Edizione N° 11 del 11 gennaio 2006

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Edizione N° 11 del 11 gennaio 2006


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Panel congiunturale di Federchimica
11-01-2006 A livello mondiale, grazie al boom dei Paesi emergenti, prosegue una delle più lunghe fasi di crescita dell’economia. Il contesto esterno rimane quindi favorevole, ma presenta qualche rischio in più rispetto al passato, legato al risveglio dell’inflazione. L’Europa rimane l’ultimo vagone del treno.

Nei Paesi emergenti la crescita è dominata dai settori industriali tradizionali per cui anche la domanda di chimica continua a correre, attivando anche l’export dei Paesi avanzati.

Nel 2006 il cambio $/euro sarà sostenuto dal differenziale esistente a favore dei tassi di interesse statunitensi rispetto a quelli della Zona euro. Non verranno però meno le ragioni alla base della debolezza del $ (deficit commerciale e disavanzo pubblico Usa) che potranno portare a una nuova fase di svalutazione del $ a partire dal secondo semestre del 2006.

A causa della forte domanda espressa dai Paesi emergenti e dei vincoli all’offerta (di greggio e di prodotti raffinati), il prezzo del petrolio rimarrà elevato. La crescita economica mondiale ne risentirà, a causa dell’effetto di sottrazione del potere d’acquisto, ma non in maniera drammatica perché la forte concorrenza internazionale ostacola l’aumento dei prezzi e quindi dell’inflazione.

La chimica europea è pesantemente condizionata dalle incertezze del mercato interno, caratterizzato di recente da timidi segnali di ripresa industriale attivati però – ancora una volta – unicamente dall’export.

Il 2005 chiude con una crescita dei livelli produttivi dell’1,6%, in netto rallentamento rispetto al
2004 (2.4%). Si tratta di un effetto statistico ereditato da fine 2004, mentre il profilo per tutto il 2005 è praticamente piatto.

Per il 2006 si prospetta una crescita intorno al 2,6%, subordinata però a un consolidamento della
ripresa tale da portare con sé un effettivo rafforzamento della domanda interna.

All’interno di questo quadro, si evidenziano scenari molto differenti per i diversi comparti della
chimica.

La petrolchimica si avvantaggia della fortissima domanda asiatica e della rigidità dell’offerta, mostrando performance decisamente positive, in termini sia di quantità, sia di margini.

Soffre la chimica fine e specialistica colpita dalla debolezza dell’industria europea, dall’intensa pressione competitiva e dalla crescita dei costi degli input, che creano problemi soprattutto sul fronte della redditività.

La chimica italiana vive gli stessi problemi di quella europea, ma ne soffre in misura maggiore.
I problemi strutturali dei settori manifatturieri tradizionali, data la loro centralità, limitano le
capacità di crescita di tutta l’economia italiana.

Ciò si ripercuote non solo sul sistema industriale, ma anche sui consumi e – di conseguenza – riduce le prospettive di crescita di tutti i settori clienti della chimica.

Le inefficienze del Sistema Paese penalizzano drammaticamente la capacità delle imprese chimiche di stare sul mercato e reagire agli elementi di criticità dell’attuale scenario competitivo (petrolio alto, concorrenza intensa).

Nonostante qualche segnale di miglioramento, per il 2006 non si può certamente parlare di ripresa. Non miglioreranno, infatti, le condizioni operative delle imprese chimiche.

La crescita della produzione, prevista intorno all’1%, segue un anno di stagnazione (+0,1%).
Essendo attivata dall’export, non porterà benefici a chi dipende dal mercato interno o soffre di
problemi di competitività.

Data l’entità modesta, non favorirà il corretto trasferimento a valle degli aumenti di costo – in particolare da parte delle imprese della chimica a valle – anche se la clientela sta accettando la necessità di aumenti di prezzo.

Nel 2006 – dopo la scalata del prezzo del petrolio, dell’energia in generale e dei prodotti petrolchimici di base – le imprese dovranno fare i conti con ulteriori pesanti aumenti nell’elettricità (+16%) e nella logistica (trasferimento di un aumento del costo del gasolio del 25% in due anni).

Il premio Descartes per la ricerca assegnato a un progetto sugli adesivi naturali
11-01-2006 Gruppi di ricerca europei sulla genetica, i cambi climatici, l’astronomia, le scienze sociali e l’amministrazione medica, come la comunicazione scientifica hanno ricevuto il prestigioso EU Descartes Prize dal Commissario dell’Unione Europea per la scienza e la ricerca Janez Potoĉnik durante una recente cerimonia d’onore a Londra.

Il premio di un milione di euro quest’anno è stato ripartito tra cinque team pan europei che hanno realizzato le principali innovazioni scientifiche nelle aree di ricerca chiave europee. Inoltre, per il primo anno premi di 30.000 euro ciascuno sono stati assegnati a cinque ulteriori concorrenti. Complementare al premio per la ricerca, il premio per la comunicazione scientifica di 250.000 euro, ora al secondo anno, è stato assegnato a cinque comunicatori scientifici per il loro successo nel portare la scienza e la tecnologia a un auditorio europeo più ampio.

Per quanto riguarda il Premio Descartes per la ricerca si segnala la premiazione del progetto Tannin Adhesives che riguarda adesivi naturali a base di tannini per prodotti compositi in legno a emissione bassa o nulla di formaldeide.

