La nuova era dei Raee

Pubblicato il 20 ottobre 2014

Il tema della raccolta e del recupero dei Raee interessa una filiera lunga e complessa, dove operano molteplici attori, ciascuno con proprie peculiarità e problematiche. A fronte dell’emanazione del DLgs. 49/2014 – che introduce importanti novità normative in materia – le criticità e i nodi da sciogliere sono ancora tanti: tra questi, lo scottante problema dei Raee dispersi che rende lontano il raggiungimento degli obiettivi di raccolta imposti dalla legge, la disomogeneità nella concessione delle autorizzazioni per gli impianti di trattamento, il difficile tema del riutilizzo e la logistica da ottimizzare.

Di questi e altri argomenti si è parlato ampiamente durante il convegno “La nuova era dei Raee” organizzato da Paola Gallas Networking nell’ambito del ciclo di convegni Technical Consumer Goods. All’evento, che ha avuto luogo a Milano, presso l’Hotel Enterprise, hanno partecipato rappresentanti di consorzi, associazioni, aziende che hanno portato all’attenzione della folta platea di addetti ai lavori lo stato attuale delle cose, proponendo soluzioni, idee, progetti innovativi che vadano nella direzione della piena attuazione della normativa e dell’effettiva ottimizzazione di tutti i processi che interessano la filiera dei Raee.

L’evento è stato realizzato grazie al sostegno dei consorzi Ecodom, RAEcycle ed Esa Gestione Raee e alla mediapartnership con le testate AE – Apparecchi Elettrodomestici e Bianco & Bruno.

Il primo intervento in agenda è stato quello di Marco Sala, operations manager Ecodom, che ha illustrato nel dettaglio il progetto Weeelabex, nato con l’obiettivo di definire, raggiungere e mantenere nuovi standard di qualità per la raccolta, il trasporto e il trattamento dei Raee. “Il progetto ha due finalità”, ha ricordato Sala, “alzare il livello di qualità dell’intera filiera e garantire che tutti gli attori abbiano le stesse condizioni operative”. Come? Attraverso la definizione di standard di raccolta, trasporto e trattamento e con l’aiuto della Weeelabex Organization, una realtà che ha il compito di definire la modalità di applicazione delle norme e di formare gli auditor. “A oggi”, aggiunge Sala, “66 operatori di trattamento hanno iniziato la procedura Weeelabex e altri 28 ne hanno dichiarato la volontà. Di queste 66 realtà ben 24 sono italiane. Questo anche grazie al lavoro comune dei 5 sistemi collettivi che hanno unito le forze per essere più efficaci nelle procedure di auditing”.

A illustrare le novità importanti introdotte dal decreto è stato invece Mauro Galbiati, operations manager RAEcycle, che ha anche fatto il punto sullo stato attuale della raccolta Raee in Italia e sugli obiettivi da raggiungere nei prossimi cinque anni. Entro il 2019, infatti, si deve arrivare a raccogliere l’85% dei Raee generati o il 65% in peso delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato, considerata la media dei tre anni precedenti. Il percorso però non è privo di criticità. “L’immesso sul mercato nazionale risulta compreso tra 20 e 21 kg pro capite, i Raee generati sono circa il 77%, ovvero 15,4/16,2 kg pro capite, ma è necessario considerare due aspetti. Il primo è quello dei free riders, ovvero produttori e importatori che immettono apparecchiature elettroniche che non possono essere tracciate. Questi ultimi rappresentano circa il 24% dell’immesso. Il secondo problema è che solo il 23% dei Raee generati viene raccolto dal sistema, mentre il 77% passa da canali informali o viene disperso. L’obiettivo è quindi quello di lavorare su due fronti: intercettare l’immesso dei free riders e al contempo il canale informale e il disperso per i Raee generati. Questo è possibile solo attraverso iniziative di raccolta costanti nel tempo, sviluppando una corretta informazione a tutti i livelli della filiera e creando sinergie tra gestori, distribuzione e cittadino”.

Proprio in questa direzione va il progetto Identis Weee, presentato da Mirko Regazzi per Hera. Il progetto consiste nella realizzazione di cassonetti intelligenti per il conferimento dei Raee da parte del cittadino e rappresenta un’interessante soluzione, in particolare, per il problema dei Raee di categoria R4, ovvero i piccoli elettrodomestici e i prodotti Ict, che troppo spesso restano nelle cantine o nei cassetti o finiscono nell’Rsu. “Questo sistema di raccolta ad alta tecnologia, unico in Europa, mira a sviluppare e testare nuove tecnologie ottimali per accrescere lo standard della raccolta Raee e per implementare strumenti di monitoraggio e tracciabilità dell’intero ciclo di vita dei dispositivi elettrici ed elettronici e quindi pone alla base della sua ideazione non solo l’incremento delle raccolte, ma la responsabilizzazione dell’utenza (identificazione) e la garanzia del recupero (tracciabilità). La soluzione sperimentata integra pienamente le esigenze del regime 1 contro 1 ma è egualmente idoneo a supportare l’ipotesi di 1 contro 0 previsto dal DLgs. 49/2014 senza creare alcun aggravio alla distribuzione e garantendo il controllo dell’intera fase di raccolta e avvio a recupero”.

