È calato il sipario sulla grande kermesse dell’ambiente. Da mercoledì 5 a sabato 8 novembre, Rimini Fiera ha ospitato la 12a edizione di Ecomondo, fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. I battenti hanno aperto con l’evento di apertura, “Il Sud oltre l’emergenza: modelli tecnici, economici, comportamentali”, un incontro organizzato da Rimini Fiera in collaborazione con Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare e Conai.
Alessandra Astolfi, project manager della manifestazione ha commentato: “Le rosee aspettative della vigilia sono state ampiamente superate. Rivolta sia agli addetti ai lavori, sia al pubblico, la manifestazione ha ospitato 1.000 aziende su 70.000 metri quadrati, articolati in 13 padiglioni: la più ampia gamma di opportunità tecnologiche, sistemi, attrezzature e servizi che, partendo da una vetrina dedicata al tema centrale del recupero e riutilizzo dei rifiuti, si è allargata ad ampio raggio su tutte le tematiche ambientali e della sostenibilità, con approfondimenti dedicati ai singoli temi”.
Molto soddisfatto il prof. Luciano Morselli, coordinatore del comitato scientifico di Ecomondo, per l’attenzione e la partecipazione avuta dai numerosissimi appuntamenti proposti nei quattro giorni di a Rimini Fiera: 250 relazioni scientifiche (15% di carattere internazionale), 700 relatori e oltre 100 istituzioni rappresentate fra dipartimenti universitari, centri ricerche e istituzioni nazionali.
Al convegno di apertura, le cifre dell’emergenza fornite da Conai parlavano chiaramente di un’Italia che, nonostante l’alternarsi di vari regimi commissariali in quasi tutte le regioni del Sud, viaggia ancora a tre velocità. Un Nord generalmente virtuoso che si attesta sugli 84,3 kg di imballaggi per abitante raccolti e riciclati dal Sistema Consortile in un anno, il Centro “a macchia di leopardo” che arriva complessivamente a 48,1 kg/abitante e il Sud fanalino di coda con 27,9 kg/abitante. La media nazionale è di 59,3 kg/abitante di rifiuti di imballaggi separati. Interessante l’analisi dei costi e delle occasioni sprecate in questi anni nel meridione. In 14 anni, sommando tutti i regimi commissariali che si sono avvicendati, sono stati erogati circa 2.200 milioni di euro e ne sono stati spesi 1.880, ma in quasi nessuna delle Regioni sono stati raggiunti risultati soddisfacenti. Senza tenere conto che, se la raccolta degli imballaggi al Sud arrivasse al 15%, grazie ai corrispettivi che Conai riconosce alle amministrazioni comunali e ai costi del mancato smaltimento in discarica, queste regioni potrebbero beneficiare di 411 milioni di euro. Nel caso in cui la raccolta arrivasse al 20%, i benefici economici raggiungerebbero addirittura i 547 milioni di euro, senza contare i vantaggi in termini ambientali e le ricadute occupazionali a cui le attività di raccolta e riciclo porterebbero.
Secondo CONAI occorre superare il regime di Commissariamento, definire modelli regionali di organizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti e sviluppare gli impianti per il recupero della frazione organica. “Bisogna prima di tutto definire le singole responsabilità della gestione dei rifiuti di Regioni, Province, Comuni, ATO e Consorzi di Bacino – ha spiegato Piero Perron, presidente Conai – senza prescindere da una concreta pianificazione, che si traduca in regole e progetti da realizzare, con l’obiettivo di valorizzare al massimo i materiali riciclabili da un lato e abbattere il ricorso alla discarica dall’altro, così da consentire il raggiungimento degli obiettivi di legge. Obiettivi che non possono essere raggiunti soltanto con la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. Occorre passare anche attraverso un incremento dei conferimenti delle altre frazioni, soprattutto dell’organico. Questo è il momento per fare un salto qualitativo che permetta di allineare, nel medio periodo, i livelli di raccolta differenziata urbana delle Regioni del Sud a quelli delle aree migliori del Paese”.
Al centro dell’attenzione del convegno “I veicoli fuori uso – La svolta per il risultato” è stato l’approfondimento dell’Accordo di Programma Quadro sulla gestione dei veicoli fuori uso siglato lo scorso 8 maggio a Roma dai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e dalle associazioni che rappresentano la filiera industriale del trattamento dei veicoli a fine vita (ANFIA e UNRAE per i costruttori di autoveicoli – FEDERAICPA per i concessionari di autoveicoli – FISE-UNIRE, CAR-CNA e ADA per le aziende di demolizione – ASSOFERMET per demolizione, frantumazione e recupero/commercio di rottame – AIRA per i frantumatori di rottame metallico).
Obiettivo dei lavori era quello di dare una risposta industrialmente concreta ed in linea con i più impegnativi target di riciclaggio veicoli fissati dalla Commissione Europea al problema di 1,5 milioni di veicoli demoliti ogni anno in Italia.
Sono incoraggianti i primi dati relativi alla gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche con il nuovo sistema nazionale, presentati al Forum, presieduto dal delegato ANCI alle Politiche Ambientali Filippo Bernocchi, “Risultati, criticità e obiettivi nel sistema di gestione dei RAEE”. L’incontro è stato promosso da ANCI, ANIE, Confcommercio, Federambiente, Assoraee e organizzato da FISE Servizi in collaborazione con Rimini Fiera e Centro di Coordinamento RAEE.
Secondi i dati illustrati a Rimini dal Centro di Coordinamento RAEE, nel primo periodo di funzionamento del nuovo sistema di raccolta e smaltimento, cioè da gennaio a ottobre, il numero di Centri di Raccolta pubblici serviti dai sistemi collettivi di gestione dei RAEE ha raggiunto quota 2.703 unità. A oggi, in materia di RAEE, si stima che il 70% della popolazione italiana sia servita dal nuovo sistema, anche se con significative differenze tra le diverse aree della penisola.
Molta attenzione ad Ecomondo anche per la sezione Reclaim Expo, il primo salone italiano sulle bonifiche dei siti contaminati. Il progetto prevedeva un’ampia area espositiva, aperta ad aziende private ed enti pubblici, con in mostra le più avanzate tecnologie di bonifica dei siti contaminati, le tecniche e la strumentazione per la caratterizzazione e il monitoraggio, con un focus sulla riqualificazione industriale e urbana.
Aumentano i quantitativi di rifiuti avviati al riciclo; continuiamo ad importare dall’estero “materie prime riciclate”; il settore dei “recuperatori” conferma un ruolo strategico per lo sviluppo dell’industria nazionale, ma oggi sta già subendo i primi effetti negativi della crisi dei prezzi delle materie prime. E’ questa, in sintesi, la fotografia del comparto del recupero che emerge dallo studio annuale “L’Italia del Recupero” presentato da FISE Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) a Rimini Fiera. Il Rapporto evidenzia l’importanza del settore del riciclo, confermata dalla sua continua crescita: se negli ultimi anni la produzione industriale ha subito una contrazione dell’1,6%, le attività di recupero sono cresciute complessivamente dell’8,2%.
Da segnalare, inoltre, che Ecomondo e Key Energy sono state a zero emissioni grazie alla neutralizzazione delle emissioni di CO2 sviluppata in collaborazione con AzzeroCO2, partner tecnico – scientifico dell’evento. Le emissioni di CO2 totali che emergono dai calcoli sono pari a circa 313 tonnellate: saranno neutralizzate attraverso la piantumazione di circa 450 alberi in un’area verde d’Italia.