Economia circolare contro la disoccupazione

Una crescita ambiziosa dell'economia circolare potrebbe ridurre la disoccupazione e dare una spinta alla bioeconomia in Italia.

Pubblicato il 4 dicembre 2015

Un nuovo pacchetto politico per lo sviluppo dell’economia circolare in Europa è stato presentato ieri. La think tank Green Alliance ha condotto uno studio riguardo al potenziale impatto sul mercato del lavoro delle politiche incluse nel pacchetto, concentrandosi su tre delle maggiori economie manifatturiere in Europa: Italia, Polonia e Germania. Lo studio mostra che, se sufficientemente ambiziose, le misure del pacchetto potrebbero ridurre il tasso di disoccupazione e creare risparmi pari a 3 miliardi di euro all’anno. Solamente all’interno di queste tre economie, lo sviluppo dell’economia circolare aiuterebbe a contrastare problemi di disoccupazione a livello regionale e professionale, ricollocando 270.000 persone nel mercato del lavoro.

L’analisi effettuata da Green Alliance individua i settori in cui i nuovi posti di lavoro, rafforzando le attività ad uso efficiente di risorse, allevierebbero gli ostacoli presenti sul mercato del lavoro locale in Italia, Polonia e Germania.

In Italia, per esempio, si anticipa, con un ampio potenziale di sviluppo della bioeconomia nell’ambito alimentare e delle biotechnologie. Attualmente le attività legate alla bioeconomia in Italia sono principalmente presenti al nord: solo il 22% degli impianti di compostaggio e combustione anaerobica sono collocati al sud e nelle isole, nonostante tali regioni costituiscano all’incirca la metà del terreno agricolo italiano.

Due terzi dei nuovi impieghi legati all’economica circolare verranno collocati nel sud e nelle isole. Questa ridistribuzione potrebbe mitigare le ineguaglianze geografiche legate alla disoccupazione. Per esempio, lo scenario medio dell’analisi evidenzia una riduzione del tasso di disoccupazione pari a 90.000 persone.

In aggiunta, lo studio individua opportunità negli altri due Paesi analizzati.

In Polonia, il potenziale di crescita è maggiore nelle industrie manifatturiere caratterizzate da impieghi a tempo indeterminato. La Polonia attualmente possiede una proporzione di lavoratori soggetti a contratti precari, o cosiddetti “spazzatura”, pari a due volte la media Europea, rendendo il prospetto di contratti a tempo indeterminato particolarmente attraente.

In Germania, Paese con il più basso tasso di disoccupazione in Europa, ci sono ampie opportunità legate alla riduzione delle ineguaglianze tra est ed ovest. Concentrandosi sullo sviluppo di servizi che permettono ai consumatori di utilizzare beni manifatturieri senza peraltro possederli, gli impieghi possono essere creati nell’est della Germania dove il tasso di disoccupazione è, rispetto all’ovest, relativamente elevato.

Dustin Benton, capo (del dipartimento/team) per l’energia e le risorse presso Green Alliance, afferma: “La nostra analisi mostra che, tramite uno sviluppo più ambizioso delle nostre industrie di riciclaggio, rimanifattura e riuso, si potrebbero ottenere dei significativi benefici sociali ed ambientali. Tali benefici possono essere riprodotti a livello Europeo tra Paesi soggetti a barriere geografiche, economiche e lavorative divergenti. Ci auguriamo che le misure proposte ieri portino ad un migliore design dei prodotti, che ripaghino i produttori impiegati nel riciclo e nella rimanifattura, e che riformino i mercati per i materiali secondari.”

Questo è il primo studio condotto da Green Alliance per Aces, la Alliance for Circular Economy Solutions. Aces è una nuova collaborazione tra aziende e think tanks impegnate nello sviluppo di un pacchetto ambizioso per l’economia circolare in Europa. È guidata da un gruppo di influenti organizzazioni inglesi, belghe, olandesi e tedesche in contatto con aziende Europee.

Nick Molho, direttore esecutivo del gruppo aziendale inglese Aldersgate Group dice: “Questo documento è l’ultimo promemoria per esporre l’irresistibile business case per una ambiziosa politica europea sull’economia circolare. Se sufficientemente ambizioso e supportato da misure concrete rivolte alla rapida crescita nell’utilizzo di materiali secondari, questo nuovo pacchetto legislativo rappresenta un’opportunità unica per rilanciare l’efficienza delle risorse, la competitività e la crescita dell’economia europea. La Commissione, il Consiglio, e il Parlamento europeo devono cogliere questa opportunità”.

Martin Hirschnitz-Garbers, socio senior presso la think tank tedesca Ecologic Institut ha affermato: “Lo sviluppo dell’economia circolare potrebbe offrire grandi benefici. Andare oltre il tradizionale mercato della gestione dei rifiuti (con benefici ambientali e salutari associati) e rinforzare il ruolo svolto dalla prevenzione dei rifiuti, dal riutilizzo e dalla rimanifattura dei prodotti o componenti, porterà a nuove ed innovative opportunità di lavoro. L’economia circolare potrebbe anche influire sulla motivazione degli impiegati, aumentando la gratificazione professionale. Dunque ci auguriamo che la rivisitazione del pacchetto sull’economia circolare si riveli sufficientemente ambizioso da realizzare tale potenziale”.

Katharina Reuter, amministratore delegato della Green Business Association tedesca, dice: “Abbiamo bisogno di target obbligatori per ridurre l’utilizzo delle risorse. Per noi è di vitale importanza la delineazione di un numero di target per il riutilizzo e riciclaggio, in particolare nel settore tessile, dell’arredamento e dell’elettronica”.

Patrick ten Brink, Istituto per la Politica Ambientale Europea (Ieep) afferma: “La transizione verso un’economia circolare permetterà di mantenere il valore delle risorse naturali e dei materiali all’interno dell’economia, minimizzando gli sprechi. Inoltre salvaguarderà le risorse, limiterà l’impatto ambientale dell’inquinamento atmosferico, e aiuterà a creare nuovi posti di lavoro tramite lo sviluppo di nuove competenze. Per esempio, le economie mondiali utilizzano 300 milioni di tonnellate di plastica all’anno, di cui 10 milioni di tonnellate vengono trasformate in rifiuti marini che pesano sul nostro ecosistema, sulle nostre coste e corsi d’acqua, sulla nostra società e su un’ampia gamma di attività economiche. Maggiore riutilizzo, riparazione, rimanifattura e riciclaggio permetteranno di mantenere il valore della plastica all’interno dell’economia e al di fuori degli oceani. Attendiamo con ansia l’imminente proposta della Commissione Europea per realizzare queste opportunità”.



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