L’Europa occidentale attualmente consuma circa 3,2 milioni di tonnellate di adesivi per la produzione di pannelli in legno all’anno. I materiali sintetici utilizzati nel processo produttivo, soprattutto la formaldeide, possono presentare rischi per la salute. I materiali alternativi, che a loro volta possono comunque essere tossici, sono ritenuti meno efficaci. I tannini naturali estratti dalla corteccia degli alberi e trattati con formaldeide possono servire come adesivi particolarmente efficaci, ma possono dare origine a residui non reagiti nei pannelli finiti, limitandone quindi l’interesse a livello commerciale. Il progetto sugli adesivi a base di tannini ha prodotto una serie di scoperte sulla reazione di questi tannini naturali con più agenti reticolanti. I ricercatori hanno sviluppato nuovi processi chimici che non solo eliminano l’utilizzo di formaldeide come sostanza principale per innescare la reazione chimica, ma ne evitano la creazione come sottoprodotto secondario. La prima conquista dei tre partner che partecipano al progetto è stato dimostrare che il tannino è in grado di polimerizzare in presenza di catalizzatori di silice o di silicati disciolti, senza l’aggiunta di formaldeide o di altri aldeidi. Inoltre, essendo la reazione rapida, offriva l’opportunità di maggiore produttività ed economia nella gestione industriale.

A Bracco il premio per la ricerca italiana Sapio 2005
11-01-2006 Il Premio Sapio per la Ricerca italiana – area tematica dedicata all’Innovazione e Sviluppo – è stato conferito quest’anno a Fulvio Uggeri, direttore del Centro Ricerche Bracco. La cerimonia ha avuto luogo presso la sede della Regione Lombardia, alla presenza del presidente Roberto Formigoni.

Il premio, attraverso un tour scientifico, frutto della collaborazione tra Università, Centri di Ricerca, Istituzioni e Gruppo Sapio, viene assegnato annualmente a studiosi e ricercatori italiani, che si siano particolarmente distinti nel corso dell’anno per studi e sperimentazioni innovativi. L’edizione 2005, in particolare, ha avuto l’obiettivo di dare impulso alla Ricerca scientifica quale fattore indispensabile per garantire la competitività e lo sviluppo del sistema Italia e l’evoluzione sociale, privilegiando la sinergia tra pubblico e privato.

Nelle motivazioni del riconoscimento assegnato a Fulvio Uggeri è stato evidenziato il contributo dato allo sviluppo dei mezzi di contrasto in uso nella pratica clinica, e per gli studi in corso su altri agenti di contrasto, attualmente in fase di sperimentazione clinica. Inoltre, è stata sottolineata la capacità di generare collaborazione tra imprese e università e di supportare l’interazione tra network di ricerca italiano e internazionale. Fulvio Uggeri è anche presidente del Comitato Ricerca e Innovazione di Federchimica e fa parte della Segreteria tecnica del MIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Bio3 Research e Creabilis Therapeutics firmano un accordo di ricerca con Cephalon
11-01-2006 Creabilis Therapeutics è proprietaria di domande di brevetto che coprono prodotti basati su K252a per il trattamento della psoriasi. Bio3 Research e Creabilis Therapeutics sono co-proprietarie di una domanda di brevetto che copre l’uso del composto K252a nella prevenzione e nel trattamento della restenosi e di altri disturbi vascolari. Cephalon ha diritti di proprietà su alcuni processi di produzione del composto. Inoltre, per quanto riguarda la prevenzione e il trattamento della restenosi, Bio3 Research mantiene il diritto di collaborare con terzi nella combinazione di K252a con stent medicati.

In base all’accordo, Cephalon avrà un’opzione esclusiva per sviluppare e commercializzare prodotti basati su K252a che siano il risultato delle ricerche svolte da Creabilis Therapeutics e Bio3 Research.

Metropolitana di Napoli: da Air Liquide 15 milioni di litri di azoto liquido per i lavori nel sottosuolo
11-01-2006 Air Liquide, ha avviato una fornitura di circa 15 milioni di litri di azoto liquido a Trevi-SGF, società operante nel settore delle costruzioni, per il congelamento del terreno sottostante piazza Garibaldi. Grazie all’uso di questa tecnologia, è possibile consolidare il terreno e renderlo impermeabile, in modo da poter eseguire lo scavo delle gallerie metropolitane in piena sicurezza.

L’erogazione di azoto liquido è stata suddivisa in diverse fasi: le prime due, in corso con l’utilizzo di circa 12 milioni di litri, saranno portate a termine nei prossimi giorni, con il congelamento dell’arco rovescio e del tappo di fondo della I° e II° galleria di Piazza Garibaldi. Si tratta di una delle più importanti commesse di questo tipo realizzate da Air Liquide in Italia.

L’operazione comprende lo stoccaggio di 83 mila litri di azoto liquido presso il cantiere. Trevi-SGF, sotto la direzione di Ferruccio Cribari, direttore tecnico del cantiere, ha realizzato una tubazione che raggiunge il fondo del pozzo a circa 45 metri che alimenta le sonde di congelamento del terreno lunghe 50 metri ciascuna. Sono state inoltre realizzate altre sonde per la rilevazione della temperatura del terreno e del tenore di ossigeno nelle gallerie oltre a una tubazione per convogliare all’esterno l’azoto gassoso esausto.

Le operazioni di controllo del quantitativo di azoto liquido e della temperatura sono costantemente curate direttamente dagli specialisti di Trevi-SGF.

La tecnologia utilizzata è eco-compatibile perché non prevede l’immissione nel terreno di alcun prodotto inquinante quali resine o cemento: l’azoto, infatti, dopo aver raffreddato il terreno, ritorna in atmosfera allo stato gassoso senza lasciare residui. Grazie all’utilizzo dell’azoto è stato possibile risolvere il problema di scavo che per alcuni mesi ha bloccato l’intero progetto.

Con l’azoto il congelamento avviene in tempi davvero ristretti, soprattutto se paragonati a quelli richiesti da altre tecnologie. Enrico Colombo, direttore Air Liquide Italia Service ha dichiarato: “L’operazione di congelamento del sottosuolo è stato il frutto del lavoro di molte persone e rappresenta un segnale tangibile della capacità che Air Liquide ha da sempre dimostrato nel rispondere alle richieste di innovazione dei clienti”.

