Edizione N° 14 del 12 aprile 2006

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Energie e Ambiente

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Edizione N° 14 del 12 aprile 2006


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Il decreto legislativo in materia ambientale è passato: critiche dalle Regioni
12-04-2006 Restano unanimi tutte le critiche, di metodo e di merito, della Conferenza delle Regioni e delle Autonomie locali, per esproprio di competenze istituzionali, centralizzazione impropria, rovesciamento dei principi di cooperazione e di sussidiarietà. Così come sono confermate le critiche del mondo scientifico, delle associazioni ambientaliste, sociali, e di gran parte di quelle economiche; delle opposizioni in parlamento: per eccesso di delega, stravolgimento di un quindicennio di riforme che avevano invece bisogno di “riordino, coordinamento e integrazione” come richiedeva la legge di delega 308/2005; e per contrasto con diverse direttive comunitarie.

A Camere sciolte e a meno di una settimana dalle elezioni, a fronte di un periodo di vuoto istituzionale fino all’insediamento del nuovo Parlamento e alla formazione del prossimo Governo, il decreto legislativo apre già nell’immediato una condizione di ingovernabilità dell’ambiente, aggravato ulteriormente – per acque e suolo – dallo scioglimento delle Autorità di bacino, addirittura entro la fine del prossimo mese (anche delle Autorità regionali e interregionali? E con quale copertura degli oneri finanziari per il loro funzionamento, che passerebbero allo Stato centrale?).

Le richieste da parte di queste istituzioni sono: un immediato intervento normativo di sospensione dell’applicazione del Decreto legislativo; l’apertura di un reale confronto nel Parlamento e nel Paese, indispensabile a realizzare il “riordino, coordinamento e integrazione” e rilanciare gli strumenti e le azioni del governo dell’ambiente e del territorio, fondato sulla cooperazione tra Stato centrale, Regioni, Autonomie locali e sulla reale partecipazione dei cittadini e delle rappresentanze degli interessi economici, sociali e delle associazioni ambientaliste alla formazione delle decisioni.

Contemporaneamente c’è l’impegno di ricorrere all’impugnativa del Decreto legislativo da parte delle istituzioni regionali, innanzitutto davanti alla Corte costituzionale.

Raccolta differenziata del legno: la ricetta del consorzio Rilegno
12-04-2006 Negli ultimi sei anni la raccolta differenziata del legno in Italia ha ottenuto dall’analisi costi benefici un saldo più che positivo, pari a 434 milioni di euro, e ha raccolto e avviato al riciclo 7.609.101 tonnellate di rifiuti da imballaggi di legno, pari a un anno intero di importazioni italiane di legname grezzo e di semilavorati di legno, creando quasi 3.000 nuovi posti di lavoro.

Tutto questo materiale, raccolto e riciclato a cura di Rilegno (il Consorzio Nazionale che si occupa di raccolta, recupero e riciclaggio degli imballaggi di legno all’interno del sistema Conai), in questi sei anni è stato debitamente trattato e lavorato per diventare rinnovata materia prima che sia utilizzata soprattutto nella produzione di pannello truciolare (un semilavorato che entra nella maggior parte della componentistica utilizzata nell’industria italiana del mobile).

In misura minore, la rinnovata materia prima è impiegata nella produzione di pasta cellulosica e di blocchi di legno-cemento per l’edilizia. I dati emergono da una ricerca di Agici Finanza d’impresa, società specializzata nella consulenza strategica, finanziaria e ambientale il cui presidente è anche docente alla Università Bocconi di Milano.

La ricerca, commissionata da Rilegno, ha analizzato su parametri monetizzabili i costi e i benefici della raccolta differenziata e del riciclo del legno in Italia nel periodo 1999-2004, approfondendo gli aspetti economici, gli effetti ambientali e le ricadute sociali. Dall’analisi costi-benefici risulta che il valore complessivo dei costi corrisponde a 300 milioni di euro ed è composto da: raccolta degli imballaggi di legno, lavorazione presso le piattaforme (nelle quali il legno viene stoccato e ridotto volumetricamente), impatto economico e ambientale dei trasporti, mancata produzione di energia.

I benefici, invece, sono risultati pari a 734 milioni di euro e derivano dal valore della “materia prima seconda” prodotta, dagli imballaggi riutilizzati, dall’impatto economico e ambientale connesso con l’evitato smaltimento in discarica, dalle emissioni evitate da riciclo e riutilizzo, dall’occupazione generata, stimata in 2.854 lavoratori in più nel settore della raccolta e trattamento di rifiuti da imballaggi in legno. Il saldo positivo ammonta quindi a circa 434 milioni di euro: un saldo oltretutto assai prudente, poiché si basa solamente sui dati monetizzabili e considerati con ragionevole certezza.

Dalla ricerca sono esclusi numerosi dati positivi difficilmente monetizzabili, come gli effetti sulla popolazione delle campagne di sensibilizzazione ed educazione ambientale promosse dal Consorzio, la minor dipendenza dall’estero per l’approvigionamento materie prime ecc. Il valore finale del saldo costi-benefici è un valore intermedio tra due diverse configurazioni possibili, un worst case (che si ferma a 330 milioni di euro) ed un best case (che tocca i 750 milioni di euro).

