Edizione N° 6 del 13 luglio 2005

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Edizione N° 6 del 13 luglio 2005


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In Italia si prospetta un futuro di riciclo
13-07-2005 Il repertorio del riciclaggio nasce con il DM 203/2003, diviene però attivo nei primi mesi di quest’anno dopo l’approvazione delle varie circolari ministeriali che indicano le caratteristiche di diverse tipologie di materiali riciclati e di prodotti realizzati in materiale riciclato.

Il repertorio del riciclaggio contiene l’elenco dei materiali riciclati, l’elenco dei manufatti e beni in materiale riciclato indicante l’offerta, la disponibilità e la congruità del prezzo ed è tenuto e reso pubblico a cura dell’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti (Onr). La diffusione via Internet del repertorio può essere consentita anche a terzi, purché non a titolo oneroso. L’elenco ufficiale è in ogni modo quello esclusivamente tenuto e diffuso dall’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti.

“Il repertorio – rileva Adriano Vignali, vice presidente dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti – è lo strumento che permetterà alle imprese di mettere in una vetrina, ufficialmente riconosciuta, i propri prodotti e i materiali ricavati dal recupero da rifiuti, e alle Pa e società a prevalente capitale pubblico di indire apposite gare per acquistare prodotti verdi. Ciò porterà, quando il repertorio sarà effettivamente operativo, sia in senso qualitativo sia per consistente quantità di prodotti e materiali disponibili, alla realizzazione di un importante mercato dei beni e dei materiali riciclati, chiudendo così il ciclo delle diverse filiere della raccolta differenziata. I vantaggi ottenuti saranno significativi sia per il risparmio di materia ed energia, sia per il minore impatto ambientale dovuto principalmente al ricorso sempre più limitato agli attuali metodi di smaltimento con alto impatto ambientale. Mi riferisco in particolare alle discariche che impegnano attualmente vaste aree di territorio per tempi di decine di anni. A ragione di quanto detto mi sento in dovere di rivolgere un appello al fine di divulgare al massimo la conoscenza dell’operatività del repertorio, per ottenere così sempre più numerose richieste di adesione e realizzare un’effettiva chiusura dei cicli delle diverse tipologie di rifiuti”.

Per promuovere in Italia la conoscenza e l’acquisto di beni in materiale riciclato è nato Ecofatto, il progetto di Fiera Rimini e GeFi, realizzato in collaborazione con il contributo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il patrocinio dell’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti e con la collaborazione dei consorzi Nazionali per il riciclo e il recupero dei materiali: Conai, Cial, Comieco, CoRePla, CoReVe, Rilegno, Consorzio Nazionale Acciaio e Argo. L’allestimento della mostra è curato da Marco Capellini. Ecofatto, presente a Roma presso Forum Pa dal 9 al 13 maggio, ha voluto stupire il pubblico con un’ambientazione scenografica che facesse rivivere l’ambiente domestico. 150 prodotti e 100 materiali riciclati, presentati ricreando un ambiente d’uso quotidiano con salone, cucina, studio, camera da letto, garage, cantiere e un grande giardino in cui sono stati inseriti oggetti e complementi di arredo, cancelleria, utensili per la casa e il lavoro, giochi, biciclette, prodotti per l’edilizia, accessori e componenti per auto e moto e tanti altri prodotti con cui quotidianamente abbiamo a che fare.

Notizia tratta da un articolo pubblicato sulla rivista Inquinamento n. 73 – luglio/agosto 2005, a cura di Stefania Vignali.

Ratifica del protocollo di Kyoto
13-07-2005 La scelta: affrontare gli argomenti partendo da una prospettiva europea, per scendere poi al livello nazionale e locale, scoprire esempi di successo e stimoli per il futuro. Questo passaggio, dal generale al particolare, evidenzia come le implicazioni che intervengono a livello pratico per le realtà aziendali sono conseguenze di meccanismi che avvengono a livelli più alti. A tale scopo, la testimonianza del Tuv Tedesco è servita ad avere un quadro dei nuovi parametri richiesti dalla Comunità europea per il monitoraggio in continuo delle emissioni e ha aperto la strada agli altri interventi.

L’Istituto Superiore di Sanità ha fatto il punto delle novità a livello di direttive comunitarie e normative nazionali, per il monitoraggio delle emissioni e per il contenimento nella produzione di alcuni inquinanti in seguito all’emanazione della direttiva comunitaria 2000/76/CE in corso di recepimento in Italia. All’Arpa della regione Marche è andato il compito di riportare l’esperienza delle autorità ambientali locali legata alle novità introdotte dalla direttiva Ippc 96/61/CE (Integrated Pollution Prevention and Control) e dal decreto legislativo n. 59 del 2005. Il messaggio è il cambiamento di prospettiva che pone l’Arpa in veste di alleato delle imprese che vogliono ottenere l’Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale.

