Arrivano in Italia i primi impianti per la produzione di biometano agricolo
Siglato un accordo quadro per la costruzione dei primi quattro impianti di biometano alimentati esclusivamente con reflui zootecnici, scarti e sottoprodotti di origine agricola in Italia. L’importante accordo per la realizzazione di questi primi impianti è stato siglato da BTS Biogas, azienda con più di 150 impianti realizzati in Italia, e Biogas Refinery Development (BRD), azienda con know-how all’avanguardia nel settore delle energie rinnovabili con specializzazione nel campo del Biogas/Biometano.
Michael Niederbacher – CEO di BTS Biogas – ha affermato che “Finalmente, dopo anni di attesa dovuta alle lungaggini del processo legislativo, il mercato del Biogas in Italia sta ripartendo anche sul fronte agricolo. La nostra azienda torna a costruire in Italia, dopo i successi degli impianti biogas/biometano realizzati in UK: alcuni di questi sono alimentati con la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), altri con sottoprodotti agricoli come paglia e pollina. I vantaggi sono molteplici per il settore agro-zootecnico, agroindustriale, per comuni virtuosi in termini di gestione dei rifiuti e energia pulita e naturalmente per BTS Biogas la cui vocazione agricola è sempre molto forte”
Gli impianti, che sono prevalentemente già autorizzati, sorgeranno in Veneto, Lombardia e nel Sud del Paese: essi rappresentano il punto di partenza del biometano agricolo in Italia con uno stanziamento definito da Decreto Ministeriale di circa un miliardo di Euro. Gli impianti ingegnerizzati, costruiti e messi in funzione da BTS Biogas saranno alimentati con matrici esclusivamente agricole: liquame e letame, triticale, pastazzo di agrumi, e molte altre. BTS Biogas con 130 sistemi di pre-trattamento biomassa installati (BIOacceleratore) – tecnologia necessaria per l’utilizzo di sottoprodotti e scarti agricoli come paglie, stocchi di mais, ecc. senza l’utilizzo di insilati di primo raccolto (no food)- può contare su una grande esperienza nella lavorazione delle matrici organiche che alimentano gli impianti di digestione anaerobica (biogas) e questo sarà fondamentale nell’era entrante del biogas da sottoprodotti, scarti e rifiuti organici. In particolare BTS ha sviluppato sistemi per lo sfibramento della paglia (acquaEXTRUSION/fibreCRACK) che consentiranno di valorizzarne le enormi quantità disponibili e che ora risultano essere ancora un problema.
Michael Niederbacher: “Il know-how tecnico, agronomico e biologico di BTS Biogas continuerà a dare un grande supporto al settore agricolo, fornendo soluzioni altamente efficienti dal punto di vista agronomico, logistico ed economico. Sono ormai consolidate anche le tecnologie per il post-trattamento del materiale di risulta degli impianti, il cosiddetto digestato: BTS ha infatti sviluppato e realizzato con successo molti sistemi per l’essiccazione (BIOdry), per la pellettizzazione (BIOpellett) e per il compostaggio (BIOcompost) del digestato in uscita. Questi prodotti rappresentano preziosi fertilizzanti organici rinnovabili che possono sostituire con grande efficienza quelli fossili che ad oggi sono ancora prevalentemente utilizzati in agricoltura.
L’accordo siglato segna quindi la vera partenza verso il “Biogas fatto bene” ove scompare il concetto di rifiuto per lasciar posto a tutte le opportunità tecniche e biologiche in grado di valorizzare l’enorme potenziale di scarti organici agricoli disponibili in Italia.
“La nostra azienda utilizza da cinque anni una flotta di veicoli alimentati a metano e tra poco biometano: siamo certi, e con noi le grandi aziende Automotive come FCA Fiat in prima linea e Volkswagen/Audi, che il futuro dell’autotrazione e dei combustibili rinnovabili sia il biometano agricolo e industriale. Stiamo veramente entrando una nuova era caratterizzata dal massimo utilizzo delle energie da fonti rinnovabili e da una sempre minore quantità di emissioni climalteranti. Un’autovettura alimentata a biometano agricolo emette meno di 5g di CO2 al chilometro rispetto ad altre tecnologie che emettono oltre 130g al chilometro. Alimentando un impianto esclusivamente con reflui zootecnici o con la frazione organica del residuo solido urbano (umido) le emissioni potrebbero essere negative poiché un impianto di biometano elimina le fuoriuscite di gas ad effetto serra dalle discariche o durante lo spandimento dei reflui sui campi agricoli. Le emissioni di CO e NOx si riducono di oltre il 95% rispetto ad una macchina alimentata a Diesel. Dopo il Dieselgate il biometano potrebbe risolvere gran parte dei problemi emersi con i motori a combustione poiché le macchine elettriche al momento non hanno ancora raggiunto uno sviluppo tale da poter risolvere efficacemente il problema. La tecnologia del biometano rappresenta una soluzione chiave immediata, soprattutto per il trasporto pesante. I quattro impianti che stiamo per realizzare produrranno in Italia 8 milioni di Kg di Biometano all’anno, che equivalgono a circa 160 milioni di chilometri percorribili da auto a biometano il che corrisponde all’alimentazione di 10.000 macchine all’anno e 12.000 tonnellate di CO2 evitata per salvaguardare il nostro bellissimo pianeta” conclude Michael Niederbacher.
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