In Italia la chimica mostra segni di debolezza con crescita a rischio nel 2008

Pubblicato il 15 gennaio 2008

I dati Istat disponibili non evidenziano ancora l’impatto del cambio sulle esportazioni, che inizia a emergere nell’ultimo scorcio dell’anno. In ogni caso nei primi nove mesi dell’anno esse sono cresciute del 7,1% in valore, cioè meno della media dell’industria manifatturiera (+11,0%). I prezzi elevati delle materie prime, d’altro canto, stanno aggravando il deficit commerciale in particolare per quanto concerne la chimica di base.

Alcuni comparti della chimica fine e specialistica sfruttano le opportunità della crescita mondiale. Nel 2007 vernici, adesivi e inchiostri hanno mostrato uno straordinario sviluppo delle esportazioni (+15,6% in valore nel periodo gennaio settembre). Esso è frutto della capacità di riconquistare posizioni in mercati tradizionalmente importanti, primo fra tutti la Germania; di rafforzare la propria presenza in aree estremamente dinamiche come la Russia, l’Asia e il Medio Oriente; di servire le imprese clienti italiane che hanno delocalizzato la produzione, ad esempio in Polonia.

Complessivamente nel 2007 la performance all’export della chimica è stata meno positiva rispetto all’anno precedente: si stima che le esportazioni siano cresciute del 5,7% in valore e solo dell’1,5% in volume (nel 2006 i tassi di espansione erano stati rispettivamente dell’8,5% e del 4,5%).

Il deficit commerciale è atteso ampliarsi, raggiungendo gli 11,3 miliardi di euro. È migliorato l’avanzo in vernici, adesivi e inchiostri (da 530 a 640 milioni di euro), mentre è rimasto sostanzialmente stabile quello in detergenti e cosmetici (1.245 milioni di euro). Nel 2007 il valore della produzione chimica ha sfiorato i 59 miliardi di euro. Gli addetti del settore sono 125 mila circa, in leggero calo rispetto al 2006 (-0,5%).

Il rallentamento progressivo della domanda interna e delle esportazioni, già in atto nel corso del 2007, si manifesterà a pieno nel 2008: la crescita in termini reali, in entrambi i casi, non supererà l’1,2%. La produzione chimica, di conseguenza, aumenterà solo dell’1,1%.

L’euro stabilmente vicino a 1,50 rischia di mettere in crisi numerosi settori dell’industria italiana. L’edilizia, uno tra i settore clienti più dinamici negli ultimi anni, sarà in decisa frenata se non addirittura in calo. Di conseguenza, la domanda interna di chimica è a rischio di stagnazione. Al tempo stesso l’euro forte peserà sull’export chimico, che per anni aveva consentito al settore di crescere nonostante la domanda interna molto debole.

In definitiva il 2008 si presenta per molti aspetti problematico, in particolare perchè alle tradizionali debolezze (costo dell’energia, infrastrutture e normative inefficienti) si assocerà un quadro congiunturale penalizzante sia nella domanda, sia nei costi.



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