La bioeconomia in Europa e il ruolo dell’Italia
La Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e Assobiotec hanno presentato il secondo rapporto dedicato alla bioeconomia, un settore che nel 2013 in Italia ha avuto un potenziale produttivo di 244 miliardi di euro
Lo sviluppo di un’economia che cresca rispettando l’ambiente e riducendo la dipendenza da risorse non rinnovabili, come i combustibili fossili, è un obiettivo prioritario per l’Europa e per l’Italia. Per comprendere quale sia il potenziale economico della bioeconomia, la Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e Assobiotec hanno condotto uno studio utilizzando le statistiche ufficiali sia sul valore della produzione e dell’occupazione, sia sui flussi di commercio con l’estero, presentando delle stime originali in particolare per quanto riguarda l’individuazione dei prodotti di matrice chimica potenzialmente realizzabili attraverso l’utilizzo di risorse rinnovabili, sulla base delle tecnologie attualmente esistenti.
Secondo le stime effettuate, nel 2013 la bioeconomia in Italia valeva, in termini di produzione, 244 miliardi di euro, pari al 7,9% del valore totale della produzione nazionale. In termini di occupazione si può stimare un numero di occupati rilevante, pari a quasi 1,5 milioni di persone, occupate in particolare nella filiera agro-alimentare. Sulla base delle tecnologie attualmente esistenti, le produzioni chimiche potenzialmente trasformabili in biochimiche sono poco meno del 40%.
Uno sguardo a livello globale evidenzia il peso importante dei prodotti bio-based nel commercio globale: le esportazioni di prodotti afferenti alla bioeconomia, così come da noi classificati, nel 2014 ammontavano a 2.400 miliardi di dollari circa, ovvero il 12,6% del commercio mondiale, una quota in netta espansione rispetto al 9,8% del 2007. I prodotti alimentari, con quasi 1.115 miliardi, pesano per il 46% circa sul totale delle esportazioni di prodotti della bioeconomia. La filiera agro-alimentare nel suo complesso raggiunge i due terzi del totale, seguita dai prodotti della biochimica, che pesano per il 14,5% delle esportazioni.
Lo studio condotto ha consentito di evidenziare il rilevante ruolo dei settori bio-based nel contesto produttivo e occupazionale europeo. L’Europa gioca un ruolo importante in questi settori dal punto di vista del commercio internazionale, insieme a Stati Uniti e Cina, con una quota significativa di scambi interni ai paesi dell’Unione Europea, a testimonianza dell’elevata integrazione nello spazio europeo. Le politiche a favore di questi settori possono, pertanto, presentare rilevanti ricadute anche in termini occupazionali, oltreché rappresentare un contributo significativo verso la costruzione di un sistema economico sostenibile.
Anche in Italia la bioeconomia gioca un ruolo rilevante, con significative prospettive di sviluppo nei prossimi anni, grazie alla presenza di un nucleo di soggetti nella filiera a valle della biochimica (sia nei biocarburanti che nelle altre produzioni).
Nel 2014 la produzione italiana di biocarburanti, unica voce del panorama della biochimica che può essere monitorata sulla base delle statistiche attuali, è stata pari a 483mila tonnellate, equivalenti a 359 milioni di euro. Nonostante un ruolo ancora contenuto del nostro paese nel commercio mondiale di biocarburanti, il tessuto produttivo evidenzia alcuni elementi positivi: una leadership tecnologica e una molteplicità di attori (sia grandi, che piccoli produttori), con impianti diffusi su tutto il territorio e in forte espansione, grazie sia agli avanzamenti tecnologici sia agli investimenti dedicati alla riconversione dei siti petrolchimici tradizionali. Anche nel mondo della chimica da fonti rinnovabili l’Italia può vantare un quadro normativo all’avanguardia ed esperienze positive di crescita della produzione attraverso progetti mirati e integrati nel territorio, con una forte attenzione alle modalità di approvvigionamento delle biomasse necessarie ed ai vantaggi di sistema che questi nuovi prodotti possono portare in termini di nuova occupazione, salvaguardia della biodiversità, e di risoluzione di problemi ambientali.
L’analisi dei flussi di commercio estero relativamente ai beni agricoli e alimentari evidenzia, nel nostro Paese, un livello di produzione pro-capite di biomassa limitato e inferiore a quello registrato negli altri principali paesi europei.
