ELEMENTI – Tungsteno, viale del Sesto Periodo, 74

La crescente richiesta di tungsteno e la relativamente limitata produzione ha reso interessanti, da un punto di vista economico, le operazioni di riciclo del tungsteno

Pubblicato il 12 dicembre 2011

La luce è il più gran bene dell’umanità; è una cosa così sacra che la candela e il candelabro sono stati associati ai riti religiosi; poi sono state inventate le lampade ad olio (ricordate quell’olio che le vergini stolte del racconto del Vangelo si erano dimenticate di comprare e sono per questo rimaste fuori dalla festa di nozze); poi l’olio vegetale è stato sostituito da quello di balena, e questo dal petrolio e infine è arrivato Edison che ha inventato una lampada in cui la luce era ottenuta dal passaggio di una corrente elettrica attraverso un filamento di carbone; ma anche queste prime lampade elettriche non erano soddisfacenti, e la soluzione definitiva fino ad oggi si è avuta nel 1911 quando fu scoperto che al posto del filamento di carbone si poteva usare con successo un sottile filo di tungsteno, un metallo con altissima temperatura di fusione (oltre 3400 gradi Celsius) e suscettibile di essere trasformato in sottili filamenti, quelli che si trovano nelle lampadine elettriche ad incandescenza.

Il tungsteno fu separato come acido tingstico per la prima volta dal chimico svedese Carl Wilhelm Scheele nel 1781 trattando il minerale wolframite e fu chiamato “pietra pesante” (tung sten, in svedese) per il suo elevato peso specifico, oltre 19 volte superiore a quello dell’acqua. Il tungsteno, chiamato anche wolframio, tanto che il suo simbolo è W, fu ottenuto come metallo dall’acido tungstico nel 1783, dai chimici spagnoli Juan José e Fausto Delhuyar.

Il tungsteno, con peso atomico 184, ha quattro principali isotopi stabili con 108, 109, 110 e 112 neutroni, oltre a 74 protoni. Come metallo duro e pesante è stato usato per la fabbricazione di proiettili penetranti; il Portogallo, principale paese produttore, durante la seconda guerra mondiale era corteggiato dai vari paesi belligeranti che cercarono di procurarsi il metallo con guerre sotterranee fra servizi segreti. Nel film Gilda (1946) con Rita Hayworth, la bisca in cui si svolge l’azione è una copertura per ex-nazisti che cercano di controllare la produzione di tungsteno.

Con il ferro il tungsteno fornisce delle leghe dure; in combinazione con il carbonio, si ottengono materiali ancora più duri del diamante, da usare negli utensile per torni e simili macchine. Il carburo di tungsteno fu inventato nel 1926 dalla società tedesca Krupp che lo chiamò Widia (dal tedesco Wie, come, e Diamant, duro come il diamante).

Il Portogallo, il principale produttore di minerali di tungsteno appena un secolo fa, occupa una posizione trascurabile fra i produttori al cui primo posto oggi si trova, come al solito, la Cina che estrae ogni anno minerali con un contenuto di oltre 50.000 tonnellate di tungsteno, quasi un monopolio rispetto ad una produzione mondiale di circa 61.000 tonnellate. Alla Cina seguono Russia, Canada, Bolivia. Data la crescente richiesta del metallo e la relativamente limitata produzione sono attive le operazioni di riciclo del tungsteno. Il tungsteno è una scusa nel titolo “Zio tungsteno” del libro di Oliver Sacks, per una corsa, in parte autobiografica dell’autore (lo “zio” del titolo era David Landau, inventore e imprenditore), nella chimica e nella sua storia. Merita di essere letto.

Giorgio Nebbia



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