Importanza del suolo e cambiamenti climatici

Pubblicato il 19 marzo 2009

Il suolo contiene circa il doppio del carbonio presente in atmosfera e tre volte quello trattenuto dalla vegetazione. I suoli europei sono un’enorme riserva di carbonio, visto che ne contengono circa 75 miliardi di tonnellate che, se gestiti male, possono avere gravi conseguenze. Il rapporto, una sintesi dei migliori dati disponibili sulle connessioni tra suolo e cambiamenti climatici, sottolinea la necessità di sequestrare il carbonio nei suoli. La tecnica è competitiva in termini di costi ed è già disponibile, non richiede tecnologie nuove o sperimentali e presenta un potenziale di mitigazione comparabile a quello di qualsiasi altro settore economico. In linea con la strategia tematica per la protezione del suolo (si veda IP/06/1241) e per ottenere un maggior sequestro di carbonio nel suolo occorre invertire l’attuale andamento di degrado del suolo e migliorare le pratiche di gestione.

Si stima che i suoli europei contengano da 73 a 79 miliardi di tonnellate di carbonio; di questi, quasi il 50% è sequestrato nelle torbiere di Svezia, Finlandia, Regno Unito e Irlanda. Il suolo riveste un’importanza capitale per la lotta ai cambiamenti climatici: basti pensare che una perdita minima pari allo 0,1% di carbonio emesso in atmosfera dai suoli europei equivale alle emissioni di carbonio prodotte da 100 milioni di auto in più sulle nostre strade – cioè un aumento pari a circa la metà del parco auto esistente. Viceversa, tenuto conto degli attuali prezzi del carbonio, un aumento della stessa percentuale minima del carbonio contenuto nei suoli sarebbe valutabile in 200 milioni di euro.

L’utilizzo del terreno incide sulle riserve di carbonio del suolo. La maggior parte dei suoli in Europa accumula carbonio: i suoli delle aree adibite a pascoli e foreste rappresentano dei pozzi di assorbimento perché sequestrano fino a 100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno, mentre i suoli dei terreni seminativi sono degli emettitori netti, nel senso che rilasciano in atmosfera tra 10 e 40 milioni di tonnellate di carbonio l’anno. Ciò avviene quando i pascoli, i terreni destinati a foreste gestite o gli ecosistemi originari sono convertiti in seminativi; il processo di rilascio si inverte lentamente quando i seminativi sono nuovamente riconvertiti e tornano alla situazione di partenza.

Con l’aumentare della popolazione mondiale aumenteranno anche le superfici di pascoli e foreste che saranno convertite in seminativi e i suoli che adesso assorbono il carbonio diventeranno emettitori netti. Per impedire le perdite di carbonio del suolo a livello mondiale sarebbe necessario arrestare queste conversioni dei terreni, ma una strategia di questo tipo rischia di essere in conflitto con il crescente fabbisogno di cibo del pianeta.

Il rapporto evidenzia l’importanza di tutelare i suoli ad alto contenuto di carbonio. Quelle che un tempo erano torbiere che si estendevano su una superficie di circa 310 000 km2 (corrispondente a metà della Francia) sono ora diventate terreni agricoli o silvicoli, aree urbane o sono state erose. Più della metà delle rimanenti aree è in via di prosciugamento e ciò potrebbe comportare il rilascio di oltre 30 milioni di tonnellate di carbonio l’anno (cioè le emissioni di 40 milioni di automobili in più) calcolando solo le attività agricole. La soluzione più realistica per mantenere e migliorare le riserve di carbonio dei suoli, per lo più concentrate nell’Europa settentrionale, è proteggerli.

Le pratiche di gestione del suolo hanno un notevole impatto sulle riserve del carbonio. Il rapporto descrive come sia possibile migliorarle per ridurre al minimo le perdite di carbonio, a livello di colture e di residui di colture agricole, e come garantire la protezione dei suoli contro l’acqua e le precipitazioni grazie a una copertura vegetativa permanente, a tecniche di aratura meno invasive e a un minor impiego di macchine. Tutte queste pratiche potrebbero aiutare a sequestrare tra 50 e 100 milioni di tonnellate di carbonio l’anno nei suoli europei.

L’analisi è stata inficiata dal fatto che mancassero dati a livello di Ue sul carbonio contenuto nei suoli e sulle tendenze in atto. Nel 2006 la Commissione ha presentato una proposta legislativa a difesa dei suoli europei che ha ottenuto il sostegno del Parlamento europeo, ma attualmente è bloccata in Consiglio per l’opposizione di cinque Stati membri.



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