Il fine è migliorare l’ambiente coinvolgendo l’azienda in un processo di miglioramento continuo. A fronte del quadro delle normative sono stati portati studi di successo realizzati sul campo per monitorare la diffusione degli inquinanti nell’atmosfera originati dalle principali sorgenti presenti sul territorio (traffico, industria e il riscaldamento degli edifici). Questa testimonianza è arrivata dall’Università di Brescia: l’analisi svolta ha differenziato e quantificato il contributo all’inquinamento atmosferico delle diverse sorgenti emissive; si è cercato di sviluppare uno strumento in grado di supportare i decisori nella definizione di strategie di intervento mirate e ottimali. Da ultimo, lo studio si è posto l’obiettivo di fornire un contributo di chiarezza nell’informazione dei cittadini, favorendo la comprensione e l’accettazione delle soluzioni operative (in prima misura sul traffico) riferite alle problematiche dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani.

Novità dal mondo su cui ragionare e riflettere per i prossimi anni: l’autovelox dell’inquinamento, per rilevare a distanza la presenza di inquinanti nei gas di scarico delle automobili sviluppato dall’azienda inglese Tdl sensors e una nuova tecnologia per l’abbattimento delle diossine dai gas mediante un processo di assorbimento in un materiale polimerico sviluppata dalla svedese Gotaverken Miljo.

Smaltimento dei metalli pesanti
13-07-2005 In Italia vengono prodotte ogni anno circa 500 mila tonnellate di metalli pesanti, in massima parte in Sardegna, nel polo industriale di Portovesme. Tali produzioni generano acque reflue contaminate da metalli, in parte provenienti dalla veicolazione dei residui prodotti dal processo di estrazione di allumina da bauxite nell’ordine di circa 800 mila metri cubi per anno.

Il trattamento delle acque reflue urbane e industriali derivanti da lavorazioni diverse si effettua, per consuetudine, tramite la messa in sicurezza in appositi bacini di stoccaggio previa evaporazione della parte acquosa del residuo. Un procedimento che, pur essendo il più diffuso e utilizzato al mondo, è da considerarsi sub – ottimale dal punto di vista industriale, in quanto comporta costi energetici, implicati dalle fasi di riscaldamento del residuo liquido, e richiede una disponibilità crescente di terreno che le amministrazioni competenti concedono con sempre maggiori difficoltà.

Wahoo, azienda sarda che realizza processi industriali, propone una nuova tecnologia che consente il trattamento di acque reflue industriali contaminate da residui di metalli pesanti, quali quelle generate in seguito a particolari processi industriali; un tipico esempio è quello per l’estrazione di allumina (materia prima per la produzione di alluminio metallico) da bauxite.

La tecnologia, frutto di investimenti in R&S e impianti per circa sei milioni di euro è stata realizzata da ricercatori sardi formati prevalentemente all’Università di Cagliari ed è attualmente utilizzata nell’impianto JP1 situato nel polo industriale di Portoscuso (in Sardegna) per bonificare le acque reflue della produzione dello stabilimento di Eurallumina. L’impianto Eurallumina, controllato dai gruppi Rio Tinto e Glencore International, si avvale dell’impianto di Wahoo per trattare circa 150 metri cubi all’ora di acqua, importanti per mantenere il bilancio idrico dei bacini di raccolta del residuo industriale.

La tecnologia di Wahoo utilizza un polimero in grado di far precipitare i metalli pesanti, ottenendo acqua depurata. In particolare, tale trattamento consente la precipitazione del metallo pesante attraverso una serie di fasi il cui output finale è composto da acqua salmastra completamente depurata e da fango di scarto disidratato e in forma granulare. Il prodotto di scarto presenta, peraltro, caratteristiche chimico – fisiche tali da consentirne vari utilizzi, ad esempio nell’ambito delle costruzioni o del recupero ambientale. È bene ricordare, a questo proposito, che la normativa attualmente vigente a livello comunitario, nazionale e locale, impedisce l’utilizzo alternativo dei residui di trattamento, in quanto classificati come materie prime di “seconda generazione” e di conseguenza destinate alla messa in sicurezza in appositi bacini.

Il trattamento messo a punto da Wahoo consente, in ogni caso, un risparmio significativo in termini di volumi di stoccaggio grazie alla separazione tra il residuo solido (destinato ai bacini) e l’acqua (che non transita più nei bacini, ma viene reimpiegata o rilasciata).

Più carta riciclata nella Provincia di Torino
13-07-2005 L’accordo non solo sancisce una più stretta collaborazione tra il Consorzio e la Provincia di Torino, ma anche l’inaugurazione di un gruppo di lavoro congiunto che faciliterà il flusso incrociato di informazioni sul riciclo e recupero degli imballaggi cellulosici, oltre ad agevolare l’acquisto di prodotti realizzati in materiali riciclati (i cosiddetti “acquisti verdi” previsti da Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio) e organizzare corsi di formazione per gli addetti alla raccolta e iniziative nelle scuole del territorio.