Il recupero di rinnovata materia prima continua anche nel 2005, accrescendo i quantitativi di raccolta e recupero, in particolare nelle regioni del Centro-Sud: stando alle prime stime di Rilegno, sulla base dei dati 2005, infatti, l’incremento della raccolta differenziata del legno è rilevante soprattutto in Sicilia (+50%), in Puglia (+30%) e nella zona del Lazio (+40%).

Phoenix Contact e “L’era senza piombo”
12-04-2006 Si è tenuto a febbraio, presso la sede centrale di Phoenix Contact a Cusano Milanino, un convegno sui temi legati all’entrata in vigore delle prossime normative europee RoHS (Restriction of Hazardous Substances) e Weee (Waste Electrical and Electronic Equipment) realizzato in collaborazione con la Federazione Anie.

Con questo convegno Phoenix Contact ha desiderato far conoscere ai propri clienti tutti gli aspetti delle normative, chiarendo eventuali dubbi e incertezze e illustrando quali soluzioni e proposte tecnologiche sono già disponibili per i produttori. Nella prima parte dell’incontro, l’Ingegner Corridori del Servizio Centrale Ambiente di Anie che segue gli aspetti tecnici della normativa ambientale (sia nazionale sia comunitaria) relativi al settore elettrotecnico ed elettronico, ha illustrato lo scenario normativo in cui si collocano le direttive, rispondendo alle domande della platea circa gli obblighi di produttori ed utilizzatori. Nella seconda parte Phoenix Contact, nella persona di Dieudonnè Manga, membro del team “Business Development” che in Phoenix Contact si occupa della tecnologia da circuito stampato, ha illustrato le proposte tecnologiche che già da oggi soddisfano i requisiti richiesti dalla normativa, mostrando i risultati raggiunti utilizzando alcuni processi di produzione.

Sistemi Yokogawa Italia per impianti del Gruppo Hera
12-04-2006 L’accordo riguarda la fornitura di sistemi di controllo Dcs-CS3000 dedicati alla gestione di linee di Termovalorizzatori, esistenti e di nuova realizzazione, per un totale di cinque siti dislocati sul territorio emiliano-romagnolo.

Yokogawa è stata scelta al termine di una gara internazionale che ha visto inizialmente la partecipazione di nove aziende, fra le quali vi erano i principali operatori mondiali dell’automazione.

L’accordo siglato prevede la fornitura di cinque sistemi di controllo che saranno svincolati, attraverso successivi ordini applicativi, nel corso dei prossimi due anni. I nuovi termovalorizzatori sono stati progettati dalla Divisione Ingegneria Grandi Impianti di Hera, che ne seguirà anche la realizzazione e la messa in marcia. I progetti sono di particolare rilievo ambientale, in quanto garantiscono uno smaltimento degli Rsu moderno, efficiente e “pulito”, utilizzando le più moderne tecnologie attualmente a disposizione, al fine di produrre, unitamente allo smaltimento, energia elettrica e termica per teleriscaldamento.

La fornitura Yokogawa Italia sarà del tipo “chiavi in mano” e prevede, oltre al sistema di controllo principale, la progettazione delle reti di comunicazione e di campo, la fornitura dei servizi in campo, dei sistemi Tvcc e Fonia IP (in opzione) e il servizio di manutenzione “full service” per un periodo di sei anni per ciascun sistema fornito.

La soluzione Yokogawa è basata sulla sperimentata tecnologia CS3000 (circa 18.000 installazioni nel mondo) che garantisce la gestione, l’automazione, supervisione e controllo dell’impianto, dei sottosistemi ausiliari e delle macchine principali quali: forno, caldaia, turbina a vapore e sistema di depurazione fumi. L’interfacciamento della strumentazione di campo, scelto da Hera, si basa sulle moderne tecnologie a bus di campo Fieldbus Foundation e Profibus DP. Il sistema destinato alla gestione dell’impianto di maggiori dimensioni, acquisirà circa 7.700 punti fisici (incluso quelli provenienti dalla strumentazione intelligente attraverso il bus di campo) e circa 5.500 seriali da sottosistemi a esso collegato, mentre per gli altri impianti i sistemi previsti in fornitura gestiranno circa 4.500 punti fisici e 4.000 seriali ciascuno.

L’energia solare ha bisogno di chimica
12-04-2006 Secondo stime del governo americano il consumo mondiale di energia, un po’ più di 400 EJ/anno nel 2005 (corrispondente a 10 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno), potrebbe raddoppiare a circa 800 EJ/anno intorno al 2050 e triplicare a 1.200 EJ/anno alla fine del XXI secolo.

Indipendentemente dalla attendibilità di queste previsioni, è certo che i consumi energetici aumenteranno nel mondo e che una crescente quantità di energia dovrà essere ricavata dal sole. Il dipartimento dell’energia degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto, che si può trovare in Internet, nel quale sono elencate le priorità di ricerca fondamentali e necessarie per aumentare l’uso delle fonti energetiche rinnovabili. Fra le strade da seguire sono indicate le “macchine molecolari” che trasformerebbero l’energia solare in combustibili chimici, perfezionamenti nelle celle fotovoltaiche e nuovi materiali capaci di accumulare il calore solare e di renderlo disponibile gradualmente e lentamente.

