Sistemi di gestione ambientale

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Pubblicato il 16 gennaio 2002

Negli ultimi anni le imprese hanno avviato un processo che ha modificato significativamente il loro modo di rapportarsi all’ambiente e di considerare le risorse naturali. Oggi gli sforzi tesi a ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive tendono a non essere più percepiti come costi aggiuntivi, ma piuttosto come investimenti utili a migliorare la competitività dell’impresa sul mercato interno e, soprattutto, su quello internazionale. Alcune imprese stanno ripensando le loro modalità di produzione, stanno gradualmente adottando tecnologie meno inquinanti e considerando come da un uso razionale delle materie prime e dell’energia si possa ottenere un beneficio sia in termini di qualità della vita sia di riduzione dei costi.

Del resto la crescente sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti dei temi connessi alla sostenibilità dello sviluppo economico è sotto gli occhi di tutti: i cittadini – anche nella loro veste di soggetti economici, quindi di consumatori e di risparmiatori – chiedono alle imprese non solo di adempiere alla loro storica funzione di generare profitto e di creare occupazione ma anche di offrire il loro contributo affinché possano essere conseguiti ulteriori obiettivi di valenza sociale.

La competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali, la capacità di mantenere e incrementare la penetrazione dei prodotti, e in alcuni casi dei servizi, italiani su importanti e ricchi mercati, si gioca, quindi, sempre più spesso e in misura progressivamente più rilevante sul terreno della qualità ambientale, delle performance ecologiche dei prodotti e dei processi, della capacità di risposta alla crescente sensibilità dell’opinione pubblica e dei consumatori rispetto a questi temi.
La compatibilità ambientale, dunque, da un lato è una necessità per il sistema delle imprese, dall’altro è il risultato di scelte che anticipano i vincoli di legge, di impegni liberamente assunti che, anche sfruttando le possibilità offerte dagli strumenti volontari (ISO 14000, EMAS, marchi di qualità ecologica dei prodotti), stanno gradualmente diffondendosi1. A questo proposito è opportuno ricordare che la propagazione di comportamenti propositivi e anticipativi – basti ricordare l’autorganizzazione del sistema delle imprese su importanti temi ambientali, quali la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, con la positiva esperienza del CONAI – deve essere adeguatamente sostenuta.

Il riconoscimento dell’impegno

Le imprese che hanno scelto di ricorrere agli strumenti volontari di miglioramento delle prestazioni ambientali dei propri processi e dei propri prodotti, di dotarsi di specifici sistemi di gestione delle variabili sociali e ambientali, di definire o adottare codici di comportamento volti a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività, per citare solo alcuni dei molti esempi possibili, sono, infatti, da tempo alla ricerca di un riconoscimento del loro impegno. Un riconoscimento che deve certo venire da un lato dalla pubblica amministrazione, sia in termini di semplificazione e alleggerimento del carico burocratico gravante sulle aziende sia in termini di incentivazione dei comportamenti virtuosi, in quanto la parte pubblica è direttamente interessata a far sì che i comportamenti socialmente e ambientalmente virtuosi si moltiplichino, e dall’altro dalla comunità finanziaria, oltre che, naturalmente, dai consumatori e dai risparmiatori.

Il ruolo della pubblica amministrazione

Per quanto riguarda in specifico la pubblica amministrazione, in questi ultimi mesi si sono registrati alcuni segnali positivi in direzione del riconoscimento degli impegni volontariamente assunti dalle imprese in campo ambientale. La certificazione del sistema di gestione ambientale, ad esempio, inizia ad affermarsi come criterio di preferenza nell’assegnazione di finanziamenti agevolati e si incomincia a considerare il ruolo che la pubblica amministrazione può svolgere attraverso l’introduzione di criteri di approvvigionamento in grado di premiare la compatibilità ambientale dei prodotti. Non si può negare, invece, che molti sforzi dovrebbero ancora essere messi in campo per far conoscere all’opinione pubblica i vantaggi ambientali e sociali derivanti dall’adozione da parte delle imprese di strumenti volontari quali l’ecolabel e i sistemi di gestione ambientali. La prospettiva, infine, secondo la quale anche in Italia i mercati finanziari possano tendenzialmente assumere un ruolo di primo piano nel sostenere le scelte delle imprese socialmente e ambientalmente “proattive” è potenzialmente molto interessante, e senza dubbio risponde, al contempo, ad esigenze specifiche di questo insieme di imprese e della collettività nel complesso.

Che cosa è un sistema di gestione ambientale

Una scelta volontaria e responsabile. Una qualificata risposta alla crescente domanda di processi produttivi meno inquinanti. Un mezzo per rispondere alla domanda sociale di informazione sulle performance ecologiche delle imprese. Uno strumento per rendere meno problematica la localizzazione di un nuovo impianto o l’ampliamento di un sito produttivo esistente. Un’opzione che rende l’azienda più competitiva su mercati strategici. Un sistema di gestione ambientale è tutto questo, ma anche qualcosa di più. La necessità di governare impatti ambientali che divengono ogni giorno più complessi – si pensi all’effetto serra, alle piogge acide, piuttosto che al cosiddetto buco nell’ozono – e le sollecitazioni provenienti da un’opinione pubblica sempre più sensibile ai problemi ecologici rappresentano, senza dubbio, buoni motivi per mettere a punto un sistema organizzativo specificamente dedicato alla gestione della variabile ambientale.

Un sistema che, tra l’altro, consente di ridurre gli sprechi di materie prime ed energia, di contenere i costi di depurazione e quelli di smaltimento dei rifiuti, di limitare le possibilità che si verifichino eventi dannosi per l’ambiente e per la salute e, più in generale, che permette all’impresa di beneficiare degli effetti di miglioramento gestionale derivanti dall’aver riprogettato in chiave ambientale i processi e i prodotti.