La Provincia di Torino coinvolge un considerevole bacino di utenza di oltre due milioni di cittadini che hanno mostrato una crescente consapevolezza su questa tematica, le cui implicazioni ambientali sono evidenti, ma sorprendenti le conseguenze economiche. Infatti, il bilancio complessivo dei costi e benefici della raccolta differenziata di carta e cartone evidenzia un saldo economico positivo che in Italia supera i 610 milioni di euro. Dal 1998 al 2004, la quantità di carta riciclata in Italia è più che raddoppiata, al punto da trasformare il nostro Paese in esportatore netto di carta da macero, risultato ottenuto anche grazie ad accordi e alla sensibilità civica degli italiani.

I benefici del riciclo della carta hanno inoltre un diretto impatto ambientale, basta infatti pensare che nel 2003 in Italia sono state riciclate oltre 1.800.000 tonnellate di materiali a base cellulosica, pari al taglio di ben 1.308 kg di anidride carbonica: come se si bloccasse il traffico per 6 giorni e 6 notti in tutta Italia! Oltre all’evidente risparmio energetico in termini di acqua ed energia.

Riciclando si impara
13-07-2005 Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana sono le Regioni che hanno partecipato con entusiasmo al concorso promosso dal Conai. I ragazzi, con l’aiuto dei docenti, hanno realizzato una ricerca volta ad approfondire la situazione della raccolta differenziata nel loro territorio e una proposta di attività per coinvolgere la cittadinanza e quindi contribuire a migliorare il livello di raccolta differenziata.

Per ciascuna Regione sono stati assegnati tre premi, primo, secondo e terzo classificato, da una giuria composta da: Giovannella Caruba, docente scolastico; Antonio Cianciullo, giornalista de La Repubblica; Roberto Leoni, consigliere per le relazioni internazionali del Miur; Giancarlo Longhi, direttore generale Conai; Emiliano Romano, Head of Sector di Tns Infratest e Paolo Soprano, direttore formazione del Ministero dell’Ambiente. La giuria ha anche assegnato tre premi speciali a quei progetti che, pur non rispondendo completamente ai requisiti indicati nel bando, hanno approfondito alcuni aspetti con particolare originalità e creatività.

“Uno dei compiti che la legge assegna al Conai – afferma Giancarlo Longhi – è quello di sensibilizzare ed educare i cittadini sui temi della salvaguardia dell’ambiente e, in particolare, sulla corretta gestione dei rifiuti di imballaggio. Nella convinzione che la Scuola debba svolgere un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani, Conai ha ideato e realizzato un ciclo di seminari di educazione ambientale riservati agli insegnanti della scuola media. In soli due anni di attività il programma ha coinvolto quasi 3.000 insegnanti in nove regioni d’Italia. Particolare attenzione è stata rivolta alle regioni ad emergenza ambientale, in cui si è svolta la maggior parte dei seminari. Il concorso – ha aggiunto Longhi – è stato pensato e ideato con il preciso intento di coinvolgere direttamente e attivamente i più giovani che, di fatto, hanno risposto positivamente alla sfida, partecipando numerosi”.

Operazione “Spiagge e fondali puliti”
13-07-2005 Oltre 300 le località interessate in tutta Italia, migliaia di volontari, bagnanti, pescatori, sub, intere famiglie – dotati di guanti, rastrelli e sacchi Virosac – impegnati nell’opera di difesa delle nostre coste e nell’azione di pulizia, alla vigilia dell’estate, dei rifiuti che fanno brutta mostra di sé sulle nostre spiagge, negli argini dei fiumi, nelle sponde dei laghi.

Un impegno concreto. Una partecipazione attiva quella di Virosac, sia nel fornire nuovi sacchi dedicati, allegri e colorati – la “materia prima” dell’operazione – sia nell’organizzare gruppi, anche di collaboratori, legati al mondo del volontariato. Una questione di mentalità per un’azienda decisamente orientata verso qualità, innovazione, cultura dello sviluppo sostenibile.

Da oltre trent’anni Virosac produce sacchi per rifiuti, per alimenti, pellicole estensibili, carta da forno, rotoli e vassoi in alluminio sempre con un occhio di riguardo verso l’ambiente. Tra le prime aziende in Italia impegnate per una gestione innovativa dell’impatto ambientale, nella promozione della raccolta differenziata, nella produzione di sacchi per rifiuti biodegradabili, marchiati, per approvazione, con il Cigno Verde di Legambiente.

Per porre ulteriore enfasi sull’iniziativa e richiamare il grande pubblico ad una maggiore coscienza ambientale, Virosac lancia in concomitanza con essa il quarto numero di “Messer Viro e gli ambienticidi”, uno strumento originale ideato dall’azienda, un periodico a fumetti stampato sui sacchi per i rifiuti e per questo diffuso in milioni di copie, in cui l’allegro personaggio di Messer Viro affronta queste tematiche con un linguaggio dissacratore e divertente.

