Page 96 - E&A N 6

Basic HTML Version

94
n.6 maggio 2012
talvolta mascherato da sigle difficilmente
interpretabili.
La messa al bando degli zolfanelli velenosi
Nel corso dell’Ottocento altre industrie si
erano affermate. Nel 1827 l’inglese John
Walker (1781-1859) aveva inventato i
fiammiferi fatti di un bastoncino di legno
con una capocchia di solfuro di antimonio
e di clorato di potassio; pochi anni dopo
Sansone Valobra (1799-1883) sostituì il
solfuro di antimonio con una miscela di zolfo
e fosforo bianco. Già negli anni Cinquanta e
Sessanta dell’Ottocento alcuni medici attenti
alla salute pubblica avevano denunciato la
pericolosità dell’uso del fosforo bianco nelle
fabbriche dei fiammiferi e nei fiammiferi
che arrivavano al pubblico; molte signore
per amore si avvelenavano ingerendo la
campicchia degli zolfanelli. Il fosforo bianco
avrebbe potuto essere sostituito col fosforo
rosso, molto meno pericoloso ma più costoso,
e gli imprenditori si opposero in tutti i modi
all’obbligo di usare il fosforo rosso. A livello
internazionale la convenzione di Berna del
1906 aveva stabilito che tutti i fabbricanti di
fiammiferi dovevano usare fosforo rosso, in
modo da evitare una indebita concorrenza,
ma l’Italia non attuò tale norma fino al 1924.
La produzione dei fiammiferi italiani è così
stata segnata per molti decenni da una lunga
serie di morti soprattutto fra donne e bambini
che assorbivano il fosforo bianco durante
l’immersione dei bastoncini di legno nella
miscela liquida contenente tale velenosa
sostanza.
Perché il cappellaio è matto?
In Toscana quando una persona è bizzarra
si dice che è “matto come un cappellaio”;
effettivamente la tintura in nero dei cappelli
avveniva con sali del mercurio, facilmente
assorbito dagli operai con conseguenze
neurologiche. Nonostante questi segnali e la
denuncia della sua tossicità, il mercurio ha
continuato a essere usato in varie industrie,
per il recupero di oro mediante amalgama
col mercurio, come catalizzatore nelle
sintesi chimiche, come catodo nell’industria
dell’elettrolisi del cloruro sodico grazie alla
formazione di una amalgama con il sodio. A
poco a poco l’uso del mercurio è stato vietato
o limitato in molte applicazioni; anche se
continua a essere prodotto e usato in vari
Paesi e se continua a circolare nell’ambiente.
La storia ‘eterna’ dell’amianto
Agli inizi del Novecento fece la sua comparsa
uno dei materiali miracolosi offerti dalla
natura, l’amianto, ricavato da alcune rocce
presenti in varie località. Si tratta di un gruppo
di minerali in forma di sottilissime fibre che,
una volta separate, possono essere trattate
con i processi tradizionali dell’industria
tessile; i tessuti, i filati e i feltri di amianto
sono non infiammabili, buoni isolanti termici
e acustici, e sono stati impiegati, fra l’altro
nella fabbricazione di indumenti per i vigili
del fuoco. Con successo, fino a quando si è
scoperto che quelle fibre, specialmente quelle
di crocidolite, una volta disperse nell’aria,
potevano essere assorbite attraverso la
respirazione, si fermavano nei polmoni ed
erano fonti di tumori.
La denuncia del primo caso di morte di
un’operaia di filatura dell’amianto associabile
con certezza alle pericolose fibre fu fatta nel
1924 da W.A.Cooke; le morti si moltiplicarono
nelle cave e nelle fabbriche con la diffusione
dei manufatti di amianto-cemento, resistenti,
adatti a sostituire con successo rivestimenti
e tubazioni e serbatoi di metallo, ‘eterni’,
come prometteva il nome Eternit scelto per
tali manufatti. Aumentò così la richiesta
di amianto, in Italia disponibile in una
grande cava a Balangero, in Piemonte,
e si diffusero le fabbriche di manufatti di
amianto cemento. Eterni quanto si vuole,
ma esposti a inevitabile degrado meccanico,
con liberazione di sottili fibre di amianto che
si disperdevano nell’aria. Il divieto dell’uso
dell’amianto è cominciato negli anni Settanta
del Novecento, anche se adesso si devono
fare i conti col pericoloso smaltimento di
milioni di tonnellate di manufatti contenenti
amianto.
I rischi delle auto potenti?
Ancora negli anni Trenta del Novecento
è comparso un altro veleno industriale, il
piombo tetraetile; inventato dal chimico
americano Thomas Midgley (1889-1944), si è
rivelato il migliore agente antidetonante delle
benzine e la sua diffusione ha consentito lo
sviluppo di automobili veloci e potenti, con
elevato rapporto di compressione e anche
il successo degli aerei con motori a elica. Il
piombo tetraetile si produce con un processo
pericoloso per trattamento di una lega sodio-
piombo con cloruro di etile. Il sodio metallico,
per reazione con acqua, libera l’esplosivo
idrogeno e le fabbriche di piombo tetraetile
nel mondo sono state funestate da incidenti;
non solo; coloro che maneggiano piombo
tetraetile, come gli addetti ai distributori
di benzina “piombata”, sono esposti ad
avvelenamento perché la sostanza è solubile
nei grassi e viene assorbita attraverso la
pelle e la respirazione. La denuncia dei danni
dovuti a questa e a molte altre sostanze si
deve in gran parte ad Alice Hamilton (1869-
1970), instancabile militante nella difesa dei
lavoratori.
PVC: infinite applicazioni e …pericoli
Nell’elenco delle sostanze nocive
per i lavoratori il cloruro di vinile si è
conquistato un posto rilevante, soprattutto
con la diffusione delle materie plastiche
clorurate. Il cloruro di vinile fu ottenuto dal
chimico tedesco Frans nel 1922, partendo
dall’acetilene; dopo la fine della seconda
guerra mondiale i polimeri del cloruro di vinile
si rivelarono materie plastiche di grandissimo
successo sia da sole, come PVC, cloruro di
polivinile, sia per copolimerizzazione con altre
molecole. Col PVC era possibile fabbricare di
tutto, da sottili pellicole, a rivestimenti per fili
elettrici al posto della gomma, a tubi resistenti
agli acidi, ad arredi per la casa, a contenitori
di sostanze industriali. Negli anni Settanta del
Novecento si vide però che fra gli operai a
contatto con cloruro di vinile si manifestavano
dei tumori; la sua pericolosità era comunque
stata denunciata da F. Patty già nel 1930,
ed era stata confermata da innumerevoli
ricerche successive fra cui quelle dell’italiano
Cesare Maltoni (1930-2001). Nonostante la
sua riconosciuta cancerogenicità, il cloruro di
vinile monomero peraltro continua a essere
prodotto su larga scala in tutto il mondo.
L’elenco potrebbe continuare; è certo che
tutti i dolori e le morti avrebbero potuto
essere evitati se ogni nuova sostanza
chimica immessa in commercio fosse stata
preventivamente studiata per la potenziale
tossicità, se si fosse intervenuti ogni volta
che appariva qualche segnale di pericolo.
Soprattutto se i lavoratori fossero stati
informati dei pericoli a mano a mano che si
rivelavano. Questa diffusione di conoscenze
sulle sostanze usate nei posti di lavoro, sul
loro nome e composizione e sui pericoli è
proprio il contributo che i lavoratori del mondo
si aspettano dalla procedura Reach.
IMPRONTE