Olivier Imbault, amministratore delegato di Air Liquide Italia, ha dichiarato: ”Siamo particolarmente onorati di apportare, attraverso questa tipologia di operazioni, il nostro contributo per la realizzazione della metropolitana di Napoli. Questa collaborazione con Trevi-SGF è un esempio del know how di Air Liquide nell’utilizzo delle tecnologie dei gas in progetti particolarmente complessi e del suo impegno nel mettere a disposizione di questi clienti tutte le risorse necessarie per lo sviluppo di nuove infrastrutture per la collettività”.

DuPont Engineering Polymers sceglie Singapore per i suoi nuovi impianti
11-01-2006 L’entrata in funzione dell’impianto per la produzione di Vespel è prevista per il 2007, mentre quella dell’impianto di Zytel HTN è per il 2009, tenendo in considerazione anche i tassi di crescita del mercato. DuPont possiede già impianti di produzione di Vespel negli stati americani dell’Ohio e del Delaware, nonchè in Belgio e Giappone. Quanto alla poliammide Zytel HTN, oltre a un impianto attivo nel Tennessee, nel secondo trimestre 2005 è entrato in funzione l’avveniristico impianto di Richmond, Va. (USA), che sta producendo resine poliammidiche di qualità eccellente.

DuPont Zytel HTN comprende due famiglie di prodotti ad alte prestazioni, la maggior parte delle quali rientrano nel gruppo più ristretto delle PPA Zytel HTN, che offrono la migliore resistenza al calore, agli agenti chimici e all’umidità della loro categoria. L’altro gruppo è costituito dalle resine superstrutturali Zytel HTN, che forniscono elevata rigidità e robustezza con un’eccellente finitura superficiale e facilità di lavorazione.

Inoltre, DuPont offre cinque famiglie di componenti e semifiniti in poliimmide Vespel che rispondono ai più stringenti requisiti di riduzione del peso, lunga durata, esposizione a sostanze chimiche e/o temperature estreme. Prodotti per la maggior parte in resine poliimidiche ad alte prestazioni, questi componenti e semifiniti hanno la funzione di anelli di tenuta e dispositivi d’accoppiamento per morsetti del motore e sostituiscono componenti analoghi in metallo e ceramica riducendone il costo e prolungando la durata. A livello globale i settori principali d’applicazione sono l’aerospaziale, i semiconduttori, altri usi industriali e trasporto, come pure le attrezzaure per ufficio e le pompe.

Prima mondiale: nanotecnologie in viticoltura
11-01-2006 Si tratta di nanotecnologie per la viticoltura messe a punto dal centro di ricerca e nate da studi all’avanguardia, nel campo della microbiologia, del ricercatore Alessandro Mendini. Come egli insegna, in Natura “il piccolo costruisce il grande”.

Tali nanotecnologie intervenendo sul sistema e sulla programmatica strutturale della vite mirano soprattutto, senza contrastare i programmi agronomici in atto, a ricostituire l’equilibrio generale del sistema suolo-pianta. Una necessità urgente in quanto le conseguenze di un conclamato squilibrio toccano ormai sempre più vaste aree della nostra realtà agricola.

Questa innovazione tecnologica rappresenta il necessario passaggio da un equilibrio di tipo chimico, forzato e precario a un equilibrio di tipo naturale, che non genera alterazioni della programmatica primaria della pianta, a totale favore della produttività e delle caratteristiche organolettiche. È un passaggio fondamentale perché, anche se non sempre visibile all’occhio, l’agricoltura, per l’uso indiscriminato della chimica, vive una situazione instabile di grande squilibrio.

Il concetto di equilibrio, dal quale l’agricoltura non può più prescindere, viene introdotto per la prima volta in maniera concreta e unica dalla AXS M31 grazie al ricercatore a alla sua profonda conoscenza delle strutture vitali della pianta.

Egli ha condotto ampi e diffusi monitoraggi rilevandone dati significativi; fra questi i dati relativi alle percentuali della fauna microbica, essenzialmente importanti per la capacità biotica. Ad esempio nei terreni dell’area Nord settentrionale del Paese si registra la presenza di un massimo di 20 tipologie di microrganismi contro le 70 che normalmente dovrebbero esistere in un terreno equilibrato.

Ne deriva un’eccessiva influenza nel suolo dei composti acidi immessi dai microrganismi patogeni che si traduce nel ritiro e nell’incapsulazione dei microrganismi fitoprobiotici e nell’instaurazione delle patologie. Maggiormente quando queste sono già innescate o manifeste, la pianta richiede adeguati tempi di reazione per la riprogrammazione, delineabili mediamente in tre fasi annuali: una prima fase di preparazione, una seconda fase di potenziamento e una terza fase di stabilizzazione, alle quali segue un programma di continuità.

Per realizzare il massimo dei risultati in equilibrio, la pianta deve agire contemporaneamente su tre realtà condizionanti, separate ma interagenti: passato, presente, futuro. Su queste tre realtà dimensionali la pianta basa anche il suo processo geometrico di sviluppo spaziale, programmando rispettivamente e in contemporaneità la microcombustione, la catalizzazione e la formazione della sua struttura. Per questo un programma equilibrato è vitale.

Mettere in equilibrio la pianta significa incrementarne la potenzialità permettendo all’agricoltore scelte produttive orientate alla quantità e/o alla qualità. Pianta e terreno non ancora trattati presentano potenzialità con valori ridotti tra 20 e 50, a causa del continuo impoverimento, dovuto a sfruttamento, inquinamento, stress climatico ed ambientale, a cui sono sottoposti da quarant’anni a questa parte.

Pianta e terreno trattati presentano, invece, valori di incremento progressivi della potenzialità, che indicano come le maggiori variazioni avvengano nell’arco di circa tre anni. Il mantenimento dei trattamenti negli anni successivi rende possibili ulteriori miglioramenti, mettendo in sicurezza l’agricoltore da fattori ambientali avversi e dall’inasprimento delle problematiche patologiche.

