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n.8 novembre 2012
GESTIONE
SUOLO
Foto a fianco. Val Basento
(
Basilicata):
sito industriale
Foto sotto: in alto Gela:
sito industriale
In basso . Caserta: discarica
la definizione di ‘sito inquinato’
con due nuove figure: il sito
‘
potenzialmente contaminato’ e il
sito effettivamente ‘contaminato’.
L’attribuzione delle qualifiche, da
cui derivano specifici obblighi e
trovano applicazione differenti
procedure, dipende da due
livelli distinti di contaminazione:
le Concentrazioni Soglia di
Contaminazione (CSC) e le
Concentrazioni Soglia di Rischio
(
CSR). La prima rappresenta solo
una soglia di allarme, superata la
quale, il responsabile è obbligato
a porre in essere tutte le misure
di prevenzione e quelle di messa
in sicurezza d’emergenza
necessarie, dandone immediata
notizia (del superamento
delle CSC e degli interventi
urgenti attuati) al comune
e alla provincia competenti.
Entro i successivi trenta giorni,
lo stesso responsabile deve
presentare alla regione il piano
di caratterizzazione e, sulla base
delle risultanze ed entro sei mesi
dalla sua approvazione, è tenuto
a presentare, ancora alla regione,
i risultati di un’analisi del rischio
sanitario del sito. Con tale analisi
del rischio si determinano le CSR
specifiche per quel sito, al di
sopra delle quali la presenza di
contaminanti è pericolosa per la
salute dell’uomo e per l’ambiente.
Specifica riflessione meritano i
SIN dove sono concentrate le
aree a maggior rischio ambientale
e, per lo più, già compromesse. In
Italia si valuta che gli interventi di
bonifica dei 57 SIN (anagrafe dei
SIN al 2006) possa avere un costo
di circa 2-3 miliardi di euro, ma
oltre al costo anche la complessità
degli interventi, i progetti di
recupero, la riqualificazione
urbana, hanno determinato che
attualmente solo il 10 % dei SIN
sono stati bonificati e recuperati.
Si pensi che solo la bonifica
del fiume Sarno è costata 500
milioni di euro in circa 15 anni di
attività e ne sono stati stanziati
altri 250 milioni in questi ultimi
anni senza vederne la fine. Inoltre
l’obiettivo del raggiungimento
della concentrazione dei valori
soglia CSC per molte aree SIN
negli interventi di bonifica è
praticamente e tecnicamente
irraggiungibile per i proprietari
del sito ed in molti casi i siti
contaminati, anche se sottoposti
a bonifica, sono ancora recintati
e chiusi come l’area della ex
Italsider di Bagnoli.
Necessità di una conoscenza
rapida e approfondita dei siti
contaminati
I progetti di recupero e bonifica
delle aree industriali dismesse
sono spesso ardui e complessi e
comportano un approccio multi
disciplinare, con la necessità
di integrare aspetti scientifici,
tecnologici, economici, sociologici,
legislativi e politici includendo
la gestione dei siti contaminati
in una più generale struttura
organizzativa. Per ridurre i tempi
di intervento ed i relativi costi
sarebbe necessario un approccio
pratico della conoscenza del
sito contaminato per orientare i
successivi passi nelle procedure
di bonifica.
Uno dei compiti più importanti
connesso al recupero dei siti
inquinati, con particolare riguardo
a quelli ubicati nelle aree urbane,
come i siti industriali dismessi,
consiste nel sensibilizzare e
coinvolgere gli Amministratori
fornendo informazioni importanti in
una forma facilmente utilizzabile.
La difficoltà di caratterizzare un
sito contaminato deriva dal fatto
che le aree inquinate nel suolo
presentano una elevata variabilità
e sono spesso distribuite in
modo eterogeneo, in relazione
alle vie di dispersione (per
esempio: diffusione, percolazione,
interramento ecc.).
Pertanto un approccio pratico
può consentire in modo veloce di
identificare il tipo di inquinante e la
sua distribuzione spaziale. Il primo
passo consiste nell’acquisire