Dalle simulazioni effettuate emerge che per contenere la nostra dipendenza dall’estero in questo campo e valorizzare al meglio la capacità tecnologica che sta esprimendo l’Italia nell’ambito delle industrie bio-based, occorre ripensare all’approccio sulle biomasse, puntando sia a una maggiore produttività, sia ad un recupero delle superfici utilizzate, sia ad un migliore sfruttamento dei residui delle lavorazioni già esistenti, in una logica di filiera e di crescente circolarità dei sistemi produttivi. In quest’ottica sarà importante ragionare anche su politiche che prevedano l’utilizzo di prodotti bio-based in tutti quei contesti in cui è elevato il rischio di dispersione ambientale e dove la biodegradabilità rappresenta dei vantaggi globali di sistema.
Antonella Rampichini
Contenuti correlati
-
Economia circolare, Snam si affida al ricondizionamento sicuro dell’hardware di HPE
Snam ha scelto il servizio di economia circolare di Hewlett Packard Enterprise a supporto della propria strategia di sostenibilità e per garantire che l’hardware a fine vita venga, ove possibile, ricondizionato e riutilizzato, con l’obiettivo di minimizzare...
-
Gestione dei rifiuti, Waste Management Europe approda a Bologna dal 10 al 12 giugno 2025
Waste Management Europe, l’evento di riferimento a livello europeo dedicato alla gestione dei rifiuti e l’economia circolare, dopo tre edizioni di successo a Bergamo approda a BolognaFiere dal 10 al 12 giugno 2025 per continuare a crescere....
-
Start-up innovative: nuovi brevetti per soluzioni sostenibili
Una recente start-up dell’Università Iuav di Venezia, presentata all’Università di Verona in occasione del primo Demo Day del Consorzio iNest (Ecosistema dell’Innovazione del Nord-Est Interconnesso), ha ricevuto il premio per il miglior dispositivo da parte di Gellify,...
-
La tecnologia Blockchain a sostegno del riciclo: il caso di Relicyc
Relicyc, azienda improntata alla gestione del pallet a fine utilizzo ed esempio di realtà promotrice dell’economia circolare, è stata tra i primi player del settore a investire nei valori della trasparenza e della sostenibilità aderendo al programma...
-
Nuove competenza per l’Economia Circolare
La doppia transizione, digitale e green, comporta una revisione dei ruoli e delle competenze all’interno delle aziende produttive. Il criterio base della circolarità trova il supporto di alcune tecnologie che poi sono fondamentali per sostenere il processo...
-
GME Recycling realizza il primo impianto automatizzato di riciclo alluminio in Africa
GME Recycling ha annunciato la realizzazione del primo impianto italiano completamente automatizzato di riciclaggio scarti di alluminio dell’intero continente Africano, in Nigeria. La nuova struttura rappresenta un esempio di eccellenza nel campo della tecnologia, dell’innovazione, della sicurezza,...
-
Tecnologia Bausano per il recupero di scarti misti a base di PE e alluminio
La recente revisione della policy europea in materia di imballaggi apre a una decisa svolta per un packaging più sostenibile. Secondo la direttiva PPWD (Packaging and Packaging Waste Directive), entro il 2030 tutti gli imballaggi immessi nel...
-
Economia circolare, Siemens e Osai GreenTech al recupero dei metalli preziosi dai Raee
Nell’economia lineare l’estrazione, la lavorazione e lo smaltimento dei metalli preziosi comportano un consumo smisurato di risorse naturali, generano rifiuti tossici e hanno un impatto negativo sulle comunità locali. Il recupero di questi materiali dai rifiuti elettronici...
-
Economia circolare, un progetto per il recupero dei tubi in polietilene
Oltre 296 km di nuovi tubi passacavi ottenuti dal riciclo di quasi 119 tonnellate di tubi e beni in polietilene. Questi i risultati del progetto di economia circolare “Da tubo a tubo”, volto al recupero e riutilizzo...
-
Riciclo di batterie agli ioni di litio: Seval e Riplastic i primi operatori industriali in Italia
Due impianti sul territorio nazionale, uno in Lombardia e uno in Basilicata, per una capacità di trattamento di quasi 30.000 tonnellate all’anno di batterie agli ioni di litio e un investimento complessivo di circa 30 milioni di euro: questi in...