Report sulla salute del pianeta
11-01-2006 Il Millennium Ecosystem Assessment rappresenta il più grande sforzo scientifico compiuto dalle Nazioni Unite per fornire un quadro sulla salute del pianeta e orientare le politiche di sviluppo. Lo studio mette in relazione la salute degli ecosistemi e il grado di sviluppo della nostra specie misurando quanto ancora la Terra abbia da offrire in termini di risorse e ipotizzando quali saranno gli scenari nei prossimi cinquant’anni.

L’iniziativa è stata lanciata nel 2000 dall’ONU e ha coinvolto 1.200 studiosi nella prima stesura, per arrivare a 2.000 considerando i cicli di revisione dei lavori, con il coinvolgimento di 180 governi.

Durante la tavola rotonda si è parlato di come negli ultimi 50 anni gli esseri umani abbiano modificato gli ecosistemi più rapidamente e profondamente che in qualsiasi altro periodo della storia umana, soprattutto per venire incontro alla crescente domanda di cibo, acqua dolce, legno, fibre e combustibile. Ciò ha prodotto la più ampia e sostanziale perdita irreversibile di diversità della vita sulla terra.

Alcuni numeri analizzati:
· ogni anno scompare lo 0,5% degli habitat emersi;
· dei 24 ecosistemi considerati il 60% è danneggiato o sfruttato in maniera non sostenibile;
· solo 4 ecosistemi hanno beneficiato dell’azione umana e 15 sono in netto declino;
· migliora invece la disponibilità di foreste;
· nei mari il pesce è ridotto al 10% rispetto agli albori della pesca industriale;
· considerando che la scienza ha identificato solo il 10% delle specie viventi, quelle che vanno incontro a estinzione nei prossimi 100 anni sono il 22% degli uccelli, il 25% dei mammiferi e almeno il 32% degli anfibi.

Un gruppo di lavoro di studiosi all’interno del progetto Millennium Ecosystem Assessment si è dedicato allo sviluppo di quattro “futuri possibili”:
· lo scenario “Global Orchestration “che dipinge una società globalmente interconnessa nella quale le riforme politiche sul commercio globale e la liberalizzazione economica vengono utilizzate per riformulare le economie e la governance, enfatizzando la creazione di mercati che consentono uguale accesso di partecipazione e uguale accesso di utilizzo di beni e servizi;
· lo scenario “Order from Strength” che rappresenta un mondo regionalizzato e frammentato, preoccupato per la propria sicurezza e protezione, che enfatizza soprattutto i mercati regionali e destina poca attenzione ai “beni comuni”;
· lo scenario “Adapting Mosaic” che riguarda un mondo con la crescita delle strategie locali di gestione degli ecosistemi e il rafforzamento delle istituzioni locali;
· lo scenario “TechnoGarden” che dipinge un mondo globalmente interconnesso, fortemente tecnologizzato e altamente gestito con una sorta di ingegnerizzazione degli ecosistemi per l’ottenimento dei servizi dagli stessi.

Il Millennium Ecosystem Assessment ha prodotto un grande numero di report, alcuni ancora in fase di elaborazione, tra i quali alcuni specificamente dedicati al business e alle aziende. Oltre che fornire indicazioni a governi e organizzazioni internazionali infatti il progetto intende coinvolgere le imprese, soprattutto quelle del primo mondo, con indicazioni, best practise, studio di opportunità di business futuro per l’utilizzo delle risorse, dell’energia e per la sostenibilità sociale, ambientale, ma anche economica di un mondo in cui cresce la popolazione, crescono i consumi e diminuisce il capitale naturale disponibile.

Accordo quadro Anci-Conai per migliorare la raccolta differenziata nei comuni
11-01-2006 237.666 tonnellate di imballaggi raccolti ogni anno su una produzione di rifiuti urbani pari a 2.929.093; una raccolta differenziata che ha superato l’8% con una percentuale di Comuni convenzionati che arriva sino al 95% e ben 31 impianti sul territorio. Questa la fotografia di una regione Lazio sempre più attiva nella raccolta, ma ancora lontana dalla media nazionale del 21,47% e dall’obiettivo di legge del 35%. Anche l’Umbria si dimostra una regione molto attiva, con il 17,95% di raccolta differenziata e un procapite – quello dei perugini – che supera tutti con ben 39,4 kg. Ecco quanto emerge dal convegno “I Comuni e la raccolta differenziata; le opportunità del nuovo accordo Anci/Conai”, tenutosi a Villa Celimontana con la partecipazione di Dario Esposito, Assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Roma, Roberto De Santis e Giancarlo Longhi, rispettivamente presidente e direttore generale Conai, Daniele Fortini, presidente Federambiente, Giulio Quercioli Dessena, presidente Fise Assoambiente, Nicola Nascosti, membro Comitato Coordinamento Accordo Quadro Anci/Conai, e i rappresentanti di Cial, Cna, Comieco, Corepla, Rilegno.

Con il nuovo accordo quadro, che riguarda le filiere di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e che resterà in vigore sino al 31 dicembre 2008, i Comuni otterranno un corrispettivo superiore, rispetto al passato, per ogni tonnellata di imballaggi raccolti e avviati poi a riciclo dal sistema Conai/Consorzi. L’accordo, infatti, è uno strumento volto a migliorare la raccolta differenziata nei Comuni, ai fini del riciclo e recupero degli stessi, pertanto i nuovi corrispettivi sono in funzione della qualità della raccolta: a una migliore qualità viene riconosciuto un corrispettivo più alto. Per l’acciaio si va da un massimo di 72 euro a un minimo di 33 euro a tonnellata. Per l’alluminio da un massimo di 368 euro a un minimo di 150 euro a tonnellata. Per la carta, il corrispettivo va dagli 84 euro ai 42 euro a tonnellata. Ogni tonnellata di legno vale, invece, tra i 12 e i 6 euro, mentre per la plastica si va da un massimo di 275 euro ad un minimo di 30 euro.

