Greenaccord: come sta cambiando il clima dal Kenya al Nepal
Dalle montagne innevate ai paesaggi del Kenya: i cambiamenti climatici si riflettono sul mondo che sta mutando il proprio aspetto negli ultimi anni
Durante il recente Forum di Greenaccord, abitanti di diverse zone del pianeta hanno avuto modo di confrontare le proprie esperienze in merito all’influenza che i cambiamenti climatici hanno avuto sulla propria vita. Tremila anni fa sull’Everest c’erano allevamenti di bovini, ora ci sono i ghiacciai. Ma la velocità del cambiamento climatico è raddoppiata nell’ultimo secolo; dal 1985 è iniziato il restringimento dei ghiacciai: se il fenomeno continua così, questi scompariranno nel 2050. E se il surriscaldamento del Pianeta ha effetti più o meno visibili nei diversi ecosistemi le conseguenze potranno essere più gravi su aree particolarmente sensibili ed ecologicamente fragili come le Alpi.
Anche sul tetto del mondo le cose sembrano non andare meglio. Sono aumentati i giorni di caldo con l’effetto di trovare insetti ad oltre cinquemila metri di quota. La causa dell’aumento di decessi per malaria sembra essere la proliferazione di questi animali dovuta al cambiamento climatico. Nevica sempre meno e l’arretramento dei ghiacciai perenni è diventato più evidente in questa primavera, quando sono riaffiorati dal ghiaccio i corpi di alpinisti dispersi nel 1975. Se il ghiaccio si scioglie, i laghi crescono e il loro equilibrio instabile mette a rischio le popolazioni che vivono in quota.
Dalle montagne asiatiche al paesaggio del Kenya, i cambiamenti del clima hanno messo in ginocchio chi viveva prevalentemente di agricoltura ed allevamento. Il primo segnale che qualcosa è cambiato sono state le piogge, sempre meno intense e frequenti. Ora a dicembre il clima è secco. Con l’aumento delle temperature, anche in queste zone sono arrivati gli insetti, con un duplice danno: per la salute, con l’aumento della diffusione della malaria, e per le coltivazioni, dove ora sono necessari i pesticidi, che oltre a minacciare l’ambiente sono un costo che ci mette in difficoltà.
I rappresentanti dei Paesi di tutto il mondo riuniti a Copenhagen non devono più rimandare un accordo serio e vincolante per salvare il clima e risparmiare all’umanità futura le sofferenze che già oggi soffrono le popolazioni più svantaggiate. Questo l’appello conclusivo del VII Forum per la salvaguardia della natura svoltosi a Viterbo.
Il direttore generale della Fao, Jacques Diouff, pochi giorni fa a Roma, durante la conferenza sulla sicurezza alimentare, ha detto che ogni mezz’ora muoiono cinque bambini per scarsità di alimentazione e che per sfamare i nove miliardi di persone che nel 2050 abiteranno la Terra sarà necessario aumentare la produzione di cibo del 70%. E anche gli scienziati che Greenaccord ha riunito al Forum sono d’accordo nel sostenere che tra le conseguenze dei cambiamenti climatici ci sarà il calo della produzione alimentare.
Negli ultimi anni i cambiamenti stanno procedendo molto più velocemente di quanto previsto dagli esperti dell’Onu eppure, a quanto pare, a Copenhagen non si arriverà ancora ad un accordo definitivo, nonostante sia ormai chiaro e documentato che gli investimenti in tecnologie pulite, cioè efficienza energetica e fonti rinnovabili, rappresentano un potente strumento per uscire dalla crisi economica.
Se è vero che i politici sono poco disponibili a prevedere investimenti i cui benefici si manifesteranno in un arco di tempo pluridecennale e quindi molto più lungo dei loro mandati solo un’opinione pubblica bene informata può esercitare una pressione sulla politica tale da spingerla a prendere i provvedimenti necessari. Questo investe di nuova responsabilità l’impegno del giornalismo.
L’appello di Viterbo sarà consegnato al presidente dell’Ipcc, il Panel Internazionale sui cambiamenti climatici, Rajendra Pachauri, il 3 dicembre a Bruxelles. Si è parlato della folle illusione di una crescita illimitata di cui si alimenta il sistema, della necessità di nuove forme di democrazia partecipata, della necessità che i politici, per le questioni che riguardano le generazioni future, le crisi ecologiche globali, le grandi scelte di fondo consultino direttamente la società civile.
Argomento del prossimo Forum Internazionale per la salvaguardia della natura, in programma nel 2010, saranno i confini entro i quali l’azione dell’uomo potrà produrre benessere e prosperità per le nuove generazioni; si parlerà non solo dei confini fisici e biologici della biosfera, ma anche delle implicazioni filosofiche, etiche e psicologiche con l’intento di arrivare a delineare la traccia di un nuovo modello sociale ed economico sostenibile.
Greenaccord: www.greenaccord.org
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