APRILE 2013
manutenzione, portando ad un declino degli investimenti
nelle aree non cruciali per il funzionamento degli impianti.
Sfortunatamente, tra queste ci sono anche le soluzioni di
sicurezza, che molti utenti fi nali ancora vedono come non
critiche. Nei paesi in via di sviluppo, la debole applicazione delle
normativefrenagliinvestimenti,ilcheportaavenditeinferioriea
uno sviluppo più lento della tecnologia.
Cambiare percezione è di vitale
importanza per la penetrazione del
mercato. Gli utenti finali devono
rendersi conto del fatto che un ambiente
di lavoro sicuro non rappresenta un
miglioramento facoltativo del processo
produttivo, ma una necessità ed un
dovere verso i propri dipendenti.
“Per aumentare l’adozione, i fornitori
devono far conoscere ai potenziali
clienti la gamma completa di benefici
in termini di sicurezza offerti dalle
innovazioni dei dispositivi di rete per
impianti industriali e dei sistemi di
controllo” conclude Mazurek. “Per
ottimizzare l’investimento, gli utenti fi nali dovranno saper
valutare il rischio di infortuni e optare per soluzioni rivolte ai
propri bisogni specifici.”
CRESCE ANCHE IN EUROPA
Quello della sicurezza è un problema che ha affrontato anche
la Commissione Europea che ha recentemente presentato
al Parlamento una relazione che conferma quanto emerge
dall’analisi di Frost & Sullivan: quello della sicurezza è un
settore che gode di buona salute anche all’interno dell’UE, e con
notevoli potenzialità di crescita e di occupazione. Negli ultimi
dieci anni a livello globale è cresciuto di quasi dieci volte: le
sue dimensioni sono passate da circa 10 miliardi di euro a circa
100 miliardi di euro nel 2011. Numerosi studi mostrano che il
mercato della sicurezza, sia nell’UE che nel mondo, continuerà
a crescere a una velocità superiore a quella media del PIL. A
fronte delle notevoli potenzialità di crescita di questo mercato,
la Commissione Europea ha posto l’industria della sicurezza
tra gli elementi essenziali dell’iniziativa faro Europa 2020 ‘Una
politica industriale integrata per l’era
della globalizzazione - Riconoscere
il ruolo centrale di concorrenzialità
e sostenibilità’, con la quale è stata
annunciata la presentazione di
un’iniziativa specifi ca riguardante una
strategia per l’industria della sicurezza.
Un piano d’azione è stato presentato
al Parmanento Europeo. L’obiettivo
generale è quello di rafforzare la
crescita e aumentare l’occupazione
nell’industria della sicurezza dell’UE.
Grazie al loro livello di sviluppo
tecnologico, molte aziende dell’UE
sono ancora fra i leader mondiali nella maggior parte dei
segmenti del settore della sicurezza. Gli sviluppi recenti e
le previsioni di mercato indicano tuttavia che nel corso dei
prossimi anni le quote di mercato delle aziende europee sui
mercati mondiali sono destinate a una contrazione costante.
Ricerche indipendenti e previsioni dell’industria del settore
preconizzano che se non verranno prese iniziative per
potenziare la competitività dell’industria della sicurezza dell’UE
l’attuale quota di mercato delle aziende dell’UE operanti in
questo settore potrebbe diminuire di un quinto, scendendo dal
25% circa del mercato mondiale nel 2010 al 20% nel 2020.
UN MARCHIO UE PER LA SICUREZZA
Le aziende statunitensi leader del mercato sono tuttora le
più all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, e inoltre
beneficiano anche di un quadro normativo armonizzato e di
un mercato interno forte; grazie a ciò esse dispongono non
solo di una base rassicurante ma anche del vantaggio di un
‘marchio’ statunitense chiaramente
riconosciuto e identificabile, che le ha
molto favorite rispetto alle aziende
dell’UE in termini di concorrenza
internazionale.
La mancanza di un analogo ‘marchio
UE’ è particolarmente grave se si
considera che i mercati fondamentali
per le tecnologie della sicurezza in
futuro non saranno quelli europei ma
quelli dei paesi emergenti di Asia,
Sudamerica e Medio Oriente.
I paesi asiatici stanno colmando
sempre più in fretta il divario
tecnologico che li separa dalle aziende
dell’UE. In assenza di un vantaggio
tecnologico, queste ultime dovranno far fronte a una
concorrenza agguerrita, se si tiene conto tra l’altro del loro
svantaggio in termini di costi di produzione.
TUTTI I PROBLEMI
A grandi linee, l’industria della sicurezza dell’UE può
essere suddivisa nei seguenti settori: sicurezza aerea;
sicurezza marittima; sicurezza delle frontiere; protezione
delle infrastrutture critiche; intelligence antiterroristica
(comprese sicurezza cibernetica e comunicazioni); gestione
delle crisi/protezione civile; protezione della sicurezza
materiale;indumenti protettivi. Il problema principale è la
notevole frammentazione (ad esempio la mancanza di norme
e procedure di certificazione armonizzate) del mercato della
sicurezza dell’UE. Strategie divergenti hanno in effetti portato
alla creazione di almeno 27 mercati della sicurezza diversi,
ognuno dei quali suddiviso in un elevato numero di settori.
Ciò crea non solo una situazione unica sotto il profilo del
mercato interno, ma produce anche un effetto fortemente
negativo sia dal lato dell’offerta
(industria) che da quello della
domanda (acquirenti pubblici e
privati di tecnologie della sicurezza),
determinando
gravi
ostacoli
all’ingresso sul mercato e rendendo
molto diffi cile, se non impossibile,
la realizzazione di vere economie di
scala. Un’ulteriore conseguenza è la
mancanza di concorrenza tra i fornitori
e un uso non ottimale del denaro
pubblico.
L’obiettivo della Commissione è
dunque quello di fornire a tale
industria un solido punto di partenza così da consentirle
l’espansione su quei mercati nuovi ed emergenti che saranno
verosimilmente interessati da una forte crescita per quanto
riguarda i prodotti della sicurezza.
Tale crescita, sia fuori che all’interno dell’UE, deve andare di
pari passo con il potenziamento delle misure volte a integrare
meglio la dimensione sociale nelle attività dell’industria della
sicurezza. La tutela della vita privata fin dalla progettazione e
il rispetto dei diritti fondamentali devono essere considerati
un aspetto chiave da integrare in tutte le tecnologie della
sicurezza dell’UE.
Speciale
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