Centrali a biomasse: i casi di Vienna e Monopoli
13-07-2005 La centrale di Simmering in Austria sarà una delle centrali a biomasse più grandi al mondo, alimentata esclusivamente con legno fresco di origine forestale. La divisione Power Generation di Siemens realizzerà l’impianto chiavi in mano, in qualità di Main Contractor. Wien Energie, assieme all’ÖBf (Ente Forestale Federale Austriaco) e alla società che gestisce il teleriscaldamento di Vienna, sono le altre realtà coinvolte. L’impianto sarà realizzato su parte del sito di una vecchia centrale esistente.

La centrale genererà 23,4 MWe in estate e 15,06 MWe più 37 MWth durante la stagione di teleriscaldamento. Il fabbisogno di combustibile sarà di circa 600.000 m³/a (ca. 23,4 t/h) di cippato di legno di origine forestale. L’impianto produrrà energia elettrica per circa 45.000 unità abitative e calore per circa 12.000. Grazie all’impiego di una tecnologia di combustione a letto fluido ottimizzata unitamente a un sistema di risurriscaldamento del vapore l’impianto conseguirà prestazioni energetiche di eccellenza in termini di efficienza. Inoltre la tecnologia di combustione adottata rende l’impianto molto flessibile rispetto alle variazioni di umidità del legno fresco.
L’entrata in esercizio dell’impianto ridurrà le emissioni di CO2 nell’area di Vienna di 144.000 t/a e farà risparmiare circa 60.000 t/a di carbone.

Anche in Italia, a Monopoli, la divisione Power di Siemens Italia ha realizzato una nuova centrale a biomasse per Ital Green Energy, società del Gruppo Casa Olearia Italiana. L’impianto ha una potenza complessiva di 11,7 MW e immetterà energia elettrica sulla rete A.T. tramite la C.P. a 150 kV di Monopoli.

L’impianto termoelettrico a combustione di biomasse – legno, sansa vergine ed esausta, vinacce, bucce di mandorle, residui di agrumi e potature, produrrà 90 mila kWh/anno di energia elettrica, l’equivalente del consumo di una città come Monopoli. I combustibili, essiccati in un capannone chiuso e in “depressione” per evitare la dispersione di odori, alimenteranno la caldaia a griglia mobile, in cui il vapore prodotto azionerà le pale di una turbina. L’impianto immette nell’aria solo vapore acqueo e non arreca danno all’ambiente circostante.

Inaugurata la centrale eolica offshore di Arklow
13-07-2005 L’attuale impianto da 25 MW realizzato da GE costituisce la prima fase di un progetto più ampio. In base ai termini dell’accordo di sviluppo congiunto, una volta completata la fase dimostrativa condotta da GE – a due anni circa di distanza dall’attivazione dell’impianto – Zeusford, una società posseduta al 50% da Airtricity e dalla spagnola Ehn, avrà diritto a esercitare l’opzione per l’acquisto dell’infrastruttura dalla stessa GE. Zeusford ha proposto l’ampliamento dell’installazione fino a raggiungere i 520 MW di capacità.

Una volta completato, il progetto da 520 MW permetterà di coprire approssimativamente il 10% del fabbisogno energetico complessivo del Paese. In Irlanda l’energia eolica contribuisce attualmente alla capacità energetica con soli 175 MW, dei quali 138 prodotti direttamente nel Paese.

Operative dal giugno 2004, le sette turbine eoliche GE da 3,6 MW, ognuna esposta sopra il livello del mare per un’altezza pari a quella di un edificio di 30 piani e con un diametro del rotore comparabile alla lunghezza di un campo da calcio, forniscono 25 MW di energia alla rete elettrica irlandese, sufficienti per soddisfare il consumo annuo di corrente di 16.000 abitazioni circa. L’impianto è stato realizzato sul banco sabbioso di Arklow Bank situato nel Mare d’Irlanda a 10 chilometri circa dalla costa.

L’Irlanda dipende attualmente per il 90% da importazioni di combustibili e, secondo l’European Wind Energy Association, l’energia generata dall’Arklow Bank Wind Park permetterà di risparmiare 15.000 tonnellate di combustibile fossile all’anno. Rispetto a un quantitativo simile di energia, generato da un impianto a carbone, l’Arklow Bank Wind Park eviterà il rilascio nell’atmosfera di 68.000 tonnellate circa di CO2, equivalenti a 16.000 automobili circa in meno, secondo quanto calcolato dalla British Wind Energy Association e da The Carbon Trust, una società indipendente finanziata dal governo britannico.

La scelta di Arklow Bank per la realizzazione del progetto è stata dettata dal fatto che si tratta di uno dei luoghi più ventosi di tutta Europa. La realizzazione del progetto e le condizioni locali del mare hanno costituito anche un utile banco di prova per i sistemi di sicurezza offshore, aprendo la strada all’implementazione del primo programma completo del settore per la sicurezza di impianti eolici offshore, sviluppato da GE Energy. La sicurezza è infatti una delle caratteristiche peculiari del progetto di Arklow Bank, come testimoniato dall’assenza di qualsiasi incidente da quando è iniziata la costruzione dell’impianto.