Chimica: corso di aurea per la conservazione dei beni culturali
12-04-2006 Con l’aumento dell’attenzione per i beni culturali, e dei soldi pubblici e privati a disposizione per questo settore, tende ad aumentare il campo di lavoro per chimici. Un segno importante è costituito dal fatto che l’Università di Bologna ha creato a Ravenna, proprio nel cuore di una zona ricca di testimonianze culturali, un corso di laurea e un dipartimento di storia e metodi per la conservazione dei beni culturali.

È significativo che il preside e direttore sia un chimico, professore di merceologia, Salvatore Lorusso, che è anche il direttore della rivista “Quaderni di Scienza della Conservazione”, pubblicata dalla Editrice Pitagora. Finora sono apparsi cinque volumi annuali, del 2001, 2002, 2003, con supplementi, Il volume del 2004 è in corso di pubblicazione.

Se si pensa che molti considerano, giustamente, che i beni artistici sono uno patrimonio italiano importante non solo culturalmente, ma che “fanno cassa”, per il flusso di visitatori, e che quindi il loro restauro e conservazione sono interventi, se così si può dire, di manutenzione che vengono anche ammirati per la raffinatezza tecnica in tutto il mondo, ci si rende conto che i chimici hanno titolo per chiedere di essere maggiormente presenti nei centri in cui la conservazione viene attuata.

Processi biotecnologici a convegno
12-04-2006 Aurelio Viglia, vice presidente dei Gruppo di Lavoro Biotecnologie di Aidic, ha illustrato i diversi aspetti nelle varie macroaree mondiali e in particolare nei singoli Paesi europei, comprendendo nella sua analisi anche i nuovi protagonisti dell’innovazione che si stanno affacciando al mercato, India e Cina.

Di particolare interesse la relazione di Daniel I.C. Wang del Massachusetts Institute of Technology, uno dei più noti esperti a livello mondiale di processi biotecnologici: l’introduzione di tecniche di micro e nanotecnologie ha rivoluzionato la ricerca e l’applicazione di processo. Ad esempio l’utilizzo di nuovi sensori ottici ha portato all’introduzione di microbioreattori, che possono operare simultaneamente, rimpiazzando cosi i bioreattori convenzionali.

L’esperienza industriale è stata portata da Giorgio Urbano dell’Aidic e da Angelo Bernardis, di Foster Wheeler/Steril, che hanno illustrato il significativo supporto che i servizi di engineering sono in grado di offrire alle società biotech. Paolo Barbanti, dell’Università di Bologna, ha offerto uno spaccato dell’industria farmaceutica, che vive attualmente momenti di rallentamento, bilanciati tuttavia da un buon sviluppo, negli ultimi 20 anni, di molte società biotech che, sfruttando a livello commerciale i risultati di ricerche di base, hanno aperto una nuova strada per lo sviluppo di nuove terapie. Gran parte di questo successo si deve all’impiego di anticorpi monoclonali, che offrono il paradigma ideale per la produzione di farmaci biotecnologici e si prestano ai processi di sviluppo con relativa facilità se confrontati con altri tipi di molecole.

Molto interessante la fase di discussione su norme e procedure per la protezione dei procedimenti biotecnologici: Elisabetta Cattaneo, di Perani Mezzanotte e Partners, ha messo a fuoco specificità e caratteristiche dei tre più importanti sistemi mondiali di brevettazione: Usa, Giappone ed Europa. Uno dei punti principali messo in evidenza è se sia possibile proteggere due invenzioni (processo e prodotto), apparentemente distinte, in una singola domanda.

Pierfrancesco Fasano, di Aidic, ha illustrato il nuovo decreto legge che in Italia darà attuazione alla direttiva europea per la protezione delle invenzioni biotecnologiche e ha esaminato definizioni quali ‘materiali biologici’ e ‘processi microbiologici’ per finire con l’approfondimento dei concetto di ‘brevettabilità’.

Dagli Stati Uniti, Marc S. Friedman, di Sills Commins Epstein & Gross, PC, ha illustrato le diverse forme di protezione della proprietà intellettuale in Usa e ha ricordato quanto sia importante che uno scopritore, o la suo società, considerino attentamente il contesto di business nel quale introdurre la protezione e pianifichino una strategia adatto a conseguire lo scopo della tutela dei propri marchi e prodotti.

Acido polilattico e agenti plastificanti nella produzione di vari oggetti biodegradabili
12-04-2006 Per ora il prodotto più convincente è una macromolecola derivata dall’acido lattico, sostanza ben nota che si forma per fermentazione del lattosio, lo zucchero del latte; quando la sua concentrazione diventa elevata il latte “sa di acido” e si scompone formando il caglio, miscela di grassi e proteine che si raccoglie sulla superficie del latte stesso. L’acido lattico però si forma anche per fermentazione di molti altri zuccheri, per esempio dal glucosio che è il costituente dell’amido di tutti i cereali: mais, frumento, riso, ecc.

L’acido lattico ha formula C3H6O3 e si forma in ragione di circa 90 grammi per ogni 100 grammi di glucosio. Per ulteriore azione microbiologica a opera di adatti batteri, molte molecole di acido lattico si uniscono fra loro con una complessa serie di reazioni che portano dapprima alla condensazione di alcune centinaia di molecole di acido lattico; questo acido polilattico si trasforma poi in un prodotto intermedio che a sua volta fornisce dei polimeri (Pla) che possono adesso risultare dall’unione di una o due o tre mila molecole di acido lattico.

