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n.4 novembre 2011
ne! Basti pensare all’incontrollata emissione di gas nocivi o al
drammatico fenomeno degli incendi forestali, provocati talvolta
intenzionalmente da persone mosse da interessi egoistici.
Tali devastazioni possono condurre a una reale desertificazio-
ne in non poche zone dell’America con le inevitabili conse-
guenze di fame e di miseria” [2].
Da allora, il Vaticano si è appoggiato a studiosi ed esperti di
varia natura, credenti e non, per approfondire il tema. La pre-
sa di posizione dell’attuale Papa, manifestata, tra l’altro, alla
vigilia del referendum italiano che ha voltato pagina sul nu-
cleare, appariva sostenuta dal Rapporto del Gruppo di Lavoro
incaricato dalla Pontificia Accademia delle Scienze intorno a
“Il destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”, reso
pubblico l’11 maggio 2011. Si può ricordare che la Pontificia
Accademia delle Scienze è un ente indipendente dalla S. Sede
e gode di libertà di ricerca.
Sebbene posta sotto la protezione del Pontefice regnante, or-
ganizza le proprie attività in modo autonomo.
Nel suo Statuto si legge: “La Pontificia Accademia delle Scien-
ze ha come fine di promuovere il progresso delle scienze ma-
tematiche, fisiche e naturali e lo studio dei relativi problemi
epistemologici”. Il Gruppo era composto da glaciologi, climato-
logi, fisici, chimici, alpinisti ed esperti giuridici, ed era incarica-
to di occuparsi del regresso dei ghiacciai d’alta montagna.
I co-organizzatori del Gruppo di lavoro erano L. Bengtsson,
P.J. Crutzen e V. Ramanathan.
Ne facevano parte anche gli italiani Carlo Rubbia e Sandro
Fuzzi esperto, quest’ultimo, sui processi del clima dell’Istituto
di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (CNR). Si trattava di per-
sonalità di prim’ordine, basti pensare che P.J. Crutzen ha divi-
so con Mario J. Molina e F. Sherwood Rowland il premio Nobel
per la Chimica 1995 per la scoperta del buco dell’ozono.
Dopo un’analisi articolata del problema dei cambiamenti cli-
matici sia di origine astronomica che antropica, il documento
[3] afferma con chiarezza che non è possibile un futuro so-
stenibile basato sull’uso di carbonio, petrolio e gas naturale
sia per l’esaurimento delle risorse, sia per i danni ambientali
collegati. Formula quindi tre raccomandazioni, che si possono
così riassumere:
- ridurre senza indugi le emissioni di biossido di carbonio,
usando tutti i mezzi possibili e impegnarsi su una rapida tran-
sizione alle fonti di energia rinnovabili;
- ridurre per lo meno del 50% la concentrazione di inquinanti
atmosferici che contribuiscono al riscaldamento globale (parti-
celle carboniose, metano, ozono troposferico e idrofluorocar-
buri);
- prepararsi ad adattarsi ai cambiamenti climatici, sia graduali
che improvvisi, che la società non sarà in grado di mitigare.
Se si vuole la pace e la giustizia, occorre proteggere l’habitat
che ci sostiene, perché occorre essere consapevoli che vivia-
mo tutti in una stessa casa: questa è l’esortazione principale
contenuta nel documento prodotto dal workshop che il Gruppo
ha tenuto nell’aprile 2011.
Cambiamento climatico e stili di vita
Il documento segue di qualche anno il rapporto “Cambiamento
climatico: una prospettiva cristiana. Le implicazioni del cam-
biamento climatico sugli stili di vita e sulle politiche dell’Unione
Europea”, elaborato da un altro Gruppo di lavoro istituito nel
2007 dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Eu-
ropea (Comece).
Tale Gruppo, costituito da una decina fra scienziati, politici e
personalità ecclesiali, era presieduto dal Franz Fischler, già
Commissario Europeo per l’Agricoltura, lo Sviluppo Rurale e
la Pesca.
Tra gli altri scienziati ed economisti c’erano Ottman Edenhofer,
vice-direttore dell’Istituto per la ricerca sull’impatto climatico
di Potsdam (PIK) e co-presidente del terzo Gruppo di lavoro
dell’Ipcc, il geografo irlandese John Sweeney, l’economista ita-
liano Stefano Zamagni, Jean-Pascal Van Ypersel, docente di
Climatologia e Scienze Ambientali a Lovanio e vice-presidente
dell’Ipcc.
Il rapporto fu consegnato ai vescovi durante l’assemblea ple-
naria del 12-14 novembre 2008, reso pubblico e pubblicato
in Italia da Il Regno [4], insieme al documento finale della
VI Conferenza internazionale su etica e politiche ambientali
organizzata a Padova dalla Fondazione Lanza, poche setti-
mane prima [5]. Il documento Comece, per forza di cose più
rivelante sul piano globale, contiene un’introduzione, l’analisi
dei dati scientifici, le conseguenze del cambiamento climatico
sull’ecosistema e sui cittadini, le sfide politiche, le conside-
razioni etiche sul cambiamento climatico, considerazioni sul
ruolo dell’Europa nella lotta contro il cambiamento climatico e
precise conclusioni.
Queste ultime invitano i cristiani europei a una vera e propria
conversione ecologica che significa:
- prendere le distanze dallo stile di vita predominante nei loro
Paesi, perché troppo focalizzato sul consumo e in particolare
su un consumo sproporzionato di energia;
- instaurare un rapporto responsabile con gli spazi in cui vi-
vono, cominciando da una riconsiderazione della mobilità che
implica alti consumi energetici;
Secondo i vescovi europei, la Chiesa stessa dovrebbe dare
l’esempio investendo i suoi fondi in progetti etici e sostenibi-
li, sviluppando nel contempo concetti di responsabilità sociale
d’impresa per le sue attività economiche.
L’intero documento esalta la “moderazione”, una virtù da ac-
cettare come concetto gioioso e gratificante che può portare
a una più alta qualità della vita, perché vuol dire riconoscere
che la ricchezza non è solo materiale ma anche relazionale e
spirituale. Per qualcuno potrà sembrare un’utopia, ma esiste
un’alternativa concreta a questo cambio di mentalità?
BIBLIOGRAFIA
documents/hf_jp-ii_exh_22011999_ecclesia-in-america_it.html
statement_glaciers_ita.pdf
Rapporto ai vescovi della Comece, Il Regno, 2009, 3, 106.
VI Conferenza Internazionale su etica e politiche ambientali, Il
Regno, 2009, 3, 119.