Aree cuscinetto di venti metri limitano il flusso genico tra colture di mais contigue

Pubblicato il 3 febbraio 2006

Nella Pianura Padana il flusso genico del mais, in condizioni ottimali, scende al di sotto della soglia critica dello 0,9% a una distanza dalla fonte di polline di 17,5 metri e al di sotto dello 0,5% a 30 metri. Tra gli accorgimenti che possono essere adottati per limitare il flusso genico si sono rivelati particolarmente efficaci l’uso di zone buffer e l’uso di varietà con epoche di fioritura non coincidenti. Meno efficace l’uso di spazi aperti tra le diverse colture che risultano funzionali solo in assenza di vento o quando risultano superiori ai 30 m.

Ai fini sperimentali sono state utilizzate varietà di mais tradizionale colorato essendo vietata in Italia la sperimentazione scientifica in campo aperto con piante geneticamente modificate.

Per la sperimentazione sono state adottate varietà convenzionali omozigoti per il carattere marcatore (100% del polline presenta i geni marcatori) e che pertanto i valori trovati sono sovrastimati se riferiti a varietà eterozigoti, come nel caso di molte varietà geneticamente modificate, dove solo il 50% del polline presenta i geni marcatori.

In tema di coesistenza il mais è la coltura più rilevante nel contesto italiano perché con i suoi 1,4 milioni di ettari stimati per il 2005 occupa oltre il 10% della superficie agricola nazionale e rappresenta il 38% del valore della produzione cerealicola nazionale. Il 90% della produzione nazionale di mais da granella è concentrato nel Nord Italia.

I dati emersi dalla ricerca, che ha coinvolto circa 40 ettari distribuiti in diversi contesti della Regione Lombardia, sono in linea con analoghe sperimentazioni in campo condotte in Germania da W.E. Weber dell’Istitut für Pflanzenzüchtung und Pflanzenschutz di Halle e in Svizzera da Michael Banner dell’Istitut für Pflanzenwissenschaften di Zurigo, entrambi presenti a Cremona in occasione di Vegetalia.

I risultati della ricerca saranno messi a disposizione della comunità scientifica internazionale, delle filiere di produzione maidicole e delle associazioni professionali agricole; i disegni sperimentali e i dati elementari saranno inoltre trasmessi alle commissioni e ai comitati scientifici operanti presso il Ministero e le Regioni come contributo conoscitivo, ottenuto “in loco”, alla definizione delle linee guida per lo sviluppo di piani di coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche: tali adempimenti da parte delle Regioni sono sanciti dalla legge di convenzione 28 gennaio 2005 n° 5 recante “Disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica”.

La sperimentazione condotta in Lombardia è stata resa possibile grazie alla collaborazione di numerose organizzazioni tra cui il CRA – Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura di Bergamo, il Parco Tecnologico Padano, Hylobates Consulting, Agricola 2000, l’Associazione dei Produttori di Semi Oleosi e Cereali Lombarda (APSOCLO) – che ha messo a disposizione sette aziende agricole nelle province di Brescia, Mantova, Milano, Cremona e Lodi, situate nella parte centrale della fascia italiana del mais. L’attività di sperimentazione è stata promossa dal Cedab.