Questo acido polilattico viene addizionato con agenti plastificanti, anch’essi biodegradabili e può essere così trasformato in oggetti vari come bicchieri, pellicole, contenitori, piatti e posate. Gli oggetti di Pla hanno peso specifico basso, di circa 1,25, cioè poco più del peso specifico dell’acqua che è uno; assumono carattere vetroso a circa 55-70 gradi celsius e fondono fra 130 e 215 gradi celsius, a seconda del grado di polimerizzazione. Il successo del nuovo materiale sembra indicato dal fatto che la sua produzione nel mondo supera le 200.000 tonnellate all’anno.

E dopo l’uso che fine fanno gli oggetti di Pla? Quando finiscono nell’ambiente, che contiene sempre acqua, i polimeri dell’acido lattico sono facilmente attaccati dai batteri e si trasformano di nuovo in anidride carbonica che è immessa nell’atmosfera. Il loro uso non contribuisce però all’effetto serra, perché l’anidride carbonica che si libera durante la decomposizione è la stessa anidride carbonica che era stata “portata via” dall’atmosfera quando si è formato, per fotosintesi, l’amido di partenza.

Notizia tratta dalla rubrica “Rassegna dal futuro” a cura di Giorgio Nebbia, apparsa sulla rivista Rich-Mac Chimica News di aprile 2006.

La diffusione dell’alcol carburante incontra diversi ostacoli
12-04-2006 Le miscele benzina/alcol richiedono serbatoi e distributori separati e anche una adeguata informazione degli automobilisti. Si rendono necessarie anche modifiche agli autoveicoli, soprattutto a quelli futuri se l’uso dell’alcol carburante prenderà piede.

I motivi principali di contestazione dell’alcol carburante sono due; il primo sostiene che le coltivazioni di “piante da alcol” richiedono concimi che possono essere prodotti soltanto consumando energia. Altra energia è necessaria per la fermentazione, la distillazione, la raffinazione dell’alcol; insomma che la quantità di energia petrolifera necessaria per produrre un litro di alcol carburante, il suo “costo energetico”, è maggiore della quantità di energia che lo stesso alcol restituisce bruciando nel motore dell’automobile. Conti accurati dimostrerebbero, invece, che con l’alcol si ha un guadagno netto di energia fornita in gran parte gratuitamente dal sole.

E ancora si contesta che i terreni coltivati a piante “da alcol” dovrebbero essere piuttosto coltivati a piante alimentari per soddisfare la fame dei poveri del mondo; ma anche questa tesi zoppica perché l’alcol carburante viene ottenuto da vegetali non alimentari, da sottoprodotti e scarti agricoli e forestali. L’alcol carburante, infatti, può essere ottenuto, oltre che da amido e da zuccheri, materie importanti dal punto di vista alimentare, anche dai materiali lignocellulosici presenti nei residui del legno, nelle foglie secche, nei sottoprodotti agricoli come la paglia e i tutuli di mais, e anche in quella frazione della carta straccia (alcuni milioni di tonnellate all’anno in Italia) che non viene riciclata.

Molto approssimativamente si può calcolare che si ottengano circa 200 chili di alcol carburante da ogni tonnellata di materia lignocellulosica secca; ricordando che 200 chili di alcol hanno un’energia equivalente a quella di circa 130 chili (170 litri) di benzina.

Nei decenni passati sono state discusse le prospettive di “coltivazioni energetiche”, adatte per le zone abbandonate ed erose del Paese, in grado di fornire le materie prime per la produzione di alcol carburante con cui sostituire la benzina. Sempre molto approssimativamente, un ettaro di terreno piantato ad alberi o a macchia a rapido accrescimento produce in un anno circa 10 tonnellate di biomassa cellulosica trasformabile in carburante per autotrazione.

In Italia ci sono tre milioni di ettari di terreni agricoli abbandonati: da un solo milione di tali ettari si otterrebbe tanto carburante da sostituire oltre il 5% dei consumi di benzina (che sono stati, nel 2005, di circa 20 miliardi di litri), con un “valore monetario” equivalente a oltre un miliardo di euro all’anno che si tradurrebbero in lavoro nei settori agroforestali e industriali e in difesa del suolo contro l’erosione.

Notizia tratta dalla rubrica “Rassegna dal futuro” a cura di Giorgio Nebbia, apparsa sulla rivista Rich-Mac Chimica News di aprile 2006.

Idrati del gas naturale per sopperire alla carenza di metano
12-04-2006 Dapprima c’è stata una controversia di prezzi fra Russia e Ucraina e sono stati chiusi per alcuni giorni i metanodotti verso l’Europa, poi è arrivata un’ondata di freddo per cui è aumentata la richiesta di metano nella stessa Russia e quindi è diminuito il flusso verso l’Europa.

Le riserve note di metano sono grandi ma tutt’altro che infinite. Rispetto a circa 200-250 miliardi di tonnellate di petrolio greggio esistente nel mondo, le riserve di metano si aggirano intorno a 300.000 miliardi di m3, pari a circa 300 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Non tantissimo. Eppure nel mondo di metano ce n’è molto di più, sia pure in forma molto scomoda; a bassa temperatura e sotto elevate pressioni il metano si combina con l’acqua formando degli idrati di metano.