Energia pulita e certificata proiettata nel futuro
13-07-2005 La valorizzazione energetica delle biomasse rappresenta uno dei punti di riferimento della strategia italiana per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra; questa strategia si combina con gli obiettivi di riduzione dalla dipendenza energetica dell’Italia e di tutela del territorio con riferimento alla gestione dei suoli e alla conservazione e valorizzazione delle aree marginali e delle risorse locali.

In questo contesto si inserisce l’iniziativa di San Marco Bioenergie con la centrale di Bando d’Argenta. La centrale ha una capacità produttiva di circa 160 milioni di kilowattora anno: la sua produzione è sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di 80.000 famiglie e consente un risparmio fino a 50.000 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno. La realizzazione della centrale ha permesso il recupero di un’area industriale abbandonata, quella dell’ex-zuccherificio Eridania.

San Marco Bioenergie ha avviato, con il supporto del Comune di Argenta e della Provincia, un programma di partnership e di accordi commerciali pluriennali con i consorzi agricoli al fine di coinvolgere attivamente e direttamente le realtà presenti sul territorio. Tale programma mira ad attivare un processo che consente la raccolta sistematica dei residui delle attività agricole, quali potature, stocchi, ramaglie, da inviare alla centrale quale combustibile, e all’individuazione di specie a rapida crescita adatte alla meccanizzazione della raccolta e a svolgere sperimentazioni nell’area di Argenta su specie arboree ed erbacee dedicate.

Il presidente di San Marco Bioenergie, Giovanni Aliboni, ha precisato che la centrale di Argenta, oltre a costituire un’importante realtà di produzione di energia pulita, nell’ambito di una filosofia aziendale in continuo miglioramento, fondata sulla qualità, sulla sicurezza dei lavoratori e sulla protezione dell’ambiente, ha acquisito, prima in Italia tra le centrali a biomassa, le certificazioni ambientali e di sicurezza secondo le norme Iso 14001/2004 e Ohsas 18001. Tali norme prevedono lo sviluppo sistematico delle attività ambientali e di sicurezza, il miglioramento dei processi aziendali, il rafforzamento della consapevolezza della responsabilità ecologica e dei rischi legati alla sicurezza del lavoro, l’adempimento di tutti i requisiti di legge, il miglioramento continuo nella tutela dell’ambiente, della sicurezza del lavoro e della tutela della salute.

Le norme prevedono l’elaborazione di una politica d’informazione aperta e trasparente, sul tema della protezione dell’ambiente e sullo sviluppo della sicurezza e sulla tutela della salute nell’azienda. Chi riesce a soddisfare questi requisiti in modo documentabile acquista maggiore fiducia presso clienti, fornitori, collaboratori, autorità. È in grado di dimostrare che il suo comportamento ecologico e orientato alla sicurezza è integrato nei processi dell’azienda, si basa su un’iniziativa propria e su un’assunzione autonoma dei relativi obblighi e conduce sempre a risultati migliori.

Conclusioni dell’Assemblea Assobiotec: raddoppiare le imprese Biotech
13-07-2005 Si è svolta a Roma l’Assemblea annuale di Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie (oltre 70 associati tra imprese e parchi scientifici e tecnologici, 1.300 milioni di euro il fatturato dei prodotti), che fa parte di Federchimica.

All’assemblea, dedicata al tema “le biotecnologie in italia: obiettivo raddoppio” sono intervenuti il presidente di Assobiotec, Roberto Gradnik, Edoardo Boncinelli, direttore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA), Elena Cattaneo, presidente di Dialectica, Giuseppe Palumbo, presidente della XII Commissione Affari sociali della Camera e Federico Vecchioni, presidente Confagricoltura. Ha concluso i lavori Giuseppe Vegas, vice-ministro per l’Economia e le Finanze.

Nella sua relazione, il presidente Gradnik ha fatto il punto sul settore: forte crescita, grazie soprattutto alla qualità della ricerca e alla tenacia degli imprenditori. “Abbiamo ora – ha dichiarato Gradnik – a portata di mano un traguardo impensabile fino a poco fa: raddoppiare in pochi anni il numero delle imprese ed entrare a pieno titolo nel novero dei Paesi avanzati nel biotech: serve però un sostegno forte e deciso da parte delle Istituzioni. In primis il riconoscere il valore delle imprese innovative. Su questo punto proponiamo concrete misure incentivanti rivolte alle PMI biotech ad alta tecnologia, nate da non oltre 18 anni e che investono almeno il 30% del loro fatturato in ricerca. Con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di un tessuto economico dalle elevate potenzialità di sviluppo e innovazione, sul modello di quanto ha già fatto con successo il Governo francese”.