Se il tema della raccolta è importante, altrettanto lo è quello del trasporto dei Raee, che ha bisogno di essere ottimizzato e reso più efficiente nell’ottica di migliorare gli standard di qualità dell’intera filiera. Su questo punto è intervenuto Paolo Serra, vice presidente di Reloader, associazione che si occupa proprio di creare progetti e individuare soluzioni per migliorare la logistica “che è alla base di un efficace ed efficiente recupero”. Colpiscono, infatti, i risultati delle indagini e delle simulazioni effettuate dall’associazione che dimostrano come modelli integrativi di logistica diretta e inversa possono condurre a una significativa riduzione dei tempi, dei tragitti percorsi e, conseguentemente, delle emissioni di gas serra. Ma l’attività di Reloader va anche nella direzione della diffusione della cultura del recupero: il progetto “Scuolambiente” giunto alla terza edizione e realizzato con alcune scuole romane, è proprio volto a sensibilizzare gli studenti sul tema dei Raee. “è indispensabile”, ha concluso Serra, “attivare una rete che dia origine a un processo di recupero coordinato, nel quale tutti svolgano al meglio il proprio compito, traendone, invece di un aleatorio vantaggio competitivo, un sicuro ‘vantaggio collaborativo’”.

E in questa rete un tassello importante è quello del lavoro di recupero vero e proprio che – come ha dimostrato Daniele Steccanella – può avere anche una valenza di carattere sociale oltre che economica. Parliamo del progetto Raee in Carcere, nato per promuovere l’inclusione socio-lavorativa di persone in esecuzione penale, inserendole in un processo industriale professionalizzante che consenta anche di creare per loro una solida opportunità di lavoro e favorire il reinserimento nella vita sociale e nella legalità, una volta scontata la pena. Il progetto ha al suo attivo 3 laboratori produttivi a Bologna, Ferrara e Forlì-Cesena, situati all’interno e all’esterno degli Istituti penitenziari. “I Raee trattati nei laboratori sono quelli non pericolosi”, ha spiegato Steccanella, “a uso domestico e/o professionale. Una volta separate, le diverse componenti vengono ritirate dai consorzi e inviate a impianti specializzati per la valorizzazione e il recupero delle materie prime. Le persone detenute sono occupate quotidianamente all’interno di laboratori: dopo una fase iniziale di formazione e tirocinio, i lavoratori vengono quindi assunti dalle cooperative sociali e adeguatamente retribuiti, anche con l’obiettivo di poter contribuire al mantenimento delle famiglie. Tutto ciò consente di dare vita a un’attività professionale produttiva, duratura e stabile, favorendo il superamento di logiche assistenzialistiche”.

Durante la tavola rotonda, Davide Rossi, direttore generale di Aires, ha riportato la discussione sul ruolo della distribuzione, rimarcando l’impegno dell’associazione nei confronti di queste problematiche: “La raccolta dei Raee rappresenta per le nostre imprese un impegno importante, un onere e un problema di non sempre facile gestione: come associazione, i nostri sforzi sono quelli di supportare le aziende e di convincere tutti gli operatori del settore ad intraprendere azioni concrete per adempiere alla normativa nel modo più corretto possibile”.

Interessante anche lo spunto fornito da Gabriele Cané, presidente di Assoraee, che ha sollevato un altro importante nodo, quello del sistema autorizzativo degli impianti. “Un importante elemento di convergenza tra tutte le parti in causa, che abbiamo individuato durante il processo di sviluppo della direttiva europea, è la necessità di disegnare un quadro di regole che consentano a tutti di giocare la stessa partita. In particolar modo agli impianti di trattamento, soggetti a un regime autorizzatorio che può essere molto diverso da regione a regione, se non tra le stesse province. Autorizzazioni molto diverse una dall’altra portano, per forza di cose, a una situazione competitiva squilibrata, a favore di quegli impianti che hanno meno obblighi e adempimenti. Tutta la filiera ha richiesto regole e vigilanza su questi aspetti, ma, a oggi, questo non è stato recepito nella norma ed è stato demandato a un decreto attuativo”. Si è dibattuto anche del riuso degli apparecchi, una possibilità interessante nella logica della sostenibilità, ma molto complessa. È, infatti, fondamentale poter offrire al consumatore lo stesso livello di garanzia e di sicurezza del prodotto nuovo.

La strada da fare, quindi, è molta, così come sono tante le questioni da risolvere; tuttavia sono numerosi anche i casi e gli esempi virtuosi che via via stanno nascendo. Ancora una volta, la risposta sembra essere la necessità di fare rete, tra tutti gli attori interessati, per creare sinergie, risolvere problematiche e conseguire risultati.

 

Paola Gallas Networking: http://www.paolagallas.it/networking



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