I cristalli di idrati di metano rassomigliano al ghiaccio e le compagnie petrolifere li conoscono bene come disturbo, quando si formano in seguito all’infiltrazione di acqua nei metanodotti delle zone artiche. Il servizio geologico degli Stati Uniti ha calcolato che le riserve mondiali di metano sotto forma di idrati nelle zone artiche, Alaska, Canada settentrionale, Siberia, ammontano a oltre un miliardo di miliardi di m3 di metano. Un articolo apparso sul settimanale “Chemical and Engineering News”, passa in rassegna i vari possibili sistemi per far uscire, dai giacimenti di idrato di metano, il metano allo stato gassoso; una soluzione consiste nel bruciare nel sottosuolo una parte del metano per scomporre gli idrati e liberare il metano.

Notizia tratta dalla rubrica “Rassegna dal futuro” a cura di Giorgio Nebbia, apparsa sulla rivista Rich-Mac Chimica News di aprile 2006.

Riconoscimento “RoHS Trusted” Kitemark a RS Components
12-04-2006 RS Components, nota società di distribuzione mediante catalogo di componenti e prodotti industriali, ha ottenuto nel Regno Unito (dove ha sede l’Head Quarter) il prestigioso riconoscimento.

Il Kitemark Bsi è una delle più autorevoli e conosciute certificazioni al mondo: l’istituto che lo rilascia garantisce che l’azienda ha rispettato tutti gli standard qualitativi di riferimento. Si tratta di una certificazione di grande valore, non solo perché è stata conquistata grazie a valutazioni indipendenti effettuate su base continuativa, ma anche perché RS UK è uno dei primi distributori del Regno Unito ad avere conseguito questo importante riconoscimento, che avvalora il costante impegno dell’azienda verso la conformità alla Direttiva RoHS.

RS Components ha sottoposto i propri prodotti e processi a un esame minuzioso, eseguito da esperti indipendenti, per certificare la propria responsabilità nei confronti delle nuove normative europee e per rassicurare i clienti sul fatto che l’azienda continua ad attuare, sviluppare e migliorare le proprie strategie, procedure e metodi per soddisfare tutti i requisiti richiesti dal Bsi.

notizie
Durante la Giornata mondiale dell’acqua, i bambini del mondo lanciano un appello urgente
23/03/2006 Mentre leader politici di tutto il mondo si riuniscono per discutere le soluzioni all’emergenza idrica globale, un Forum parallelo di bambini, organizzato dall’Unicef, dall’Istituto messicano di tecnologia, dal Forum giapponese per l’acqua e dal Progetto Wet, un’organizzazione statunitense che si occupa di problemi idrici, ha lanciato un appello per un aiuto urgente ai 400 milioni di loro coetanei che, privi d’acqua potabile, lottano per la sopravvivenza.

Oltre 100 bambini provenienti dai Paesi più poveri del mondo e dalle nazioni industrializzate hanno partecipato al Forum per l’acqua: un’opportunità unica per dar voce alle loro opinioni.

“Le malattie legate al consumo d’acqua contaminata uccidono un bambino ogni quindici secondi e sono all’origine in tutto il mondo di molte altre malattie e della malnutrizione”, ha dichiarato da New York il direttore generale dell’Unicef Ann M. Veneman: “Occorrono soluzioni alla crisi idrica mondiale che assicurino la sopravvivenza dei bambini, permettendo loro di crescere, apprendere e vivere con dignità”.

Molti dei giovani partecipanti al Forum hanno superato ostacoli enormi per migliorare le condizioni idriche e igieniche nelle loro comunità, in cui l’acqua potabile rappresenta un lusso inestimabile.

“Dove vivo io molti bambini non vanno a scuola per le malattie prese bevendo l’acqua o dalle loro mani sporche”, racconta Dolly Akhter, un’educatrice sanitaria di 16 anni proveniente da uno slum del Bangladesh. “Noi siamo qui per ricordare ai leader politici che devono agire per proteggere la nostra salute e la nostra istruzione. Si tratta di un nostro diritto e di una loro responsabilità”.

I bambini pagano il prezzo più alto per un mondo in cui mancano le condizioni igieniche di base, dove un miliardo di persone lotta per la sopravvivenza perché privo d’acqua potabile e nel quale, incredibilmente, una persona su tre non dispone nemmeno di un semplice gabinetto.

La diarrea fa ammalare più bambini sotto i cinque anni di qualsiasi altra malattia, uccidendo ogni giorno 4.500 bambini (la seconda causa singola di mortalità infantile).

Bisogni sociali fondamentali come l’istruzione sono intimamente legati all’acqua potabile e all’igiene: le malattie causate dall’acqua diminuiscono le energie dei bambini e la loro capacità di apprendimento.

Ogni giorno, un gran numero di bambini nei Paesi in via di sviluppo non frequenta la scuola a causa di malattie come la diarrea e i parassiti intestinali.

La mancanza nelle scuole di servizi igienici decenti e separati per maschi e femmine fa sì che molte bambine trovino impossibile frequentarle.

