Dagli scarti dei polli un ottimo fertilizzante

Pubblicato il 21 luglio 2015

Si chiama pollina ed è uno scarto che deriva dall’allevamento del pollame, ma è anche una sostanza utile per produrre fertilizzanti attraverso un processo di decomposizione termochimica della biomassa che avviene in assenza di ossigeno. La miscela viene arricchita e trattata con principi attivi vegetali secondo un procedimento brevettato da Enea a livello europeo.

Al progetto hanno collaborato centri di ricerca nazionali fra i quali il Dipartimento Dicma dell’Università di Roma “La Sapienza” in veste di coordinatore, Astra (Agenzia per la Sperimentazione Tecnologica e la Ricerca Agroambientale di Faenza) e internazionali quali i centri spagnoli Cebas (Centro de Edafología y Biología Aplicada del Segura) e Csic e l’azienda cipriota Eniardi.

Il progetto Life+ Resafe (Innovative fertilizer from urban waste, bio-char and farm residues as substitute of chemical fertilizers) nasce per produrre fertilizzanti organici ad alta qualità e dimostrare come, tramite il loro impiego, sia possibile ridurre i costi per agricoltori, allevatori e gestori dei rifiuti urbani, l’impatto ambientale e le emissioni inquinanti, recuperando i suoli impoveriti di sostanza organica nei Paesi coinvolti (Italia, Spagna e Cipro).

I tratti distintivi del nuovo fertilizzante sono prima di tutto una quantità elevata di carbonio organico che migliora le caratteristiche di permeabilità, porosità, aerazione e capacità di trattenere l’umidità del terreno agricolo; un contenuto di azoto, fosforo e potassio a lento rilascio che permette di contenere l’inquinamento delle acque sotterranee; una ridotta salinità..

Gli effetti positivi si manifestano sia sulle colture sia sulle caratteristiche chimico-fisiche del terreno che diventa più ‘soffice’ e viene preservato nelle sue funzioni vitali di aerazione, filtrazione dell’acqua e ritenzione idrica. Il consumo di acqua si riduce fino al 30% e migliorano la capacità di conservare o ripristinare la fertilità del suolo, contrastando un fenomeno in aumento: l’impermeabilizzazione. In 10 anni l’Unione europea ha perso 275 ettari di terreno al giorno, per un totale di 1.000 km2 all’anno. Tra il 2000 e il 2006 la perdita media di terreno nell’Unione europea è aumentata del 3%, con picchi del 14% in Irlanda e Cipro e del 15% in Spagna.



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