Fao: in aumento le emissioni di gas serra dall’agricoltura

Pubblicato il 16 aprile 2014

Nuove stime della Fao sui gas serra mostrano che le emissioni da parte dell’agricoltura, delle foreste e della pesca sono quasi raddoppiate negli ultimi cinquant’anni e potrebbero aumentare di un ulteriore 30% entro il 2050, se gli sforzi per ridurle non saranno intensificati.

Questa è la prima volta che la Fao pubblica le proprie stime globali sulle emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura, dal settore forestale e da altri usi della terra (Afolu), a contributo del Quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc).

Le emissioni di gas serra provenienti dall’agricoltura e dall’allevamento sono passate dai 4,7 miliardi di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio (CO2 eq) nel 2001 a oltre 5,3 miliardi di tonnellate nel 2011, un aumento del 14%, verificatosi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo a seguito dell’espansione della produzione agricola totale. Nel frattempo, le emissioni di gas serra dovute al cambiamento di utilizzo dei terreni e alla deforestazione hanno registrato una diminuzione del 10% nel periodo 2001-2010, segnando una media di 3 miliardi di tonnellate di CO2 eq all’anno, grazie alla riduzione dei tassi di deforestazione e all’aumento dei volumi di carbonio atmosferico catturato in vari Paesi. Le emissioni dall’agricoltura, dal settore forestale e da altri usi dei terreni nel periodo 2001-2010 sono ripartiti come segue: 5 miliardi di tonnellate di CO2 eq/anno da produzione di cereali e allevamento; 
4 miliardi di tonnellate di CO2 eq/anno dalla conversione netta delle foreste ad altro uso (indicatore della deforestazione); 1 miliardo di tonnellate di CO2 eq/anno dalla degradazione delle torbiere; 0,2 miliardi di tonnellate di CO2 eq/anno da fuochi di biomassa.

Nello stesso periodo, circa 2 miliardi di tonnellate di CO2 eq/anno sono stati rimossi dall’atmosfera grazie ai pozzi di carbonio forestali. Il data-base della Fao basato sui rapporti dei Paesi mostra che mentre le emissioni del settore agricolo continuano ad aumentare, lo fanno comunque ad un tasso di crescita inferiore rispetto alle emissioni da combustione di carburanti fossili in altri settori, ciò significa che l’incidenza Afolu sul totale delle emissioni antropogeniche è in calo.

La prima fonte di emissioni di gas serra dall’agricoltura è la fermentazione enterica – metano prodotto e rilasciato dal bestiame durante la digestione – che nel 2011 ha rappresentato il 39% della quota totale di emissioni del settore. Le emissioni dovute alla fermentazione enterica sono aumentate dell’11% tra il 2001 e il 2011.

Le emissioni generate dallo spargimento di fertilizzanti sintetici ha rappresentato il 13% delle emissioni agricole (725 milioni di tonnellate di CO2 eq) nel 2011, la fonte di emissioni agricole in più rapido aumento del settore: più 37% dal 2001. I gas serra provenienti da processi biologici che producono metano nella coltivazione del riso incidono per il 10% sul totale delle emissioni agricole, mentre gli incendi delle savane incidono per il 5%.

Secondo i dati della Fao, nel 2011, il 44% dei gas serra di origine agricola è stato rilasciato in Asia, il 25% nelle Americhe, il 15% in Africa, il 12% in Europa e il 4% in Oceania. Questa ripartizione regionale si è mantenuta generalmente costate nell’ultimo decennio; nel 1990 tuttavia, la quota dell’Asia sul totale era inferiore (38%) mentre quella europea era nettamente superiore (21%).

I nuovi dati della Fao offrono inoltre una visione dettagliata delle emissioni da utilizzo di energia nel settore agricolo provenienti da fonti tradizionali di combustibile, includendo l’elettricità e i combustibili fossili utilizzati per muovere i macchinari agricoli, le pompe per l’irrigazione e le imbarcazioni per la pesca. Questo tipo di emissioni ha superato i 785 milioni di tonnellate di CO2 eq nel 2010, con un aumento del 75% dal 1990.

La messa a punto di piani di intervento richiede valutazioni dettagliate delle emissioni e delle opzioni di mitigazione. Per esempio la Fao sta già lavorando a valutazioni disaggregate della catena di approvvigionamento e analizzando l’efficacia degli interventi globali di mitigazione nel settore dell’allevamento.

“I nuovi dati della Fao rappresentano la fonte più completa, ad oggi, di informazioni sul contributo dell’agricoltura al riscaldamento globale”, ha affermato Francesco Tubiello, della Divisione Clima, Energia e Regimi Fondiari della Fao. “Fino ad oggi, la mancanza di informazioni dettagliate ha reso estremamente difficile per scienziati e decisori politici prendere delle decisioni strategiche su come rispondere ai cambiamenti climatici e ha ostacolato gli sforzi per mitigare le emissioni del settore agricolo”.

“I dati delle emissioni delle attività Afolu rendono più facile per i Paesi membri identificare opzioni di mitigazione e permettono ai loro agricoltori di prendere decisioni climaticamente intelligenti in modo più rapido e mirato. Ciò rende i contadini più resilienti ai cambiamenti climatici e migliora la loro sicurezza alimentare. Ciò permette, inoltre, ai Paesi di avere accesso a fondi internazionali per i cambiamenti climatici e di raggiungere i loro obiettivi di sviluppo rurale. Notiamo tra l’altro che il rafforzamento delle capacità su questi temi raccoglie un grande interesse a livello di Paese e noi stiamo rispondendo a tali richieste con attività a livello regionale e nazionale in tutto il mondo”, ha aggiunto Tubiello.

Lanciato nel 2012, il database FaoSTAT sulle emissioni è stato per la prima volta una fonte chiave per l’analisi dei dati delle emissioni di gas serra dall’agricoltura, dal settore forestale e da altri usi della terra per la quinta edizione dell’Ipcc Assessment Report, che è al momento in via di finalizzazione. I dati verranno aggiornati annualmente. Il database FaoSTAT sulle emissioni è stato reso possibile grazie al sostegno finanziario dei governi di Germania e Norvegia.

 

Fao: http://www.fao.org



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