Un bambino che cresce in tali condizioni ha poche possibilità di sfuggire alla povertà, ha affermato Ann M. Veneman.

Morte e malattie sottraggono costantemente potenziale umano alle comunità più povere e il sottosviluppo cronico ne è il risultato inevitabile.

Si stima che ogni anno, in tutto il mondo, i giorni di assenza lavorativa o scolastica si traducano in una perdita di produttività pari a circa 63 miliardi di dollari.

L’Unicef sta patrocinando l’intervento di giovani provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa e dall’America Latina in modo che possano portare le loro storie di impegno personale contro la mancanza d’acqua e servizi igienici nel Forum mondiale dei bambini.

Storie come quella del programma d’educazione sanitaria di Dolly Akhter in uno slum del Bangladesh, dove insegna agli scolari della sua comunità come mantenere pulite le loro mani e abitazioni; o come la storia di Ojulo Okello, di soli 11 anni, che si impegna in Etiopia per portare bagni e acqua potabile nella sua scuola.

A questi bambini e ad altri 13.000 è stato chiesto di condividere le loro esperienze sul sito web interattivo dell’Unicef Voices of Youth.

Valorizzazione del territorio e certificazione ambientale: il progetto Emas
05/04/2006 La qualità ambientale e la valorizzazione delle identità locali sono i cardini di uno sviluppo economico e turistico equilibrato e sostenibile. I parchi, che in Italia rappresentano il 10% del territorio nazionale e registrano una crescita costante del numero di turisti, stanno assumendo un ruolo sempre più importante come catalizzatori di questo innovativo processo di sviluppo sostenibile. Uno degli strumenti più efficaci per sfruttare pienamente le potenzialità delle aree protette, coinvolgendo i soggetti economici oltre che istituzionali del territorio, è la certificazione ambientale, in particolare la Registrazione Emas, uno schema volontario applicabile in ambito europeo.

L’esperienza di una delle principali aree protette italiane, il Parco Nazionale del Gargano, è stata al centro del convegno “Emas Gargano che si è tenuto il 1o aprile nell’ambito di Park Life, l’appuntamento fieristico annuale dedicato alle aree naturali protette del nostro Paese, alla promozione di prodotti tipici, al turismo nei parchi e al benessere.

Il Progetto Emas Gargano, ideato e gestito Legambiente, Parco Nazionale del Gargano, DNV e co-finanziato dal Programma Life della Commissione Europea, nasce nel 2003 con l’obiettivo di promuovere un modello innovativo di pianificazione e valorizzazione del territorio attraverso l’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale certificato Emas.

Il Regolamento 761/2001, meglio conosciuto come Emas, è uno schema volontario applicabile, a livello UE, a tutte quelle organizzazioni – pubbliche o private – che intendano valutare, monitorare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. Rispetto alla ISO 14001, il Regolamento pone una forte attenzione agli aspetti di comunicazione verso l’esterno, che si concretizzano principalmente con la diffusione della Dichiarazione Ambientale, convalidata da un Verificatore Accreditato a livello nazionale (per l’Italia l’accreditamento viene rilasciato dall’Apat – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici).

Matrec: la prima banca dati di ecodesign
07/04/2006 Matrec è uno strumento di divulgazione e di informazione che si pone l’obiettivo di aggiornare costantemente gli operatori sui nuovi materiali e prodotti riciclati, di stimolare verifiche sull’utilizzo di materiale riciclato in sostituzione parziale o totale del materiale vergine impiegato, di supportare nella progettazione ambientale di prodotti e servizi e di pubblicare gratuitamente informazioni sulla produzione di propri materiali e prodotti.

Si rivolge principalmente ad aziende e professionisti, come supporto tecnico e informativo per lo sviluppo di nuovi prodotti e alle Pubbliche amministrazioni come supporto per l’acquisto di prodotti realizzati con materiale riciclato.

Matrec è una banca dati ideata e realizzata da Marco Capellini ed è stata avviata nell’ottobre 2002. Il sito è suddiviso in sei sezioni: prodotti, tecnologie, materiali, eco-prodotti, ecodesign e newsletter.

È possibile trovare informazioni sui prodotti, le loro principali caratteristiche e le implicazioni per il loro riciclaggio nel settore degli imballaggi, degli elettrodomestici, degli autoveicoli, dei pneumatici e dell’edilizia. Sono presentate, per diversi prodotti e tipologie di materiali, le tecnologie del riciclo con l’ausilio di schemi, immagini, video e dati.

È una banca dati sui materiali riciclati nazionali e internazionali pre e post consumo. Di ciascun materiale riciclato è presente una descrizione generale sulle caratteristiche e sulle maggiori applicazioni, sono evidenziate le principali proprietà tecniche, fornite le informazioni ambientali e i riferimenti delle aziende produttrici. Attraverso un osservatorio internazionale realizzato con imprese, Università e Centri di ricerca, la sezione materiali è costantemente aggiornata.

La sezione eco-prodotti contiene un catalogo di prodotti realizzati con materiale riciclato suddivisi per tipologia di materiale e categoria merceologica di appartenenza. Per ogni prodotto è disponibile una immagine e una breve descrizione, viene indicata la composizione e la percentuale di materiale riciclato presente, i riferimenti dell’azienda produttrice o distributrice.

