Europa: niente aiuti regionali per la società energetica italiana Fri-el Acerra

Secondo la Commissione l'aiuto regionale che l'Italia intende concedere a Fri-el Acerra, per l'acquisizione e riconversione di una centrale elettrica dismessa in una a biomasse non è compatibile con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato

Pubblicato il 15 settembre 2010

In effetti, il progetto è stato avviato ad Acerra (regione Campania) molto prima della concessione degli aiuti, a dimostrazione del fatto che l’incentivo finanziario non era necessario per attrarre l’investimento. Inoltre, l’entità degli aiuti regionali non sembra commisurata ai benefici ricavati dalla regione. Poiché l’aiuto non è ancora stato versato, non vi è necessità di recuperarlo.

Nel luglio 2008 le autorità italiane hanno notificato una misura di aiuto a favore di Fri-el Acerra Srl, appartenente in ultima istanza a Fri-El Green Power Holding SpA, un gruppo che opera nella produzione e vendita di elettricità da fonti rinnovabili.

Nel 2006 Fri-el ha acquistato una centrale termoelettrica dismessa di proprietà di NGP per riconvertirla in una centrale alimentata a biocombustibili, principalmente olio di palma. I costi ammissibili del progetto ammontavano a 80,6 milioni di euro ed era stato notificato un aiuto regionale di 19,5 milioni di euro.

Nel marzo 2009 la Commissione ha avviato un’indagine approfondita per valutare se gli aiuti concessi dalla regione Campania fossero conformi agli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 (cfr. IP/05/1653), in base ai quali la Commissione deve valutare se gli aiuti sono determinanti per attrarre il progetto e in che misura contribuiscono allo sviluppo regionale. La regione Campania può concedere aiuti fino al 30% dei costi ammissibili di un progetto, purché siano soddisfatte determinate condizioni.

La Commissione ha espresso dubbi sull’effetto di incentivazione degli aiuti, sulle condizioni di acquisizione della centrale dismessa e sull’impatto del progetto di investimento sullo sviluppo della regione.

L’indagine approfondita della Commissione ha dimostrato che l’acquisizione della centrale termoelettrica è avvenuta a condizioni di mercato, fra soggetti indipendenti e che la cessione della centrale poteva essere considerato un investimento iniziale, in linea con gli orientamenti dell’UE in materia di aiuti di Stato a finalità regionale.

La Commissione ha tuttavia rilevato che gli aiuti non contribuivano ad attrarre nuovi investimenti regionali in Campania in quanto il progetto di investimento è stato varato nel febbraio 2006, molto prima della decisione di concedere aiuti. Nel frattempo, il progetto è stato ultimato e la centrale elettrica a biocombustibile è in funzione dal 2009.

Inoltre, gli aiuti regionali non concessi nel quadro di un regime ma destinati ad un singolo beneficiario presentano forti rischi di distorsione della concorrenza. Progetti di questo tipo devono contribuire in modo significativo allo sviluppo socioeconomico della regione in cui sono attuati.

Nel caso in esame, le autorità italiane non hanno dimostrato che il progetto di investimento comporterebbe vantaggi significativi alla regione e, se si considera l’ingente importo dell’aiuto, il contribuito dell’investimento alla creazione di posti di lavoro e la produzione di elettricità dalla biomassa nella regione risultano limitati.

Unione europea: europa.eu/index_it.htm



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