Con la collaborazione del sistema Conai-Consorzi, in cinque anni (1999-2003) la raccolta differenziata urbana è aumentata in Italia del 115% e le convenzioni fra i Consorzi di filiera e i Comuni coprono ormai il 75% della popolazione nazionale, con punte del 95% per alcuni materiali. Il rapporto tra rifiuti di imballaggi smaltiti in discarica e il recupero degli stessi si è drasticamente capovolto dal 1998, data di costituzione del Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) a oggi. Siamo infatti passati da una situazione (1998) che vedeva ben 7.174.000 tonnellate di rifiuti da imballaggio smaltiti in modo indifferenziato in discarica ogni anno, contro soltanto 3.571.000 tonnellate di rifiuti di imballaggi recuperati, a una situazione a fine 2004 sostanzialmente opposta, con 7.427.000 tonnellate di rifiuti da imballaggio recuperati contro 4.443.000 che finiscono in discarica.

Ecotool tra responsabilità ambientale e innovazione di prodotto
11-01-2006 Con l’entrata in vigore della normativa sull’obbligo, da parte della pubblica amministrazione, di acquistare prodotti “verdi” nella misura del 30%, del 35% in Lombardia, si aprono nuove opportunità per le imprese.

Partendo da questi presupposti la Regione Lombardia ha deciso di realizzare “Ecotool” uno strumento on-line gratuito per supportare le imprese allo sviluppo di prodotti utilizzando materiale riciclato.

Al suo interno si potrà consultare la normativa vigente in materia di “green public procurement”, ottenere informazioni sui materiali riciclati e sull’Ecodesign, verificare le possibilità di miglioramento del prodotto durante la progettazione.

Al lancio di Ecotool il 16 dicembre presso la sede della Regione Lombardia erano presenti l’Assessore alle Reti e ai Servizi di Pubblica Utilità, Maurizio Bernardo, il Presidente dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, Massimo Ferlini, il Presidente di Cestec Massimo Malacrida ed esponenti dei consorzi di filiera Comieco, Cial e Corepla.

“Questo è un passo importante perché da un lato con il progetto Remade in Italy stiamo coinvolgendo l’opinione pubblica facendo conoscere da vicino nuove tipologie di prodotti lombardi in materiale riciclato di qualità e design, dall’altro con Ecotool puntiamo sul Remade in Italy, sulle imprese lombarde sostenendole nella creazione di beni che soddisfino questo nuovo mercato verde nascente” ha affermato l’Assessore Bernardo.

Con Ecotool le imprese avranno a disposizione gratuitamente uno strumento on-line in cui inserendo le caratteristiche del bene attualmente prodotto e successivamente modificando alcune variabili di tipo ambientale, ovvero inserendo accorgimenti di produzione come rendere il prodotto maggiormente riciclabile, si otterranno diversi risultati utili all’impresa per comprendere quanto il proprio prodotto può essere migliorato in termini di sostenibilità ambientale e quanto può essere modificato per incidere in modo sempre minore sull’ambiente.

Ecotool vuole essere un primo strumento guida soprattutto per le piccole medie imprese nell’avvicinamento all’ecodesign ed all’uso dei materiali riciclati.

“Con il decreto sul 30% sono in continuo aumento le Pubbliche Amministrazioni che acquistano prodotti realizzati in materiale riciclato. Questo è solo un primo segnale di un mercato che continuerà a crescere. L’Ecotool rappresenta un valido strumento di supporto alle imprese per proporre al mercato prodotti più innovativi e con contenuto di riciclato. È un’opportunità da cogliere per innovare il prodotto ed essere maggiormente competitivi in un mercato sempre meno locale e sempre più internazionale” ha sottolineato Massimo Ferlini Presidente dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti “bisogna inoltre che le imprese siano a conoscenza di strumenti quali il Repertorio del Riciclaggio, un registro sito presso l’ONR, per mezzo del quale i prodotti “verdi” ottengono una sorta di “riconoscimento” ufficiale, in cui Pubblica Amministrazione e imprese possono conoscere i diversi tipi di beni e interagire in base alle esigenze di ciascuno”.

Emergenza idrica: l’acqua non è più una risorsa libera
11-01-2006 I numeri parlano chiaro. Nel nostro Paese manca un miliardo di metri cubi negli invasi rispetto alle necessità e come se non bastasse, su gran parte del territorio italiano il tasso di dispersione legato all’obsolescenza delle reti idriche in alcune zone supera il 40%.

Se ne è parlato a Lamezia Terme nei giorni scorsi nel convegno organizzato da IATT (Italian Association for Trenchless Technology). Il problema dell’emergenza idrica va affrontato in maniera definitiva, tenendo ben presente le caratteristiche della rete e la gestione della stessa.

Tale situazione è tanto più critica nelle regioni che dipendono in maniera quasi esclusiva dalla risorsa accumulata nei serbatoi. Sono infatti le regioni come Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia quelle dove si registrano le maggiori conseguenze dovute a una diminuzione delle risorse accumulate nei propri invasi nonché principali interessate all’attività di miglioramento dell’efficienza delle infrastrutture.

Iatt è un’associazione senza fini di lucro che ha come unico fine quello di promuovere le conoscenze scientifiche e tecniche nel campo delle tecnologie Trenchless (no-dig), ovvero tecniche per la posa, la manutenzione, la sostituzione dei servizi a rete, oltre al consolidamento di versanti franosi e la bonifica di siti inquinati, con un limitato o nullo ricorso allo scavo a cielo aperto, riducendo così in modo considerevole il danno economico il costo sociale e non ultimo l’impatto ambientale.