Sono presentati gli strumenti e le strategie di Ecodesign per lo sviluppo di un prodotto a ridotto impatto ambientale attraverso manuali, linee guida e tools.

È infine possibile iscriversi a una newsletter mensile gratuita con aggiornamenti nazionali e internazionali relativamente a materiali riciclati, nuovi progetti, nuovi prodotti, nuovi marchi di qualità ecologica, nuove iniziative nel mondo del riciclo.

Trasporti urbani meno inquinanti
11/04/2006 La circolazione ha un impatto fondamentale sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sulla qualità della vita in città. Il traffico automobilistico è una delle principali fonti di ozono e NO2, e rappresenta quasi la metà delle emissioni di CO2 legate ai trasporti cittadini.

Nel 2000, i due terzi degli incidenti stradali nell’UE con presenza di feriti sono avvenuti proprio all’interno di agglomerati. Allo stesso modo, l’inquinamento acustico in città, causato da circa l’80% del traffico stradale, rappresenta un problema serio. Nel quadro della strategia per l’ambiente urbano, l’esecutivo comunitario vuole indurre ogni città europea con popolazione superiore ai 100 mila abitanti a elaborare, adottare, attuare e periodicamente rivedere piani di trasporto urbano sostenibile che fissino obiettivi di breve, medio e lungo periodo.

Per la Commissione è, inoltre, opportuno sviluppare misure per incentivare l’acquisto di veicoli meno inquinanti e promuovere l’uso di carburanti alternativi. Per far ciò, Bruxelles pubblicherà nel 2007 una serie di orientamenti tecnici che aiuteranno gli enti locali a adottare piani di trasporto urbano innovativi. Questi orientamenti saranno stabiliti in stretta consultazione con le capitali europee e trarranno profitto dai contributi delle città con maggiori performance, dai pareri di esperti, dai risultati del programma ‘Life’, lo strumento finanziario per l’ambiente dei Venticinque, e dall’iniziativa ‘Civitas’.

Lanciata nel 2001, ‘Civitas’ (CIty VITAlity Sustainability), che ha ricevuto dall’UE aiuti pari a 100 milioni di euro per finanziare ricerca e sviluppo in tecnologie per la tutela dell’ambiente, è un elemento chiave della strategia comunitaria per i trasporti puliti. Essa punta ad assicurare un approccio integrato del trasporto urbano e dell’energia negli agglomerati. A oggi, hanno aderito al progetto 80 città UE di cui 36 già attuano strategie e piani d’azione concreti per rivoluzionare la mobilità urbana. Tra queste, si distinguono, in modo particolare, Tolosa (Francia), Debrecen (Ungheria), Lubiana (Slovenia), Odense (Danimarca) e Venezia (Italia). Questa cinquina è a sua volta impegnata nel progetto ‘Mobilis’, l’iniziativa cofinanziata dall’esecutivo UE e patrocinata dalla stessa rete ‘Civitas’, che vede società private e amministrazioni locali ‘fare sistema’ per la realizzazione di politiche integrate nel settore del trasporto cittadino. Il progetto prevede un totale di 46 misure, inserite in un piano di lavoro dettagliato, la cui attuazione si stende su un periodo di quattro anni, dal 2005 al 2009.

Sviluppo di autobus a gas e biodiesel, mezzi pubblici di alta qualità, car-sharing e car-pooling, inclusione sociale ed equità nell’acceso ai trasporti, promozione degli spostamenti in bicicletta: ecco solo alcuni ingredienti della ricetta ‘Mobilis’. Fiore all’occhiello di ‘Civitas’ e della strategia Ue per lo sviluppo sostenibile, l’iniziativa intende inoltre compiere sforzi per mostrare agli altri centri del vecchio continente il valore aggiunto che è possibile trarre dall’adozione di politiche integrate. ‘Mobilis’ riunisce oggi le città europee più all’avanguardia nello sviluppo di un habitat cittadino più sano e pulito, città dove il sistema di trasporto urbano costituisce finalmente una minaccia per l’auto privata.

Hy Park: traguardi e prospettive a idrogeno in Piemonte
12/04/2006 Nei bei 12 giorni all’idrogeno, la mostra, organizzata da Environment Park e finanziata dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Comune di Torino, ha illustrato le ricerche e le eccellenze del Sistema Piemonte Idrogeno (SPH2). I fortunati visitatori dell’Hy Park hanno avuto la possibilità di aprire una finestra sul loro futuro, toccando con mano i vantaggi derivanti dall’utilizzo del vettore pulito in molti ambiti della vita quotidiana: dal riscaldamento domestico al trasporto pubblico, dagli spazi ludici alla mobilità personale a due e quattro ruote.

I power system elettrici e termici da 7 e 50 kW, che alimentavano lo stesso Hy Park, sono stati proposti dall’Electro Power Systems, rispettivamente proiettati al mercato delle soluzioni di back up nel mondo delle telecomunicazioni e al più ampio mercato della distribuzione di energia. Lo scooter Hysyrider, proposto da Environment Park, permette un trasporto flessibile, pulito e non inquinante. Basato su un’architettura ibrida (la cella combustibile lavora in parallelo con un pacco di batterie necessario per l’avviamento), offre buoni risultati in termini di sicurezza, stabilità, autonomia, flessibilità e confort.