E ha aggiunto: “È necessario inoltre che il prossimo Programma Nazionale della Ricerca includa nei fatti adeguate misure di sostegno per le realtà italiane biotecnologiche, di ricerca e di impresa. Ciò per favorire anche in Italia la nascita e la crescita di spin off accademici, che costituiscono la parte preponderante del biotech negli altri Paesi europei, ma che da noi sono poco numerosi”. Gradnik ha proseguito dicendo che: “da parte nostra, per consentire ai giovani imprenditori di poter contare subito sulla necessaria rete di competenze e relazioni, abbiamo deciso di offrire a titolo gratuito, per il primo anno, l’adesione all’Associazione alle nuove start-up”.

A proposito dei nodi da sciogliere per promuovere la crescita del biotech italiano, il presidente Gradnik ha ribadito l’urgenza di chiudere la lunga vicenda relativa al recepimento della Direttiva UE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche – che risale al 1998 – che è recentemente costata all’Italia una condanna da parte della Corte di Giustizia UE. “La tutela del brevetto non può essere un optional per l’Italia: senza brevetto non possono esistere né investimenti né sviluppo”.

In materia di agrobiotecnologie, Gradnik ha espresso l’auspicio che non si perda l’occasione delle prossime linee guida nazionali in materia di coesistenza, che dovrà emanare il Ministero dell’Agricoltura, per garantire effettivamente la coesistenza tra le diverse tipologie di coltivazioni, la ricerca e la successiva messa in coltivazione dei prodotti.

Gradnik ha infine avanzato un’ulteriore richiesta concreta alle Istituzioni: l’agevolazione, sotto forma di defiscalizzazione degli oneri, fino al 50% delle spese di sviluppo, per le imprese impegnate nella ricerca di nuovi prodotti biotecnologici per malattie rare. Un ambito nel quale l’Italia vanta già un riconosciuto expertise, dal momento che ben sei prodotti italiani hanno ottenuto la designazione di “Farmaco orfano”, spesso contemporaneamente dall’Agenzia Europea per la registrazione dei prodotti medicinali (EMEA) e dalla Food and Drug Administration (FDA).

Renato Tullio Ferrari presidente di Federceramica
13-07-2005 Ferrari, da molti anni presidente della Commissione consultiva sindacale di Federceramica e neo presidente del Gruppo merceologico Sanitari, ha ricoperto importanti incarichi in ambito associativo, amministrativo e societario. Oggi ricopre, fra l’altro, la carica di presidente del Consiglio di Amministrazione di Ideal Standard, multinazionale americana nel settore della ceramica sanitaria, presente in Italia con quattro stabilimenti produttivi e 2.200 addetti.

Federceramica è l’associazione di Federchimica che rappresenta le imprese della ceramica e degli abrasivi, conta 42 aziende associate con 5.300 addetti e un fatturato pari a 750 milioni di euro.

Mercato italiano dei fertilizzanti in crescita del 2,8%
13-07-2005 Secondo le rilevazioni ISTAT anche nel 2004 continua la crescita della distribuzione dei fertilizzanti (concimi, ammendanti e correttivi). Rispetto l’anno precedente si registra un incremento di 140 mila tonnellate (+2,8%) dei formulati distribuiti, saliti da 5,22 a 5,36 milioni di tonnellate. L’immissione al consumo dei concimi aumenta di 70 mila tonnellate (+1,8%) e quella degli ammendanti di 60 mila tonnellate (+6,5%), mentre la distribuzione dei correttivi, pur incrementando notevolmente dal punto di vista percentuale (+27,4%) in termini assoluti, raggiunge a malapena le 6.500 tonnellate.

Sono stati rilevati anche i fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica. Essi crescono da 610 mila tonnellate a 670 mila tonnellate (+60 mila tonnellate, pari a + 9,9%). Il dato, tuttavia, non indica che tali quantità siano state totalmente impiegate in agricoltura biologica: i prodotti sono idonei per il biologico, ma il loro uso si diffonde sempre di più anche in agricoltura convenzionale.

Considerando l’insieme dei fertilizzanti, gli elementi nutritivi in essi contenuti aumentano da 2,5 a 2,6 milioni di tonnellate (pari a +4,1%) con un lieve incremento delle concentrazioni medie dei nutrienti.

Sotto il profilo territoriale, il 56,6% della distribuzione nazionale si concentra nel Nord del Paese, il 16,2% nel Centro ed il restante 27,2% nel Mezzogiorno. In particolare, nelle regioni settentrionali risulta immesso al consumo più della metà del totale dei concimi (53,1%), oltre due terzi degli ammendanti (70,9%) e dei correttivi (70,1%). Le regioni più interessate alla distribuzione di fertilizzanti sono Veneto e Lombardia che assorbono rispettivamente il 16,1% e il 15,3% della distribuzione nazionale. Nel Centro e nel Mezzogiorno si segnalano Toscana e Puglia dove s’immette al consumo, rispettivamente, il 5,2% e l’8,3% del quantitativo complessivo distribuito.

