Page 78 - Energie & Ambiente n. 5

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n.5 marzo 2012
Le grandi “civiltà dei fiumi”, quella
egiziana basata sull’acqua del Nilo, quella
mesopotamica basata sull’acqua del Tigri e
dell’Eufrate, sono state certamente la fucina
in cui sono state perfezionate le tecniche
prima ricordate.
Da lì, le conoscenze sono migrate nei popoli
che venivano a contatto con tali civiltà, per
cui troviamo, in tempi più recenti, un paio
di migliaia di anni fa, in epoca romana, una
tecnologia già perfezionata che ha permesso
la costruzione dei grandi acquedotti capaci di
trasportare grandi quantità di acqua a decine
e centinaia di chilometri di distanza.
Rifornimenti idrici urbani in pace
e in guerra
La soluzione dei problemi di
approvvigionamento idrico ha richiesto la
creazione di una classe di funzionari, talvolta
in forma di sacerdoti, talvolta come tecnici, e
di operai specializzati; uno dei sovrintendenti
alle acque di Roma, Sesto Giulio Frontino,
nel 97 dopo Cristo ha scritto una straordinaria
opera, “Gli acquedotti della città di Roma”,
un trattato di tecnologia che esamina i vari
aspetti del rifornimento idrico di una città
che, a quel tempo, aveva circa un milione di
abitanti i quali disponevano, attraverso molti
acquedotti, di una quantità di acqua media
pro capite dello stesso ordine di grandezza
di quella degli abitanti delle città moderne.
L’acqua non arrivava nelle case delle classi
povere, ma, in compenso, gli acquedotti
fornivano acqua ai bagni pubblici, frequentati
dalla classe agiata, alle fontane, a piscine per
spettacoli. Per la rete finale di distribuzione
venivano usati tubi di piombo.
Gli acquedotti furono costruiti dai Romani
in tutte le principali città del grande impero;
i resti di tali imponenti opere destano
meraviglia ancora oggi.
Le grandi opere pubbliche non erano
accessibili a tutti; gran parte della
popolazione del mondo antico continuava a
rifornirsi di acqua da sorgenti e pozzi, tanto
più che, per tutto il Medioevo, non ci sono
stati grandi progressi tecnici in questo campo.
Una svolta importante è stata rappresentata
dall’uso delle macchine a vapore per
sollevare l’acqua dai pozzi e dai fiumi.
L’acqua ha avuto un ruolo anche durante le
guerre; quando una città era assediata, gli
assedianti avevano cura, come prima azione
ostile, di intercettare le fonti di rifornimento
idrico; la sete prolungata avrebbe provocato
epidemie, rivolte e la resa dei nemici. Non c’è
dubbio che la costruzione di grandi cisterne
sotterranee aveva il fine di assicurare delle
riserve di acqua in vista di possibili assedi.
Un esempio è offerto dalle grandi cisterne
di Costantinopoli, costruite fra il 400 e il
600 dopo Cristo, che destano ancora oggi
meraviglia e che hanno consentito ai bizantini
di resistere a vari assedi.
Produzione di acqua dolce nelle zone aride
Col passare del tempo e con l’aumento
della popolazione mondiale e della richiesta
di acqua, sono stati dedicati molti studi
alla ricerca di metodi non convenzionali di
ottenimento di acqua dolce; fra questi il più
diffuso è quello di dissalazione dell’acqua
di mare o di acque saline. Gli impianti di
dissalazione oggi producono, ogni anno, nel
mondo, circa 20 miliardi di metri cubi di acqua
dolce dal mare.
Pur essendo una frazione modesta di acqua,
rispetto a circa un milione di miliardi di
metri cubi di acqua usati ogni anno per usi
domestici, a circa 4 milioni di miliardi di metri
cubi di acqua usati ogni anno per l’irrigazione,
l’acqua dissalata ha un ruolo importante in
molti Paesi che dispongono di abbondante
energia, come i Paesi che si trovano sul Golfo
Persico nei quali un intenso turismo è reso
possibile proprio dalla disponibilità di acqua
dissalata.
A titolo di curiosità si può ricordare un
altro sistema non convenzionale basato
sul fatto che in molte zone aride manca
l’acqua liquida, ma si ha un’elevata umidità
atmosferica; da tale umidità è possibile
far condensare una certa quantità di
acqua liquida, sfruttando la differenza di
temperatura fra il giorno e la notte, provocata
dall’irraggiamento notturno di calore dalla
superficie terrestre verso il cielo limpido.
Ci sono tracce di “fontane di umidità” usate
da comunità di agricoltori e pastori in
alcune zone desertiche, anche se è stato
finora difficile riprodurre questo sistema
di condensazione dell’umidità atmosferica
su scala apprezzabile. Forse i nostri
predecessori avevano capito alcuni fenomeni
naturali, fonti potenziali di acqua dolce, che
abbiamo dimenticato o che ci sono rimasti
sconosciuti.
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