In tale contesto l’applicazione mirata delle tecnologie non invasive, nella sostituzione e/o risanamento delle condotte fatiscenti, rappresenta una valida soluzione applicabile nell’immediato che concilia il rispetto ambientale e sociale con l’innovazione infrastrutturale.

Oggi però la scarsa conoscenza delle reti dei sottoservizi e la loro esatta ubicazione fa preferire l’uso delle tecnologie tradizionali che vengono così ritenute più sicure, è quindi fondamentale una mappatura delle reti dei sottoservizi che, unitamente a una attenta analisi e monitoraggio delle perdite consenta interventi mirati (tecnica georadar e sistemi televisivi)

Premesso questo, vista l’attualità e l’urgenza del problema, sarebbero auspicabili la sensibilizzazione e il coinvolgimento pieno e concreto delle istituzioni e delle amministrazioni locali. Iatt sta di fatto perseguendo questo obbiettivo attraverso una “campagna” di formazione e informazione presso i Comuni italiani.

Di recente realizzazione due iniziative in collaborazione con le Amministrazioni Regionali in Calabria e in Sicilia (iniziative analoghe si terranno nel Lazio e in Toscana entro il mese di aprile), dalle quali è emersa una manifesta sensibilità del Ministero delle Infrastrutture al tema del no-dig e dell’innovazione tecnologica. È stato difatti creato un Gruppo di Lavoro presieduto dal Capo della Segreteria Tecnica del Vice Ministro Ugo Martinat con il compito di individuare e predisporre “norme e procedure” inerenti l’applicazione delle Tecnologie No-dig nella realizzazione di Opere Pubbliche. È emersa inoltre l’assoluta necessità di creare un organismo di coordinamento permanente e di riunire tavoli di incontro e lavoro tra i gestori delle reti stradali, i gestori delle infrastrutture sotterranee e le Università. È altresì fondamentale dare supporto tangibile agli enti locali e alle imprese tramite l’attività di finanza agevolata “QCSS” (Quadro Comunitario di Sviluppo e Sostegno). Diventa sostanziale il ruolo delle istituzioni bancarie e del Project Financing, per fare in modo che l’adozione di un progetto trenchless goda dell’appoggio non solo delle istituzioni ma anche del mondo degli istituti di credito e finanziari.

HP ha incrementato del 17% il riciclaggio dei materiali nel 2005
11-01-2006 HP ha raccolto più di 2,5 milioni di unità hardware – per un peso complessivo di più di 22,6 milioni di chilogrammi – che saranno rigenerati per essere messi in vendita o donati. Fino a oggi, HP ha riciclato hardware e cartucce di stampa in ogni parte del mondo per un peso superiore a 340 milioni di chilogrammi, avvicinandosi pertanto al raggiungimento dell’obiettivo di riciclare complessivamente, entro la fine del 2007, 453,5 milioni di chilogrammi.

HP intende raggiungere il proprio obiettivo globale in questo campo estendendo a un maggior numero di clienti il suo programma di restituzione e riciclaggio e rendendo disponibili nuove modalità per restituire e riciclare le apparecchiature elettroniche e le cartucce di stampa HP usate o inservibili in modo più pratico e responsabile. Nel corso del 2005 HP ha annunciato diverse iniziative.

Queste comprendono l’introduzione di un servizio gratuito di riciclaggio hardware destinato alla clientela commerciale e aziendale dei Paesi dell’Unione Europea che acquistano prodotti sostituitivi HP. L’iniziativa anticipa l’entrata in vigore della direttiva UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nota come WEEE (Waste Electical and Electronic Equipment). Una simile iniziativa è stata approntata per i clienti nella regione Asia-Pacifico.

Per rendere le operazioni di riciclaggio più pratiche ed economiche, negli Stati Uniti HP ha stretto rapporti di partnership con i rivenditori offrendo il riciclaggio gratuito in occasione di eventi svoltisi nel corso dell’anno a San Diego e Roseville, in California, Minneapolis, in Minnesota, e Bentonville, in Arkansas. Simili iniziative sono state organizzate anche in Germania e Australia.

In Cina HP ha avviato una partnership, prima nel suo genere, fra settore pubblico e privato che coinvolge il Global Village di Pechino, il Jane Goodall Institute e Roots and Shoots di Shanghai e Pechino. L’iniziativa mira a sensibilizzare i consumatori sul riciclaggio delle cartucce e a fornire ai cittadini di Pechino e Shanghai una modalità pratica ed economica per restituire le cartucce HP affinché siano riciclate gratuitamente e nel pieno rispetto dell’ambiente.

Il programma di riciclo HP è globalmente attivo in oltre 36 Paesi, aree geografiche e zone del mondo e mira a ridurre l’impatto sull’ambiente dei prodotti IT, minimizzando la quantità di rifiuti inviati alle discariche e aiutando i clienti a smaltire i prodotti in modo eco-compatibile. La plastica e i metalli recuperati dai prodotti HP sono utilizzati per produrre molti nuovi oggetti tra cui alcune parti del telaio delle auto, appendiabiti, giocattoli in plastica, montanti per staccionate, vaschette, e tegole per tetti.

Soluzione edile anti-smog: nasce Phönix di Lecablock
11-01-2006 Frutto della stretta collaborazione tra Lecablock e Italcementi, Phönix è realizzato con il nuovo agente legante fotocatalitico TX Millennium che, aggiunto al cemento durante la produzione, reagisce e consente la decomposizione degli agenti responsabili dell’inquinamento atmosferico.

L’agente legante reagisce come nel processo naturale della fotocatalisi: attraverso l’azione dei raggi UV, TX Millennium accelera il processo di ossidazione dell’ossido di azoto decomponendo gli inquinanti – come fanno le foglie verdi degli alberi – e separandoli in sostanze non inquinanti. Questo legante evita inoltre l’accumulo di sostanze tossiche sulla superficie della pietra.

