COP21: l’appello della Chiesa di tutto il mondo alle parti negoziali
Cardinali, Patriarchi e Vescovi di tutto il mondochiedono che al COP21 si giunga all'approvazione di un accordo sul clima che sia equo, giuridicamente vincolante e generatore di un vero cambiamento
In rappresentanza delle associazioni continentali delle Conferenze episcopali nazionali, cardinali, patriarchi e vescovi hanno espresso la speranza che dai negoziati della COP21 di Parigi emerga un accordo sul clima giusto e giuridicamente vincolante. I rappresentanti hanno anche avanzato una proposta politica su dieci punti.
Nella lettera enciclica, Laudato Si’ Papa Francesco afferma che “i cambiamenti climatici costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”. I vescovi ricordano che il danno al clima e all’ambiente ha enormi ripercussioni e sottolinenano che “il problema sorto a seguito della vertiginosa accelerazione del cambiamento climatico è globale nei suoi effetti e ci sfida a ridefinire le nostre nozioni di crescita e progresso. Rappresenta una questione di stile di vita. A causa delle sue dimensioni e della sua natura globale, l’impatto del clima ci obbliga a trovare una soluzione che sia consensuale e ci invita ad una solidarietà universale, intergenerazionale ed intragenerazionale”.
Per amministrare ‘la nostra casa comune’ è necessario tener presente il degrado umano e sociale, che è conseguenza di un ambiente danneggiato. I rappresentanti della Chiesa chiedono pertanto un approccio ecologico integrale e invitano a porre al centro dell’attenzione la giustizia sociale.
Infatti mentre si lamenta il forte impatto del rapido cambiamento climatico sui livelli del mare, sui fenomeni atmosferici estremi, sul deterioramento degli ecosistemi e sulla perdita della biodiversità, la Chiesa è anche testimone di come il cambiamento climatico stia avendo effetti negative soprattutto sulle comunità ed i popoli più vulnerabili. Costruire e mantenere una casa comune sostenibile richiede una leadership politica coraggiosa e creativa. Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti e assicuri la protezione degli ecosistemi.
Cardinali, patriarchi e vescovi si uniscono a Papa Francesco nel chiedere un grande passo avanti a Parigi, per un accordo globale capace di generare un vero cambiamento sostenuto da tutti, basato su principi di solidarietà, di giustizia e di partecipazione. Ricordando che esiste una responsabilità comune, ma anche differenziata di tutte le nazioni, i rappresentanti avanzano dieci proposte politiche specifiche.
- tenere a mente non solo le dimensioni tecniche, ma soprattutto quelle etiche e morali dei cambiamenti climatici, di cui all’articolo 3 della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
- accettare che il clima e l’atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e destinati a tutti.
- adottare un accordo globale equo, generatore di un vero cambiamento e giuridicamente vincolante sulla base della nostra visione del mondo che riconosce la necessità di vivere in armonia con la natura e di garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, compresi quelli dei popoli indigeni, delle donne, dei giovani e dei lavoratori.
- limitare drasticamente l’aumento della temperatura globale e fissare un obiettivo per la completa decarbonizzazione entro la metà del secolo, al fine di proteggere le comunità che in prima linea soffrono gli impatti dei cambiamenti climatici, come quelle nelle isole del Pacifico e nelle regioni costiere.
- garantendo che la soglia della temperatura sia sancita da un accordo globale giuridicamente vincolante, con impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni ed azioni da parte di tutti i Paesi che tengano pienamente conto delle loro responsabilità comuni ma differenziate e rispettose delle loro rispettive capacità (CBDRRC), sulla base di principi di equità, responsabilità storiche e sul diritto allo sviluppo sostenibile.
- per assicurare che le riduzioni delle emissioni da parte dei governi siano in linea con l’obiettivo della decarbonizzazione, i governi devono svolgere dei riesami periodici degli impegni presi e dell’ambizione dimostrata. Affinché questi controlli vadano a buon fine, devono avere basi scientifiche, devono seguire il principio dell’equità e devono essere obbligatori.
- sviluppare nuovi modelli di sviluppo e stili di vita compatibili con il clima, affrontare la disuguaglianza e portare le persone fuori dalla povertà. Fondamentale per questo è porre fine all’era dei combustibili fossili, eliminandone gradualmente le emissioni, comprese quelle prodotte da mezzi militari, aerei e marittimi, e fornendo a tutti l’accesso affidabile e sicuro alle energie rinnovabili, a prezzi accessibili.
- garantire l’accesso delle persone all’acqua e alla terra con sistemi alimentari sostenibili e resistenti al clima, che privilegino le soluzioni in favore delle persone piuttosto che dei profitti.
- garantire, a tutti i livelli del processo decisionale, l’inclusione e la partecipazione dei più poveri, dei più vulnerabili e dei più fortemente danneggiati.
- garantire che l’accordo 2015 offra un approccio di adattamento che risponda adeguatamente ai bisogni immediati delle comunità più vulnerabili e che si basi sulle alternative locali.
- riconoscere che le esigenze di adattamento sono condizionate dal successo dell’adozione delle misure di riduzione. I responsabili del cambiamento climatico hanno l’onere di assistere i più vulnerabili nell’adattarsi e nel gestire le perdite e i danni e nel condividere la tecnologia e il know-how necessari.
- fornire roadmap chiare su come i Paesi faranno fronte all’insieme degli impegni finanziari prevedibili, coerenti ed aggiuntivi, garantendo un finanziamento equilibrato delle azioni di riduzione e delle esigenze di adattamento.
Antonella Rampichini
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