Pagina 18 - Energie & Ambiente n. 7

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ATTUALITÀ
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n.7 settembre 2012
La ricostruzione dopo
un disastro naturale è
un tema quanto mai at-
tuale in un paese vulnerabile dal
punto di vista infrastrutturale come
l’Italia. MWH, società multinazio-
nale di ingegneria e consulenza
nell’ambito di energia, acqua e
infrastrutture, ha accumulato ne-
gli anni una lunga esperienza nel
campo della gestione del rischio
e della ricostruzione a seguito di
disastri ambientali di varia natura.
Più recentemente, MWH è interve-
nuta in occasione del terremoto di
Christchurch, seconda città della
Nuova Zelanda, colpita il 22 feb-
braio 2011 da un sisma di magnitu-
do 7,1. Un disastro ambientale che
ha messo in ginocchio la città, pro-
vocando circa 200 morti e 1.500
feriti, ma che ha rappresentato an-
che un’opportunità per ripensare
da zero il proprio assetto urbano.
Dopo la gestione dell’emergenza
iniziale, si è passati alla defini-
zione di una strategia urbanistica
a lungo termine, maggiormente
attenta allo sviluppo sostenibile,
piuttosto che alla mera speculazio-
ne edilizia. Gli esperti di pianifica-
zione urbana MWH hanno collabo-
rato con il governo per individuare
la prassi migliore per garantire la
ricostruzione di una Christchurch
più sicura e preparata verso futuri
disastri ambientali.
Il centro di Christchurch, che prima
del terremoto non era sufficiente-
mente vitale, è stato ripensato del
tutto cogliendo l’occasione della
demolizione dei grattacieli danneg-
giati, con l’idea di andare ad au-
mentare gli spazi aperti. Oltre alla
costruzione di strutture residenzia-
li a basso impatto ambientale si è
posto l’interrogativo di ricostruire
in posizione centrale anche altre
infrastrutture civili come l’ospedale
e la rete idrica, che ha subito dei
danni enormi e che, pagando le
conseguenze della sua centraliz-
zazione, ha portato disagi in tutte
le aree.
Sollecitati dallo studio della New
Zealand Structural Engineering
Society, che ha previsto che l’in-
tera regione del Canterbury possa
essere soggetta a un pericolo di
crescente sismicità, è stata ap-
provata una legge speciale deno-
minata “Canterbury Earthquake
Recovery act” che conferisce suffi-
cienti poteri di azione al Canterbu-
ry Earthquake Authority (Cera) per
la realizzazione di tutte le azioni
necessarie per la ricostruzione.
Oggi, il Cera ha il compito di svi-
luppare una strategia di recupero
generale e a lungo termine per la
ricostruzione di una Christchurch
più ampia.
È importante avere una visione più
ampia e rigorosa dei rischi geofisici
che corre la città di Christchurch. Il
terremoto ha rivelato, ad esempio,
il forte dissesto idrogeologico ver-
so valle. Il mutamento climatico,
inoltre, comporterà l’aumento del-
le esondazioni a seguito di eventi
che si prevede saranno sempre
più intensi. E anche le inondazioni
marine rappresentano un pericolo
a seguito dell’aumento del livello
del mare.
Sono tutti elementi che non posso-
no essere ignorati da chi si occupa
di pianificazione urbana, in Nuova
Zelanda, come in Italia.
Il libro blu dello spreco
in Italia: l’acqua
Ogni giorno utilizziamo grandi quantità di acqua
per bere, cucinare e lavare, ma quella che
impieghiamo, in modo indiretto, per produrre
il cibo di cui ci nutriamo è molta di più. Andrea Segrè e Luca
Falasconi nel loro nuovo libro pubblicato da Edizioni Ambiente
(208 pagine, 14,00 euro) ci informano che dietro ai pasti che
consumiamo quotidianamente ci sono enormi quantità di
acqua: circa 3.600 litri per un’alimentazione a base di carne e
2.300 litri per una dieta vegetariana.
Fino a quando il cibo che produciamo serve per sfamarci,
tutto - o quasi - può trovare una giustificazione, ma possiamo
dire la stessa cosa quando
utilizziamo acqua per
produrre cibo che, per
mere ragioni commerciali,
non raggiungerà mai la
nostra tavola? Buttare via
200 grammi di carne rossa
equivale a sprecare 3.000
litri di acqua che sono stati
impiegati principalmente
per nutrire l’animale; gettare
una tazzina di caffè è come
buttare in pattumiera 140 litri
di acqua. Un vero spreco nello spreco.
L’agricoltura è infatti a livello mondiale il principale
consumatore di acqua e responsabile della scarsità idrica
che interessa porzioni sempre più ampie del pianeta. Nei
prossimi anni molti paesi dovranno aumentare la produzione
di cibo ma allo stesso tempo dovranno far fronte alla minor
disponibilità delle risorse idriche causata sia dall’aumento
della popolazione sia dai consumi legati a stili di vita sempre
più ‘spreconi’ di acqua.
Le soluzioni proposte dal libro vanno da una maggiore
efficienza nell’uso dell’acqua per l’irrigazione a una maggior
attenzione alla dieta e ai consumi. Lavorare sull’equilibrio della
dieta e sul cambiamento delle abitudini alimentari può incidere
sui consumi d’acqua e sulla pressione sulle risorse idriche del
pianeta in modo più significativo di quanto non sia possibile
fare attraverso un uso attento dell’acqua per gli usi domestici.
Il saggio, curato assieme a Last Minute Market e realizzato
nell’ambito della campagna “Un anno contro lo spreco”,
propone un’analisi documentata, dettagliata e aggiornata per
fare chiarezza e spronarci a cambiare i nostri stili di vita e di
consumo.
Dal disastro naturale
all’opportunità di rinascita