A ottobre a Terni, la bioraffineria è diventata realtà: accordo tra Novamont e Coldiretti

Pubblicato il 15 novembre 2006

Un nuovo modello di sviluppo industriale sostenibile in grado di contribuire al rilancio dell’economia italiana, di coniugare la crescente domanda di qualità ambientale con la competitività di impresa e di fornire risposte concrete alle problematiche delle risorse petrolifere: la bioraffineria Novamont, primo esempio nel suo genere, che va a integrare a monte la filiera delle bioplastiche Mater-Bi e Origo-Bi e apre a nuove applicazioni nel campo degli intermedi chimici.

Novamont, azienda operante nel settore delle bioplastiche, ha fino a oggi investito circa 100 milioni di euro per sviluppi di ricerca e per la realizzazione degli impianti di bioplastiche. Si accinge ora a creare una vera e propria bioraffineria realizzando un nuovo insediamento produttivo integrato nel territorio in grado di utilizzare le risorse naturali di origine agricola locali.

La bioraffineria di Terni utilizzerà, oltre all’attuale amido di mais, oli vegetali. Grazie alla collaborazione tra Novamont e Coldiretti, è stata costituita una società paritetica tra Novamont e una cooperativa partecipata da 600 imprenditori agricoli locali, affinché la bioraffineria sia in grado di massimizzare la specializzazione delle colture, utilizzare a pieno gli scarti e accorciare la catena del valore. Ciò permetterà a Novamont di industrializzare le sue tecnologie e di disporre di una nuova generazione di intermedi chimici ampliando la gamma di applicazioni del Mater-Bi.

A regime, a partire da inizio 2008, si prevede che Novamont raggiungerà una capacità produttiva annua di 60.000 tonnellate di bioplastiche completamente biodegradabili, compostabili e con limitato impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita.

In Italia ci sono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo concreto dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale: attraverso il sistema della bioraffineria Novamont, destinando 800.000 ettari di terreno a colture di mais e oleaginose a fini energetici, sarebbe possibile, in linea di principio, produrre quantità di bioplastiche nell’ordine di circa 2 milioni di tonnellate, un quarto dell’intero fabbisogno nazionale di plastiche, metà dell’intera quantità di prodotti usa e getta. Un progetto quindi perfettamente compatibile con le colture alimentari e in grado di attivare un’intera filiera economica, nella logica di una competitività ambientale di sistema.

L’Italia che ha scelto un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e senza Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) ha grandi risorse da offrire e potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti (biodiesel e bioetanolo), utilizzando residui agricoli, forestali e dell’allevamento e installando pannelli solari nelle aziende agricole è possibile arrivare a coprire entro il 2010 fino al 13% del fabbisogno energetico nazionale, risparmiare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 30 milioni di tonnellate”, ha dichiarato Franco Pasquali, segretario generale di Coldiretti. In Italia Novamont ha intrapreso un percorso articolato di iniziative e progetti di bioeconomia da lungo tempo.