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IMPRONTE
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n.4 novembre 2011
“Ri¿uto”, sostantivo maschile per indicare
qualcosa che è stato “ri¿utato”, cioè espulso,
gettato via, da qualcuno. La stessa de¿nizione
uf¿ciale della legge italiana ed europea
de¿nisce il ri¿uto come “qualsiasi sostanza
o oggetto di cui il detentore si dis¿, abbia
l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi”.
In realtà i ri¿uti sono “cose” che hanno
un signi¿cato ben più esteso. Una legge
ineluttabile della natura spiega che ogni
essere vivente “vive” assorbendo dei materiali
dall’ambiente circostante e trasformandoli in
altre cose che restituisce allo stesso ambiente;
noi stessi umani “compriamo”, poco conta che
si paghino in denaro o no, alimenti vegetali
e animali e acqua e gas dall’atmosfera, li
trasformiamo in energia vitale, muscolare, e
espelliamo, “ri¿utiamo”, all’esterno, sotto forma
di escrementi, o gas di respirazione, (quasi)
tutto quello che abbiamo assorbito.
I primi ri¿uti
I cicli biologici sono, per de¿nizione, “chiusi”
nei loro scambi, in entrata e in uscita, con
l’ambiente naturale. Tutto questo è andato
avanti per miliardi di anni, per milioni di anni
per quanto riguarda gli esseri umani, ¿no a
quando - un evento collocabile a una diecina
di migliaia di anni fa - qualcuno ha deciso di
smettere di raccogliere frutti e bacche e radici e
di correre dietro agli animali da catturare con la
caccia e di fermarsi. Qualcuno aveva scoperto
che alcune piante alimentari, buone, potevano
essere seminate e coltivate e che alcuni
animali erano abbastanza stupidi da lasciarsi
mettere dentro dei recinti per essere allevati. È
la transizione dalla condizione di raccoglitori-
cacciatori a quella di coltivatori-allevatori: è la
nascita dell’”uomo” moderno. Vi furono alcune
complicazioni: non tutti potevano possedere
un campo coltivabile e degli animali; alcuni
potevano ottenere il cibo soltanto vendendo
il proprio lavoro; quelli che possedevano più
campi e bestiame diventavano sacerdoti e
poi re e comandavano su tutti gli altri. I più
ricchi o benestanti o potenti ben presto non si
accontentarono più di abitare nelle capanne
e ordinarono la costruzione di case di pietra,
più solide e sicure. Per fabbricarle occorreva
portare via dai monti circostanti delle rocce
da cui ricavare blocchi da unire fra loro,
un’operazione che lasciava delle scorie di
estrazione, i primi “ri¿uti”.
Poi qualcuno scoprì che certe rocce, scaldate
col calore ottenuto bruciando la legna, si
trasformavano in oggetti che chiamarono
metalli, con cui era più facile tagliare le pietre,
macellare gli animali e anche uccidere i nemici.
Solo una parte della roccia diventava minerale,
il resto si liberava come fumi e scorie. Se ne
trovano tracce nel Sinai nelle “miniere del Re
Salomone”, dove si lavorava il rame, e nell’isola
d’Elba, dove si estraeva il ferro. Nell’isola
d’Elba gli Etruschi usavano una tecnologia
siderurgica arretrata e lasciarono delle scorie
che contenevano ancora del ferro, usate in
siderurgia nel XX secolo come materie prime
per processi siderurgici più progrediti. Un primo
esempio di riciclo dei ri¿uti.
A mano a mano che progredivano le tecniche
di fabbricazione e la quantità degli oggetti, è
andata aumentando anche la quantità di scorie
e ri¿uti; alcuni solidi, lasciati sul terreno, altri
pure, solidi, scaricati nelle acque, altri gassosi
scaricati nell’aria. Fino a quando la massa
dei ri¿uti è stata limitata ed è stata molto
grande la capacità dei corpi naturali - suolo,
acque super¿ciali e sotterranee e mari, e aria
- di ricevere e diluire le scorie, i disturbi della
produzione dei ri¿uti sono stati solo modesti e
locali.
Quando il ri¿uto è diventato un problema
Il problema si è aggravato col crescere della
dimensione e della popolazione delle città. Già
nelle città greche e nella Roma repubblicana e
imperiale lo smaltimento dei ri¿uti richiedeva la
costruzione di discariche (a Roma una di queste
è una collinetta arti¿ciale detta Testaccio, gioia
degli archeologi alla ricerca di antichi manufatti)
o di fognature: la Cloaca massima costruita
duemila anni fa a Roma è ancora utilizzata
come fognatura. All’igiene urbana erano addetti
speciali funzionari. Nelle grandi città dell’Islam
medievale erano predisposte speciali norme
igieniche per lo smaltimento dei ri¿uti solidi e
liquidi delle abitazioni e delle attività artigianali
come i macelli, particolarmente inquinanti.
L’uso del carbone, a partire dal Seicento,
Il problema dei ri¿uti nasce dalla scelta dell’uomo di divenire stanziale,
mettendo a frutto le sue capacità organizzative e innovative. La sua soluzione
dipende dalla decisione dell’uomo di vivere in un mondo più sano e pulito,
mettendo a frutto le stesse abilità.
Giorgio Nebbia
Breve storia
dei riÀuti