Definite al 3rd WEEC le nuove linee guida dell’educazione ambientale

Pubblicato il 25 ottobre 2005

L’ex presidente dell’unione sovietica Michail Gorbaciev, salutando il terzo Congresso Mondiale sull’Educazione Ambientale che si è chiuso giovedì 6 ottobre a Torino, ha sottolineato il valore degli educatori: “La situazione è decisamente cambiata rispetto a quando, dodici anni fa, ho assunto la presidenza di Green Cross International per la tutela dell’ambiente. Adesso la gente è pronta a difendere l’ambiente: anche solo un singolo animale, un’aiuola. Ben differente era la situazione nel passato quando si partiva dal presupposto che le ricchezze naturali fossero infinite, ora si è sempre più consapevoli dei problemi legati all’acqua, all’aria…”.

“Vi potete ben immaginare – ha continuato Gorbaciev – quale sia la situazione di un miliardo e duecentomila persone che non hanno l’accesso all’acqua potabile. Se questa situazione peggiorerà, allora la gente sarà pronta a tutto per ottenere l’acqua, la gente comincia già a mettersi in moto per cercare di ottenere l’accesso all’acqua. È importante che tutti, anche tramite congressi come questo, a partire dai giovani, fino ai governi, siano preparati e siano a conoscenza del fatto che le risorse naturali non sono infinite. I governi, infatti, da soli, non fanno abbastanza per l’ambiente, c’è bisogno delle organizzazioni non governative e della società civile”.

Anche Mario Salomone, presidente dell’International Permanent Secretariat WEEC, ha sottolineato il fatto che l’educazione ambientale non riguarda solo una stretta cerchia di addetti ai lavori, ma influisce sulla vita di tutti. La composizione dei partecipanti al congresso rispecchia quest’impostazione: infatti, circa il 22% proviene dal mondo accademico, mentre gli altri appartengono alle associazioni, agenzie delle Nazioni Unite, amministrazioni pubbliche, istituzioni internazionali, europee o nazionali, dai mass media, dal mondo dell’economia e del lavoro (sia sindacati sia imprese), ecc.

A questo proposito, il rappresentante dei sindacati internazionali ha proposto l’educazione ambientali per tutti i lavoratori. Il modello, ha sostenuto, potrebbe essere quello delle 150 ore, cioè un piano generalizzato che possa essere adattato agli oltre 150 milioni di aderenti ai sindacati internazionali.

“Dobbiamo fare proposte concrete e scandite da regole – ha aggiunto il celebre neuropsichiatria Giovanni Bollea durante il suo intervento in assemblea –. Bisogna che la stampa pubblichi la pagina ecologica. Quel vivere ecologicamente deve essere in armonia con la psiche, con il bisogno di essere dentro e parte della natura. Il momento ecologico deve diventare una legge morale profondamente sentita nell’animo, solo così noi giungeremo a memorizzare il dato ecologico nel nostro animo e farlo diventare un’impronta di vita”.

“Educazione ambientale – continua Mario Salomone – significa cultura del cambiamento e strumenti culturali del cambiamento. Lavorare, e subito, al riassetto della Terra, dare più attenzione agli ecosistemi e alla biodiversità, dare ai 6 miliardi di persone una vita più pacifica, sicura e dignitosa, in breve: assicurare al pianeta e alle generazioni umane un futuro richiede un grande cambiamento culturale, perché non c’è problema o aspetto della nostra vita e della crisi del pianeta Terra che non metta in gioco valori, atteggiamenti, comportamenti. E culturali – e dunque educativi e formativi – sono gli strumenti del cambiamento ecologico, economico, sociale”.

Nel Terzo Congresso Mondiale dell’Educazione Ambientale è emersa una grande varietà culturale: lingue, tradizioni, situazioni storiche, religiose, economiche e sociali differenti. Cosa vuol dire educazione ambientale in ciascuno dei cinque continenti, su argomenti differenti quali i saperi tradizionali, locali o indigeni, l’arte, la mediazione dei conflitti, l’economia, la salute o l’agricoltura.

L’originalità dell’educazione ambientale nasce non solo o non tanto dalla sua apertura a un vasto arco di argomenti, si fonda sull’integrazione di elementi concettuali, etici, culturali e pedagogici “forti”. Il presupposto concettuale è la totale appartenenza degli esseri umani a un sistema complesso che per brevità chiamiamo natura: economia e società non possono sottrarsi ai limiti imposti dalla legge dell’entropia e dalla finitezza della sfera terrestre. L’imperativo etico è quello della responsabilità. La cultura si apre a una varietà di saperi, di cosmologie e di valori, per ritrovare il giusto equilibrio fra tradizione e progettazione del futuro, tra locale e globale, tra cultura “alta” e cultura materiale.

Sul piano pedagogico, l’educazione ambientale diventa il perno di un riorientamento dei sistemi educativi basato su un’ecologia e una coerenza dei contenuti, dei metodi e degli ambienti di apprendimento e su obiettivi di trasformazione delle società umane.

Portare la comprensione della complessità e dell’incertezza e favorire una buona convivenza con l’incertezza e con la complessità: questa è la grande sfida culturale dell’educazione ambientale.
Durante il Congresso sono state definite le nuove linee guida dell’educazione ambientale. Conclude Salomone augurando un arrivederci al prossimo congresso Mondiale dell’Educazione Ambientale, che si terrà a Durban, in Sud Africa, nel 2007: “Dobbiamo rafforzare gli strumenti dell’educazione, per dare un futuro alla Terra”.