Chimica: dopo la caduta del 2001 solo una ripresa lenta quest’anno
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Non sono soddisfacenti i risultati del Panel Congiunturale Federchimica presentato ieri a Milano dal Presidente Giorgio Squinzi.
Il 2001 ha visto una netta sfasatura tra andamento dell’economia (solo in rallentamento e sostenuta dai servizi) e attività industriale (in sensibile caduta). Questo per la chimica ha voluto dire una forte flessione della domanda, anche se non c’è stata o quasi una vera recessione a livello macroeconomico.
Per la chimica europea è in atto un recupero della domanda dovuto alla ricostituzione delle scorte di materie prime, ma ci sono ancora settori clienti in difficoltà. Una crescita forte e generalizzata della domanda è ancora abbastanza lontana e, dopo il recupero tecnico in corso, l’evoluzione dei consumi chimici industriali non sarà molto dinamica.
Il recupero delle scorte permetterà alla chimica in Europa di crescere più della media degli altri settori, ma in ogni caso troppo poco dopo un anno di recessione.
Per quanto riguarda la chimica italiana la produzione dovrebbe crescere non più del 2%: un risultato comunque insoddisfacente dopo il calo del 2001 (-1,2%).
Chimica di base e plastiche recupereranno solo parzialmente il terreno perso nel 2001, mentre fibre e vernici subiranno il permanere della crisi di importanti settori clienti. Dagli altri settori segnali positivi, specie dalla chimica per il consumo.
Le previsioni macroeconomiche per il 2003 fanno pensare che la chimica possa avvantaggiarsi di una ripresa della domanda più generalizzata tra aree geografiche e tra settori di sbocco. Sia la chimica europea che quella italiana possono pensare a uno sviluppo produttivo nel 2003 più soddisfacente (+3,5%).
Giorgio Squinzi ha voluto confutare uno stereotipo: che la chimica italiana sia morta. L’attività delle imprese estere, che producono in Italia, è in crescita e il 50% della chimica italiana è nelle mani di piccole e medie dinamiche imprese.
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