Brasile e sostenibilità agroalimentare

Pubblicato il 5 ottobre 2015

Un seminario, tenutosi a fine settembre presso il Padiglione del Brasile a Expo Milano 2015, ha esposto iniziative innovative e soluzioni sostenibili per rispondere alle sfide globali nell’ambito della sicurezza alimentare. Organizzato dall’Agenzia brasiliana di promozione delle esportazioni e degli investimenti (Apex-Brasil), l’evento ha incluuso conferenze e presentazioni di studi tecnici condotti nei settori in cui il Brasile dimostra il proprio ruolo economico e ambientale, nel rispetto di un’economia a basse emissioni di carbonio.

Il Brasile è oggi tra i principali Paesi fornitori di prodotti agro-alimentari, che contano per il 43% delle esportazioni totali del Paese. Il percorso per ottenere questi risultati si è basato su una produzione sostenibile, che rispettasse le specificità del territorio, senza compromettere l’equilibrio di flora e fauna circostanti.

Diversi fattori hanno contribuito a rendere la produzione agro-alimentare brasiliana sostenibile e allo stesso tempo competitiva a livello internazionale, tra questi sicuramente l’immensa disponibilità di risorse naturali, la diversità di clima e di prodotti e i progressi tecnologici che hanno permesso la crescita costante della produttività.

Il Brasile si estende per oltre 8,5 milioni di km2, di questi più del 60% mantengono ancora inalterata la flora originaria, che è stata preservata disponendo altri territori senza necessità di disboscamento per la produzione di cereali, carni e piantagioni. Tutto ciò anche grazie al recupero di terreni appartenenti all’ecoregione del “Cerrado”, terreni che a partire dagli anni ’70 hanno ampliato il confine agricolo del Paese.

Sole e piogge regolari, presenti nella maggior parte del territorio brasiliano, creano inoltre le condizioni ideali per la produzione di una grande varietà di prodotti, disponibili tutto l’anno.

A queste risorse presenti in natura, si affianca anche un’intensa attività di ricerca e innovazione tecnologica che consente di massimizzare la sostenibilità; l’ottimizzazione dei livelli di produzione del terreno, ad esempio, va di pari passo con la limitazione nell’uso di pesticidi chimici, preservando di conseguenza l’ambiente e garantendo alti indici di produttività. Questi alti indici sono stati ottenuti anche attraverso il trasferimento da altri settori di conoscenze e tecnologie, fondamentali nel rendere nuovamente fertili terreni un tempo inquinati e per questo improduttivi.

La maggior parte dell’agricoltura brasiliana impiega oggi la tecnica di non lavorazione, primo grande passo verso l’agricoltura sostenibile. Il Brasile è tra i principali sostenitori e utilizzatori di questo sistema, che opera in una logica naturale, dove il materiale organico che cade al suolo dalle piante si trasforma in un fertilizzante naturale completo. Nella tecnica di non lavorazione, l’uso di prodotti organici come fertilizzanti contribuisce al nutrimento del suolo, riducendo l’uso di elementi chimici e il consumo d’acqua, controllando processi erosivi e aumentando la fertilità del suolo.

La tecnica di non lavorazione integra coltivazione e allevamento: recupera zone di pascolo degradate migliorando la qualità dell’alimentazione del bestiame, permettendo una diminuzione dei tempi di macellazione e una significativa diminuzione di emissione di gas metano.

Per garantire la sostenibilità della produzione agro-alimentare brasiliana sono utilizzate anche tecniche di agricoltura organica, agricoltura di precisione, conservazione dell’acqua e del suolo. Oltre alle grandi aree a coltura estensiva, infine, esistono piccole proprietà ad altissima produttività, che utilizzano tecniche a basso impatto ambientale come l’idrocultura, molto comune per la coltivazione di ortaggi.

La produzione di energia è di primaria importanza per abilitare i processi produttivi agroalimentari. In quest’ambito, il Brasile può vantare una delle industrie maggiormente sviluppate al mondo per la produzione di energia pulita: attualmente, il 46% dell’energia brasiliana proviene da risorse rinnovabili, un valore di molto superiore rispetto alla media mondiale che è pari al 13%.

Di pari passo con la crescita dello sfruttamento di petrolio e gas naturale presente nei propri fondali marini, il Brasile ha aumentato anche gli investimenti nella costruzione di centrali idroelettriche, nell’uso della biomassa per la generazione d’energia e nella produzione di bioenergia, attraverso l’ottenimento di etanolo dalla canna da zucchero e di biodiesel.

Tra i risultati più eclatanti in questo campo ricordiamo come in Brasile il 90% dell’elettricità è generata partendo da risorse rinnovabili come l’acqua, senza contare che esiste ancora un grande potenziale idroelettrico inesplorato. Inoltre, l’utilizzo dell’etanolo come sostituto della benzina, ha evitato al Paese di rilasciare nell’atmosfera 800 milioni di tonnellate di anidride carbonica solo negli ultimi trent’anni.

Nel rispetto della vastissima biodiversità che fa del Brasile una delle principali riserve mondiali di flora e fauna, il Paese è costantemente impegnato nella preservazione della propria natura, attraverso lo sviluppo delle biotecnologie e di forme di produzione sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Aziende agricole a conduzione familiare, cooperative e associazioni di produttori, così come le tecnologie sociali di sviluppo regionale, contribuiscono al raggiungimento di questi obiettivi.

Secondo l’Ifoam (International Federation of Organic Agriculture Movements), il Brasile è il quarto maggior produttore mondiale di alimenti biologici. Le esportazioni brasiliane di questo tipo di prodotti valgono 130 milioni di dollari all’anno e comprendono soprattutto frutta, zucchero, miele, castagne e cotone. Oltre a soddisfare le richieste di mercati come l’Italia – dove il consumo di prodotti biologici è cresciuto del 17% negli ultimi 6 anni e oggi movimenta 20 miliardi di euro l’anno – questa attività supporta la sussistenza delle famiglie situate nell’entroterra del Brasile: si tratta di 6 milioni di agricoltori di aziende a conduzione familiare, e di 10.000 unità di produzione (cooperative e associazioni) sparse in tutto il Paese, che coprono un’area totale di 1,76 milioni di ettari.

Tra i principali alimenti funzionali esportati dal Brasile ci sono il miele e il propoli: l’apicoltura brasiliana è un’attività rispettosa dell’ambiente, economicamente sostenibile e socialmente corretta, che contribuisce allo sviluppo economico e sociale del Paese, e crea nuovi posti di lavoro. Centinaia di associazioni e cooperative di piccoli produttori rurali sono coinvolte in questa produzione. In Brasile le condizioni favorevoli di clima, suolo, altitudine, fioritura e genetica delle api permettono di produrre miele durante tutto l’anno, senza per questo dover penalizzare il prodotto in termini di controllo della qualità e tracciabilità della produzione.



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