Metà della produttività, il doppio del carbonio

Pubblicato il 13 ottobre 2010

A meno che l’industria It non adotti nuove tecnologie a efficienza energetica entro la prossima decade, essa corre il serio rischio di essere incapace di contribuire ad accrescere l’economia globale, se i limiti sono posti sulle emissioni di carbonio. Queste le conclusioni di un’indagine di 18 mesi dagli studenti dell’Istituto per l’Infodinamica sostenibile e applicata (Isaid) di Singapore e dell’Istituto Baker per le politiche pubbliche della Rice University di Houston.

Di fronte alle preoccupazioni a livello globale per l’effetto serra da emissioni di carbonio, la chiave per l’industria è trovare nuove tecnologie che diano più prestazioni per ogni chilogrammo di CO2 emesso. Fortunatamente, esistono opzioni tecnologiche fattibili e le industrie che si occupano di informazione e comunicazione hanno una solida esperienza nella ricerca e nell’adozione di nuove soluzioni tecnologiche.

Il rapporto dell’indagine ha scoperto che l’industria delle tecnologie per l’informazione e comunicazione (Ict) negli Stati Uniti sta per aumentare le sue emissioni di carbonio al doppio del tasso dei suoi contributi al prodotto interno lordo durante il prossimo decennio.

Negli Stati Uniti nel 2009, il rendimento economico dell’industria Ict per chilogrammo di CO2 emessa era di circa 2,83 dollari e, in uno scenario di economia tradizionale, questo rendimento scenderà a circa 1,06 dollari per chilogrammo di CO2 entro il 2020. Basata su questi numeri, l’industria è destinata scontrarsi contro un muro, se i limiti sono posti sulle emissioni di CO2.

Il rapporto ha incluso una scrupolosa analisi sia delle emissioni di carbonio sia del valore del prodotto interno lordo, in base ai dati che sono forniti ogni anno dall’industria Ict, e ha anche reso disponibile una nuova misura, il quoziente di sostenibilità dell’innovazione, che esprime la quantità di dollari resi al Pil dall’industria Ict per ogni chilogrammo di anidride carbonica che essa produce.

Il gruppo di ricerca ha determinato il numero di svariati dispositivi in uso attualmente, a quanto ammonta l’energia che essi consumano e come è probabile che il consumo sia un effetto della prevista crescita della domanda. Poiché i dispositivi IT non emettono CO2, ma usano l’energia che deriva per la maggior parte dalla combustione del carbone o dal gas naturale, gli autori hanno fatto calcoli sul possibile effetto di tecnologie per la produzione di energia elettrica più pulite ed efficienti che saranno sviluppate nel prossimo decennio.

In aggiunta ai prodotti come pc e portatili, gli autori hanno studiato dispositivi di comunicazione come smart phone, e hanno considerato l’impatto delle console dei videogame - uno dei segmenti in maggior crescita sul mercato. Le apparecchiature network per le telecomunicazioni e i provider wireless non sono stati presi in considerazione nell’indagine, mentre le banche dati sì, in seguito a precedenti studi che avevano osservato il loro consumo di energia in dettaglio significativo.

Rice University di Houston: www.rice.edu



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