Se si considera il periodo 1998-2004 si evidenzia che:
– i fertilizzanti in complesso crescono da 4,46 a 5,36 milioni di tonnellate, con un aumento pari a +20,2%;
– i concimi registrano un lieve incremento, passando da 4,16 a 4,29 milioni di tonnellate (+3,0%);
– la distribuzione degli ammendanti, che raggiunge l’apice nel 2004 a seguito di un significativo aumento degli operatori rilevati, sale da 270 mila a 1,04 milioni di tonnellate, con un incremento relativo del +285,2%;
– i correttivi passano da 280 a 300 mila tonnellate (+7,1%).

In particolare, la distribuzione dei concimi presenta un lieve aumento dei formulati minerali semplici (+80 mila tonnellate, pari a +3,9%) che compensa il calo dei prodotti minerali composti (-40 mila tonnellate, pari a -2,5%); l’incremento dei formulati organici (+80 mila tonnellate, pari a +35,3%) supera largamente la diminuzione di quelli organo-minerali (-20 mila tonnellate, pari a -4,2%).

Cell Therapeutics vende Trisenox a Cephalon
13-07-2005 CTI Technologies, società interamente posseduta da Cell Therapeutics, ha annunciato di aver raggiunto un accordo per la cessione di Trisenox a Cephalon. In base all’accordo, Cephalon pagherà a CTI e ad altre società del gruppo una cifra aggregata di circa 70 milioni di dollari per il Trisenox e per alcuni asset nell’ambito del progetto sugli inibitori del Proteasoma, prezzo soggetto a possibili minori cambiamenti a seguito delle variazioni intervenute nel capitale circolante. Inoltre, CTI potrà ulteriormente ricevere, in futuro, fino a 100 milioni di dollari in contanti se saranno raggiunte alcune milestone regolatorie e di vendita.

L’accordo è subordinato ad alcune normali clausole di efficacia, compresa l’autorizzazione ai fini della norma americana Hart-Scott-Rodino. In base all’accordo di finanziamento esistente per Trisenox, CTI dovrà utilizzare una parte dei ricavi della vendita del prodotto per rimborsare un prestito ottenuto dalla società PharmaBio Development. CTI si attende che l’incasso a seguito dell’operazione con Cephalon, al netto del pagamento legato all’accordo con PharmaBio, sia approssimativamente pari a 30 milioni di dollari. CTI ritiene che la transazione possa essere completata entro il terzo trimestre.

In base all’accordo, Cephalon prenderà il controllo in tutti i Paesi delle attività di sviluppo, marketing e vendite di Trisenox. Cephalon offrirà ai dipendenti dell’area commerciale di CTI, che operano negli Stati Uniti, di entrare a far parte della propria organizzazione. L’accordo consente anche a CTI di trasferire a Cephalon i diritti della ricerca in collaborazione tra le due società sugli inibitori del Proteasoma, attualmente nello stadio di sviluppo preclinico. Cephalon si assumerà tutti i costi per far avanzare il candidato inibitore del Proteasoma e riconoscerà a CTI royalty sulle future vendite mondiali del composto. CTI e Cephalon hanno anche negoziato un accordo di transizione per servizi allo scopo di supportare con successo il trasferimento di Trisenox e del programma sugli inibitori del Proteasoma a Cephalon; durante il periodo di durata dell’accordo, Cephalon rimborserà CTI per i servizi forniti.

Pubblicato in italiano il bilancio 2005 sullo status dei progetti di Vinyl 2010
13-07-2005 Con non meno di 16 schemi di gestione dei manufatti in PVC a fine vita e altri ambiziosi progetti a livello europeo, il percorso di Vinyl 2010 riflette il forte e continuativo impegno dell’industria europea del PVC verso la sostenibilità del PVC lungo tutto il suo ciclo di vita.

Il rapporto è stato verificato da una audit esterna e dal Comitato di Controllo di cui fanno parte Parlamentari e Membri della Commissione Europea.

Gli elementi salienti del bilancio 2005 includono:
· il raggiungimento, con un anno di anticipo, dell’obiettivo di ridurre del 15% a livello europeo le vendite di stabilizzanti al piombo;
· la realizzazione, quasi completata, di un nuovo impianto di riciclo da 50.000 tonnellate/anno a Stigsnaes in Danimarca;
· il completamento di uno studio di fattibilità sull’utilizzo di prodotti in PVC a fine vita provenienti da demolizioni per produrre cemento alleggerito.

Accanto ai costanti progressi, Vinyl 2010 ha verificato un paradossale cambiamento nel settore della gestione dei rifiuti in PVC. “La tecnologia di riciclo – ha dichiarato Jean-Pierre De Grève, segretario generale di Vinyl 2010 – si è consolidata grazie anche alla ricerca, a un’attenta pianificazione e a forti investimenti. Tuttavia la sfida si è spostata sulla disponibilità di rifiuti da riciclare, a causa dei costi di raccolta, dell’aumento del riutilizzo di prodotti usati come i profili finestra e della domanda di manufatti a fine vita proveniente dall’Asia”.