Ha ricevuto inoltre un notevole interesse da parte della delegazione scientifica europea, oltre che da alcune imprese, HyChair, il prototipo di carrozzina a idrogeno per disabili (ancor più in tema con la seconda edizione di Hy Park, in occasione delle paraolimpiadi), progettato e realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Alessandria. Pesa 30 kg in meno delle classiche carrozzine dotate di alimentatori al piombo e offre un’autonomia paragonabile a queste e un costo di produzione di poco superiore (considerando l’attuale produzione non in serie). La tecnologia air-breathing della quale si avvale è un sistema semplice in quanto lavora a temperatura ambiente e non ha bisogno di compressori. Dati i brillanti risultati ottenuti, la ricerca in quest’ambito non si ferma, ma si moltiplica. Numerosi, infatti, i progetti del Sistema Piemonte Idrogeno finalizzati allo sviluppo delle nuove tecnologie da applicare.

Progetto Robinwood: il bosco come risorsa economica
13/04/2006 RobinWood è un progetto europeo finalizzato a recuperare un’idea antica, ma ancora oggi attuale: la cultura del bosco come risorsa economica utilizzabile dalle comunità locali nel campo delle produzioni forestali e come fonte pulita e alternativa di energia, ma anche elemento di prevenzione del dissesto idrogeologico e di valore per la sua naturalità.

L’utilizzo programmato delle risorse forestali favorisce, infatti, lo sviluppo di un’economia e di un’imprenditoria locale multifunzionale dedicata a più segmenti della filiera bosco-legno-energia comprendente anche aspetti turistici, artigianali, gastronomici. I benefici della gestione del bosco a filiera ricadono sul territorio locale con ritorni di tipo economico, ma anche sociale e ambientale.

I cinque partner europei del progetto RobinWood sono: la Regione Liguria (capofila del progetto), la Regione autonoma di Murcia (Spagna), le Regioni autonome di Košice e Prešov nella Slovacchia dell’Est, l’Autorità Forestale del Galles (Gran Bretagna) e la Land Brandeburgo (Germania). L’obiettivo di questi partner è quello di scambiarsi conoscenze, punti di vista e imparare reciprocamente per contribuire ad avviare la filiera legno-energia.

Analytica 2006: forte presenza internazionale
13/04/2006 Tra le categorie merceologiche presentate vi sono applicazioni, analisi, test, misurazione e controllo qualità, informazioni e servizi, attrezzatura di laboratorio, reagenti chimici, biotecnologia, medicina/salute pubblica, forum. Durante i quattro giorni di fiera esperti e utenti del settore chimico, medico, farmaceutico e industriale, provenienti da diversi Paesi, avranno modo di conoscere le innovazioni e i progressi raggiunti nel campo. Aziende leader nel settore della tecnologia di laboratorio forniranno informazioni riguardo ai loro prodotti più innovativi in grado di aumentare l’efficienza dei laboratori moderni, mentre espositori del settore dell’analisi e controllo qualità daranno modo ai visitatori di raccogliere informazioni su prodotti d’avanguardia per l’analisi strumentale, la spettroscopia, la cromatografia e la microscopia. Particolare focus avranno le biotecnologie e le life science alle quali sarà dedicato un intero padiglione. Aziende che si occupano di biotecnologia presenteranno dispositivi e applicazioni per le biotecnologie rossa, bianca e verde, mentre nuove società, istituti di ricerca e facoltà universitarie potranno presentare le loro innovazioni e i loro progetti a investitori, possibili partner del settore industriale e a decision maker di laboratorio.

Il carattere internazionale di Analytica 2006 è rafforzato dalla presenza di un maggior numero di aziende espositrici straniere rispetto alle precedenti edizioni. Oltre alla tradizionale presenza di Stati Uniti e Gran Bretagna, quest’anno anche Russia e Australia avranno padiglioni dedicati. Saranno inoltre presenti espositori provenienti da Canada, Israele, India, Giappone, Korea, Singapore, Taiwan, Cina e Nuova Zelanda. Anche la tecnologia di laboratorio e analisi e le biotecnologie europee sono ben rappresentate grazie alla numerosa presenza di aziende provenienti da Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera.

Dal 25 al 27 aprile si terrà una serie di incontri organizzati in collaborazione con la German Chemical Society (Società Chimica tedesca), la German Society for Biochemistry and Molecular Biology (Società tedesca per la biochimica e la biologia molecolare) e la German Association for Clinical Chemistry and Laboratory Medicine (Associazione tedesca per la chimica clinica e la medicina di laboratorio). Per la prima volta, quest’anno è prevista anche la partecipazione della European Association for Chemical and Molecular Sciences (Associazione Europea per le scienze chimiche e molecolari), costituita da 50 aziende del settore chimico provenienti da 30 Paesi europei, e della sua divisione di Chimica analitica. Le presentazioni riguarderanno principalmente tre temi principali: Analytical Sciences in Consumer Protection and Regaining Confidence (Scienze analitiche nella protezione del consumatore e riacquisto della fiducia), Analytical tools and new Challanges (Strumenti analitici e nuove sfide) e From Gene to Life (Dal gene alla vita). Nei tre giorni di convegni sono previsti un centinaio di interventi, il cui obiettivo è creare un ponte tra mondo accademico e industria.