollari nel 2016. Le soluzioni di termovalorizzazione stanno assistendo a una forte domanda da parte delle regioni con un’elevata densità di popolazione ma una superficie limitata, come ad esempio l’Europa e l’Asia. È probabile che i prossimi impianti di valorizzazione energetica dei rifiuti saranno costruiti in Europa centrale e dell’Est (in particolare Polonia), Regno Unito, Cina e India.
“La disponibilità limitata di terreni per le discariche e la crescente consapevolezza del pubblico sulla tematica del riciclo hanno accresciuto l’interesse per le energie rinnovabili. Allo stesso tempo, i rifiuti solidi urbani (Rsu), che sono caratterizzati da un elevato potere calorifico, sono stati identificati come un vettore energetico interessante”, afferma Monika Chrusciak, analista di Frost & Sullivan. “Ciò crea delle opportunità per gli operatori del mercato, per offrire soluzioni waste-to-energy innovative ed economicamente convincenti e rispondere ai volumi sempre crescenti di rifiuti solidi urbani a livello globale”.
Anche le normative ambientali fanno avanzare il mercato della valorizzazione energetica dei rifiuti. I Paesi sviluppati, che hanno introdotto strategie e incentivi coerenti, hanno assistito a una forte espansione. La necessità di ristrutturare e modernizzare gli impianti waste-to-energy sta ampliando ulteriormente il potenziale del mercato in queste regioni.
D’altro canto, i Paesi in via di sviluppo si trovano in uno stadio di transizione e sono privi di strutture normative efficaci per la conversione dei rifiuti in energia e per una gestione sostenibile dei rifiuti. La mancanza di chiarezza sugli incentivi economici, in particolare, crea ambiguità nel mercato. Inoltre, le regioni in via di sviluppo solitamente utilizzano soluzioni di interramento a basso costo per gestire i volumi eccessivi di rifiuti solidi urbani. Anche gli elevati investimenti richiesti per mettere in pratica tecniche di valorizzazione energetica dei rifiuti avanzate ne limitano l’adozione.
“Per superare queste sfide, gli operatori del mercato devono andare a caccia di opportunità nei Paesi con una domanda di energia in costante crescita e risorse naturali in diminuzione”, consiglia Chrusciak. “I fornitori di impianti waste-to-energy dovrebbero focalizzarsi sull’integrazione dei processi, sviluppando soluzioni olistiche per offrire efficienza energetica e ritorni positivi”.
Frost & Sullivan, Environmental Growth Partnership Service: http://www.environmental.frost.com