Per incoraggiare e assicurare un flusso continuo di manufatti in PVC a fine vita da riciclare, Vinyl 2010 ha lanciato nel corso del 2004 due nuovi progetti pan-europei di raccolta: Roofcollect, uno schema di raccolta e riciclo destinato alle membrane impermeabilizzanti; Recovinyl, uno schema di incentivi economici a supporto della raccolta di applicazioni in PVC rigido a fine vita nel settore dell’edilizia quali tubi e serramenti.

Laurea honoris causa al chimico di fama mondiale David A. Brant
13-07-2005 L’onorificenza è stata consegnata dal Magnifico Rettore Domenico Romeo e dal preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali Fabio Ruzzier. Brant ha studiato alla Yale University e poi alla Wisconsin University a Madison. Successivamente, alla Stanford University, ha collaborato con il professor P. J. Flory (poi Premio Nobel per la Chimica nel 1979) nel campo della chimica macromolecolare.

Approdato nel 1965 all’Università di California a Irvine, appena creata, ha percorso rapidamente le tappe accademiche fino a quella di “full professor” nel 1974. Tra i primi risultati rilevanti vanno ricordati quelli sulla statistica conformazionale di polipeptidi e sulla predizione degli stati conformazionali nelle proteine. Le sue ricerche all’Università della California hanno portato gli studi nel campo dei carboidrati polimerici a valori quantitativi di assoluto rigore.

La sua “missione” scientifica si è mossa con autorità nel definire la struttura di calcolo necessaria per affrontare lo studio della statistica conformazionale dei polisaccaridi, fino al fondamentale “A General Treatment of the Configurational Statistics of Polysaccharides” (1975). Da allora Brant ha aggiornato le strategie di calcolo con uno stile chiaro, comprensibile e mai superfluo, insieme a un continuo e mirabile uso di tecniche sperimentali innovative. I suoi numerosi allievi, sparsi in tutto il mondo, testimoniano anche il suo ruolo di primo piano nella diffusione della conoscenza, come catalizzatore di idee e progetti.

La cerimonia, dopo il saluto del Rettore, ha visto il professor Ruzzier leggere la motivazione del conferimento della laurea ad honoris. La laudatio per il professor Brant è stata affidata invece al professor Attilio Cesàro, del dipartimento di Biochimica, biofisica e chimica delle macromolecole. Subito dopo il conferimento della laurea e la consegna del diploma, il professor Brant ha tenuto la sua lectio doctoralis dal titolo “Versatilità dei polisaccaridi: filamenti, anelli e bacchette”. Al termine, il professor Derek Horton, dell’American University di Washington ha consegnato il volume speciale di Carbohydrate Research dedicato a Brant. La cerimonia si è conclusa con un brindisi in onore del neo-laureato.

Premio per la chimica della Presidenza della Repubblica Italiana a Vincenzo Schettino
13-07-2005 Il riconoscimento sarà ufficialmente consegnato dalle mani del Presidente della Repubblica al Quirinale in Roma, in una manifestazione annunciata per il prossimo ottobre 2005.

Il prestigioso Premio del “Presidente della Repubblica Italiana” è assegnato ogni due anni per opere e scoperte realizzate negli ultimi quindici anni. Quest’anno il Premio è stato assegnato per le Scienze Chimiche Vincenzo Schettino per la “Catalisi Laser”.

In passato il Premio suddetto e stato assegnato ad altri illustri chimici (Quilico, Semerano, Simonetta, Caglioti, Volpi e al chimico fiorentino Luigi Sacconi).

Le ricerche del professor Schettino sulla “Laser-Catalysis” hanno riguardato, in particolar modo, le trasformazioni di condensazione e polimerizzazione ad alte pressioni, che dimostrano la possibilità di ottenere polimeri regolari o cristallini anche in assenza dei tradizionali catalizzatori scoperti dai premi nobel K. Ziegler e G. Natta (1963). Infatti, l’utilizzazione di elevate pressioni associata a effetti fotochimici indotti da irraggiamento laser permette l’ottenimento di polimeri di estrema purezza.

Infine, di notevole valore sono state considerate le ricerche di Schiettino nel campo della dinamica molecolare.

Più poliimmide per soddisfare la crescente domanda di componenti in DuPont Vespel
13-07-2005 L’ampliamento dell’impianto di produzione fornirà il materiale necessario per la produzione dei componenti in poliammide Vespel SP-1 e SP-21 prodotti per formatura diretta.

Dal suo avvio, previsto per ottobre, il nuovo impianto porterà a un incremento del 50% della capacità produttiva. Secondo Mark Schmeckpeper, global product manager di DuPont Vespel, questi particolari offrono eccezionali prestazioni in termini di resistenza alle alte temperature, usura e attrito minimi in componenti come boccole, anelli di tenuta e rondelle reggispinta utilizzati nell’industria automobilistica, aerospaziale, dei semiconduttori e in molti altri comparti industriali.