La caratteristica anti-smog non è la sola proprietà del massello ecologico dato che Phönix è autopulente e si differenzia per l’elevata resistenza all’usura.

La versatilità è un’altra caratteristica del prodotto che consente l’impiego per l’arredo di piazze, accessi carrabili, giardini, piste ciclabili, isole pedonali, strisce pedonali, marciapiedi, strutture in cemento a vista, barriere antirumore, spartitraffico ecc.

La gamma, composta da sei colori base – grigio, marrone, rosso, safari, antracite, rustical – si presenta con quattro superfici diverse che imitano la pietra naturale. Phönix è una buona alternativa alla costosa pietra naturale che prima o poi non sarà più disponibile e nella maggior parte dei casi richiede trasporti più complessi.

L’effetto fotocatalitico del massello Phönix di Lecablock è stato provato in laboratorio presso l’Istituto di Ricerca dell’Università di Ferrara confermano la validità sotto l’aspetto ecologico di questo nuova massello autopulente per pavimentazioni. Eseguendo una proiezione di tali risultati risulta che 1.000 m2 di superficie fotocatalitica puliscono 200.000 m3 di aria ogni 10 ore. Test di laboratorio hanno dimostrato che mediamente ogni ora viene decomposto l’80-90% degli ossidi di azoto (NOx e NO) presenti nell’aria. Nelle prove di campo interni, condotte da Italcementi, risulta invece una decomposizione degli inquinanti pari al 40-50%.

Manutenzione programmata delle torri evaporative secondo Mita
11-01-2006 Anche nell’ambito del raffreddamento industriale sono necessarie alcune accurate attività di manutenzione per garantire un efficiente scambio termico, un notevole risparmio di acqua e di energia elettrica e un corretto funzionamento degli impianti che prevedono l’installazione di una torre di raffreddamento.

Per sensibilizzare la clientela nei confronti di questi argomenti e verificare l’efficienza degli impianti di raffreddamento esistenti sul territorio nazionale, la società Mita, che dal 1960 produce e commercializza torri evaporative in corrodibili, mette a disposizione un proprio tecnico specializzato che, su specifica richiesta del cliente, anche per torri prodotte da altri costruttori, potrà fare un sopralluogo e suggerire le attività di manutenzione più idonee o la eventuale sostituzione delle parti usurate.

La struttura della torre di raffreddamento è infatti relativamente semplice (è composta da un involucro principale, o corpo della torre, al quale vengono abbinati altri elementi, come tubazioni di distribuzione acqua, ugelli spruzzatori, pacco di scambio termico e separatore di gocce) ma sono necessari interventi di pulizia periodici per eliminare eventuali incrostazioni e presenze di alghe che possono provocare dannose ostruzioni, soprattutto all’interno del pacco di scambio.

I pacchi di riempimento devono essere mantenuti sempre in perfette condizioni, essi svolgono un ruolo importante e determinano il rendimento termico della torre di raffreddamento perché, pur non intervenendo direttamente nello scambio termico tra acqua e aria, lo condizionano svolgendo due funzioni essenziali: limitano la velocità di caduta dell’acqua, in modo che la sua permanenza all’interno della torre (dal momento di immissione a quello di uscita) sia sufficiente per ottenere l’effetto desiderato; suddividono le correnti di acqua e aria in flussi molto piccoli, affinché il loro contatto possa essere il più intimo possibile.

Mita dispone di un’ampia gamma di pacchi di scambio studiati per garantire il massimo rendimento, con passaggi aria/acqua idonei per ogni tipo di acqua (pulita, parzialmente sporca, molto sporca con residui solidi in sospensione) e fornisce i ricambi per torri evaporative di tutti i modelli e di tutte le marche.

Alcuni costruttori, per ottenere alte prestazioni con ridotte dimensioni della macchina, utilizzano un pacco con canali aventi ampiezza pari a 12 mm (particolarmente indicata per gli impianti di condizionamento) ma che è soggetto, per acque di tipo industriale, a incrostazioni, con conseguente perdita di potenzialità o gravoso aumento degli interventi di manutenzione.

Per questo motivo Mita attrezza tutte le proprie macchine, destinate a uso industriale, con pacchi di riempimento aventi canali con ampiezza pari a 20 mm, riducendo notevolmente le operazioni di pulizia e/o di sostituzione.

Per completare la gamma dei servizi offerti alla clientela e limitare al minimo indispensabile il tempo di “fermo macchina”, in caso di guasto alla torre di raffreddamento, Mita ha istituito inoltre il servizio di spedizione Espresso, in grado di garantire la consegna del ricambio (motori o ventole) entro 36/48 ore dall’ordine.

Presentato il rapporto Enea sulle fonti rinnovabili 2005
11-01-2006 Luigi Paganetto, Commissario Straordinario dell’Enea ha sottolineato che “l’esigenza di orientare le politiche energetiche nazionali verso un modello basato su un crescente ricorso alle fonti rinnovabili di energia, richiede interventi per lo sviluppo e l’introduzione nel mercato di nuove tecnologie. Per fare questo occorrono politiche di incentivazione in grado di stimolare insieme ricerca, innovazione e sviluppo della domanda. Solo così si potrà determinare un circolo virtuoso tra tecnologie, innovazione e sviluppo industriale.”

L’incremento del ricorso alle fonti rinnovabili di energia è da considerare una scelta strategica nell’ambito delle politiche per il miglioramento della sicurezza del sistema energetico nazionale, come diversificazione delle fonti di approvvigionamento, e nello stesso tempo, di riduzione dell’impatto dell’utilizzo dell’energia sull’ambiente. In considerazione del potenziale utilizzabile e dello stato dell’arte a livello internazionale, il ricorso attuale alle fonti rinnovabili nel nostro Paese è ancora trascurabile.

