di Matteo Birindelli, Country Manager di Qundis in Italia
Riscaldamento globale, climate change, qualità dell’aria. Si tratta solo di alcune delle tante emergenze a livello ambientale a cui è necessario porre rimedio.
D’altronde, come è stato ribadito nel dibattito della COP28, il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre per l’umanità e Simon Stiell, Capo delle Nazioni Unite per il clima, ha avvertito che siamo sull’orlo di un precipizio sul fronte climatico. In un contesto di tale pericolo, per ottenere un effetto sull’ambiente e sul cambiamento climatico serve collaborazione tra tutti gli attori in gioco.
A livello macro, serve l’impegno delle istituzioni. La COP 28 ha affrontato tre temi cruciali per contrastare la crisi climatica: il supporto ai Paesi in via di sviluppo colpiti dal riscaldamento globale, con l’obiettivo di implementare lo strumento “Loss and Damage” per sanare i danni subiti dai Paesi più poveri a causa dei cambiamenti climatici; la riduzione delle Emissioni di Gas Serra: Il 14 novembre è stato reso pubblico il report ufficiale delle Nazioni Unite, secondo cui le emissioni mondiali di gas serra si sarebbero ridotte dal 2019 di meno del 10%. Molto lontano dall’obiettivo sperato, se pensiamo che per limitare l’aumento della temperatura globale tra 1,5 e 2°C, obiettivo dell’Accordo di Parigi, bisognerebbe ridurle tra il 30% e il 43%; la riduzione dell’uso di combustibili fossili: nonostante in molti casi abbiano presentato obiettivi di azzeramento delle proprie emissioni di gas serra, i 20 più importanti Paesi produttori di combustibili fossili hanno programmi di sviluppo della produzione di carbone, petrolio e gas del tutto incompatibili con l’Accordo di Parigi, da qui la necessità di definire una roadmap chiara per ridurre drasticamente l’utilizzo di carbone, petrolio e gas.
Ovviamente, la risposta alla crisi climatica non può dipendere esclusivamente dalle conferenze internazionali, ma attiene alle azioni dei governi, delle imprese e dei singoli cittadini.
Stiamo entrando nel vivo della stagione più fredda, quella che segna anche l’avvio nell’uso dei termosifoni. Il riscaldamento rappresenta circa il 70% del consumo energetico domestico, risulta – dunque – essenziale essere consapevoli di quanto si consuma e di quanto si può risparmiare. In un sondaggio condotto da Statista è stato chiesto agli utenti a quanto ammontassero in media i propri costi di riscaldamento. Il 32% degli intervistati non ha saputo rispondere. Un terzo degli utenti, dunque, non sa quanto spende.
Questo è grave, in quanto, per gestire al meglio i propri costi di riscaldamento è essenziale avere consapevolezza di come viene utilizzata l’energia consumata. Per questo è importante – oltre che obbligatorio – installare dei dispositivi di contabilizzazione del calore, così da poter apprendere le informazioni necessarie per modificare le proprie cattive abitudini.
Oggi l’attenzione non deve essere più rivolta solo a quanto si consuma, ma anche a come si consuma. Per questo, la necessità di adottare un sistema di monitoraggio evoluto risulta più che mai attuale. Questa è la prima operazione che permette di ottimizzare i consumi stessi. Vedere in tempo reale quanto si sta consumando può essere un incentivo a ridurre il consumo di energia, contribuendo a ridurre gli sprechi. Il solo monitoraggio di tutti i propri consumi insieme alla tempestiva informazione del consumatore fa diminuire il consumo di calore fino al 30%.