L’incremento del ricorso alle fonti rinnovabili di energia è da considerare una scelta strategica nell’ambito delle politiche per il miglioramento della sicurezza del sistema energetico nazionale, come diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, nello stesso tempo, di riduzione dell’impatto dell’utilizzo dell’energia sull’ambiente. In considerazione del potenziale utilizzabile e dello stato dell’arte a livello internazionale, il ricorso attuale alle fonti rinnovabili nel nostro Paese è ancora trascurabile.

In Italia, nel 2004, le rinnovabili hanno contribuito al bilancio energetico nazionale per poco più del 7%, un valore questo che, pur allineato alla media europea, è dovuto essenzialmente alle fonti idroelettrica e geotermica (oltre il 65% del totale) e per il 30% alle biomasse che hanno fatto segnare un buon incremento negli ultimi anni. Il contributo delle “nuove rinnovabili”, costituite da solare ed eolico, è ancora attestato su valori percentuali bassi, non raggiungendo neanche il 3% e il trend in atto non mostra crescite apprezzabili.

È nella produzione di energia elettrica , a cui le rinnovabili hanno concorso nel 2004 al 16% circa del consumo
lordo totale, che si può meglio apprezzare il contributo delle diverse fonti.
Con una potenza lorda intorno a 17 GW e una produzione di quasi 43 TWh nel 2004 l’ idroelettrico copre oltre il 75% della produzione da rinnovabili: tale produzione non è però suscettibile di significativi incrementi che, considerato il forte impatto ambientale di questa tecnologia, potranno essere limitati a interventi alla piccola scala.

Anche per l’ energia geotermoelettrica , che con quasi 5,5 TWh ha contribuito nel 2004 per un 10% circa alla produzione di elettricità da rinnovabili, non si può prevedere un incremento significativo dei circa 700 MW di potenza installati. L’energia da biomasse e rifiuti , oltre 5 TWh del 2004, e l’ eolico , oltre 1,8 TWh nello stesso anno, mostrano negli ultimi cinque anni un buon incremento percentuale e le loro potenzialità di crescita sono elevate. Particolare è la situazione del fotovoltaico la cui produzione elettrica nel 2004 è stata di solo 27 GWh e che, sulla scorta di quanto avvenuto nei principali paesi industrializzati, presenta con l’eolico le maggiori potenzialità di crescita

Un incremento dell’uso delle fonti rinnovabili non può non rientrare in una politica di diversificazione delle fonti, insieme a molte altre azioni sul lato dell’offerta e della domanda, necessarie al nostro Paese per affrontare coerentemente l’incerto mercato dell’energia dei prossimi decenni. Abbiamo visto, d’altra parte, che l’attuale trend di crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili consentirà difficilmente di raggiungere il 22% della domanda elettrica per cui si è impegnato il nostro Paese, ma una politica mirata può ancora portare a risultati significativi, quali quelli raggiunti in Paesi come la Danimarca , la Germania e, più recentemente, la Spagna in cui i nuovi settori industriali delle rinnovabili si presentano già oggi come una realtà vivace e consolidata con un indotto significativo in termini economici e di occupazione e prospettive di crescita sul mercato internazionale di grande rilievo.

In Italia, con il recepimento della direttiva comunitaria sulle fonti rinnovabili, si è aperto uno scenario all’interno del quale l’intervento per lo sviluppo delle rinnovabili può rappresentare una forte occasione di crescita industriale, tanto più strategica in quanto si collochi in settori a elevato tasso di innovazione tecnologica
In questa prospettiva si collocano le attività che l’Enea porta avanti sul piano dell’analisi energetica e ambientale proponendosi, in sinergia con le attività di ricerca e sperimentazione, a supporto delle politiche di innovazione e di sviluppo competitivo del sistema della produzione e dei servizi del Paese. Il Rapporto sulle Fonti Rinnovabili si propone come strumento in grado di fornire elementi informativi e strumenti di analisi che siano di effettiva utilità al decisore pubblico, all’operatore industriale e al cittadino.

Efficienza energetica: un risparmio per le imprese, un’opportunità di sviluppo per il territorio
11-01-2006 Alla base del progetto di Prefer (Polo per il risparmio energetico e fonti energetiche rinnovabili) c’è la consapevolezza che adeguate soluzioni architettoniche e impiantistiche, non necessariamente associate ad alti costi di realizzazione, possono ridurre i costi di gestione degli edifici industriali e migliorare le condizioni di lavoro delle persone che ci vivono. Per approfondire con casi concreti gli studi del progetto sono stati presi in considerazione quattro distretti produttivi del Nord Milano siti a Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Bresso.

L’analisi energetica degli insediamenti artigianali Falck Concordia Sud, Breda, Cis 1 e Campo Volo è stato un interessante momento di confronto tra i tecnici e gli imprenditori che hanno individuato possibili interventi migliorativi su edifici già realizzati o la cui costruzione è in fase di realizzazione.

Per spiegare agli imprenditori e agli operatori degli enti pubblici la realizzabilità di queste soluzioni innovative sono anche state approfondite le buone pratiche di edilizia pubblica e produttiva esistenti a livello europeo. Tra le iniziative più interessanti c’è stato l’incontro con l’architetto tedesco Riecks, uno dei tecnici che hanno realizzato lo stabilimento Solvis nella Bassa Sassonia: un edificio che funziona senza utilizzare alcun combustibile fossile, una struttura esemplare perché totalmente autonoma dal punto di vista energetico.

L’approfondita analisi di Prefer ha messo a fuoco che l’elemento fondamentale dell’eccellenza nelle prestazioni energetiche di edifici destinati alle attività produttive è l’integrazione tra l’involucro dell’edifico e l’impiantistica. Per riuscire ad ottimizzare la gestione energetica dell’edificio occorre cioè un’attenta valutazione del rapporto tra l’orientamento, la forma dell’edifico, il controllo invernale-estivo dei guadagni solari e i ricambi d’aria, il recupero termico, la limitazione dell’uso del condizionamento.