Green & smart: il binomio del futuro

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 27 giugno 2024

Sostenibilità e innovazione: questi i due temi chiave del manifatturiero 5.0, dove Schneider Electric è in grado di fornire un supporto a 360 gradi, dall’energia, all’automazione, alla digitalizzazione

In un contesto economico in rapida evoluzione, il settore manifatturiero si trova al centro di profonde trasformazioni guidate dall’innovazione tecnologica e dall’urgenza di pratiche sostenibili. Il futuro del settore si focalizza su automazione, digitalizzazione e sostenibilità, ambiti nei quali Schneider Electric ha maturato ampie competenze: da fornitore di soluzioni per l’elettrificazione è passata, nel corso degli anni, a essere produttore di automazione e, anche attraverso acquisizioni – oltre 180 nel tempo, fra le quali, per esempio, quella di Aveva – di software e servizi. Per questo è in grado di offrire soluzioni integrate per energia, automazione e dati in 4 ambiti strategici: industria, edificio, infrastrutture e data center. “Puntiamo sull’innovazione – e aumenteremo infatti gli investimenti in ricerca e sviluppo – per rafforzare l’integrazione tra hardware e software e offrire soluzioni efficaci per ottimizzare le attività di OEM e utenti finali” ha sottolineato Davide Zardo, dal 1° giugno neoeletto presidente e AD di Schneider Electric Italia, che proprio in occasione dell’evento dedicato agli OEM svoltosi a Lazise (Verona), intitolato ‘Impact: shaping the future of the OEM market’, ha ricevuto il testimone dal presidente uscente, Aldo Colombi. “Oggi si parla di transizione energetica e sostenibile: l’energia è un asse strategico per l’industria in un’ottica sia di resilienza, insieme ad altri trend come il reshoring, per ottenere un maggiore controllo sulle supply chain, sia di sostenibilità, target etico, oltre che leva di crescita del business” ha sottolineato Zardo. “La gestione dell’energia è uno dei nostri punti di forza; quanto alla sostenibilità, non è per noi confinata all’offerta di soluzioni green ai clienti ma è parte del nostro DNA, in quanto a nostra volta produttori: testiamo le soluzioni di efficientamento e decarbonizzazione nei nostri impianti prima di offrirle ai clienti. Non solo, stiamo lavorando su tutto l’ambito ESG: in Italia, per esempio, nel periodo 2021-2023, abbiamo fatto molto per la formazione dei giovani, con 5.230 studenti di scuole superiori, ITS e università coinvolti in varie iniziative, e oltre 2.000 dipendenti che hanno partecipato ad attività di volontariato sociale e ambientale sul territorio”.

Le tre intelligenze della macchina

Con la crescente fusione tra reale e digitale, il contesto industriale sta velocemente passando dall’era dell’Industria 4.0 al 5.0, laddove, grazie a intelligenza artificiale e robotica collaborativa, uomo e macchine potranno interagire in modo sempre più veloce, preciso, immediato, nella quotidianità della fabbrica e non solo. L’integrazione uomo-macchina, insomma, alimentata dai progressi di AI e robotica, promette di rendere le fabbriche del futuro più flessibili, efficienti e umane. “Molte tecnologie rapidamente emergenti, non solo facilitano l’interazione fisica tra uomo e macchina, ma anche l’integrazione di sistemi emotivi e cognitivi avanzati, permettendo alle macchine di interpretare e reagire in modo più ‘umano’ e intuitivo agli stimoli che vengono dall’uomo” ha affermato Alberto Mattiello, Future Thinking Director, keynote speaker dell’evento. “I sistemi di interazione uomo-macchina sfrutteranno tre tipi di intelligenza, in primis quella ‘classica’, per cui grazie all’AI genera tiva verranno create interfacce in grado di instaurare un dialogo con l’operatore. Avremo una sorta di co-piloti che ci affiancheranno in ogni attività suggerendo dati e soluzioni, un po’ come il ‘Jarvis’ di Iron Man. Ne vediamo già alcuni embrioni, come il recente Rufus sviluppato da Amazon per aiutare i clienti a trovare i prodotti giusti per loro. Quindi sarà necessario sviluppare un’intelligenza ‘attiva’, che consentirà alla macchina di interagire con l’uomo in modo fisico (cobot), riconoscendo e prevedendo azioni e movimenti umani, e creando mondi digitali in cui macchina e uomo interagiscono”: alcune start-up, anche italiane, stanno per esempio lavorando a soluzioni che permettono di toccare con mano proiezioni come gli ologrammi. “Infine,” ha proseguito Mattiello “avendo a che fare con le persone, le macchine dovranno sviluppare un’intelligenza ‘emotiva’, ovvero sociale e di relazione, per comprendere espressioni, toni di voce, stati d’animo”.

Un driver del cambiamento

Schneider Electric è pronta a supportare i clienti nel passaggio verso l’industria 5.0, andando ad aiutarli ‘dove si trovano’ nel loro percorso di innovazione sostenibile. “Allo scenario nato dall’unione di digitale ed elettrificazione si aggiunge oggi un terzo elemento, l’automazione. Sono questi i tre assi per arrivare a un’innovazione green & smart, anche per gli OEM” ha sintetizzato Claudio Giulianetti, Vice President Industrial Automation della multinazionale. “La nostra offerta si rivolge agli OEM sia per quanto riguarda il loro business di costruttori di macchine, sia in quanto aziende manifatturiere e produttive, proponendo tecnologie/soluzioni/ consulenza a supporto delle relative esigenze. Il portafoglio è ampio: meccatronica, robotica, digital twin, gestione del parco installato da remoto via control room centralizzate tramite interfacce evolute, algoritmi e soluzioni all’edge, sia per gli aspetti più tradizionali di controllo, produzione ecc., sia per calcolare, per esempio, le emissioni di CO2 per ogni singolo pezzo prodotto con una macchina, per l’ottimizzazione dei consumi di energia e risorse, e per l’automazione. In particolare, i percorsi di efficientamento possono riguardano sia l’impianto produttivo, sia la fabbrica come edificio e tutto quanto concerne l’elettrificazione”. La capacità delle aziende di delineare una strategia per perseguire obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione farà la differenza dal punto di vista competitivo: Schneider Electric intende aiutare in particolare le PMI in questo complesso compito, mettendo a loro disposizione un team di consulenti, i ‘sustainability advisor’, che, partendo da una valutazione della situazione attuale, è in grado di individuare le azioni progressive da intraprendere, in linea con le esigenze aziendali, per arrivare ai specifici obiettivi, a fronte di certi investimenti e con un ROI predefinito. Per consentire, infine, agli OEM di rispondere alle richieste degli end user nella riqualificazione/revamping del parco installato e nella costruzione di nuove macchine e impianti secondo i criteri previsti dal piano Transizione 5.0, Schneider Electric offre componenti e soluzioni ‘Transizione 5.0 ready’, comprendendo software e servizi.

Mercato: luci e ombre sul 2024

Il mondo della produzione di macchinari industriali in Italia è molto variegato; spazia dalle macchine generiche, per esempio di sollevamento, per la logistica, il packaging e la movimentazione, a quelle per impieghi specifici, come per la carta o il food, per arrivare alle macchine utensili (robot) e a quelle impiegate in agricoltura. Il comparto conta circa 23.000 unità per un totale di 470.000 addetti (dati Istat), ovvero il 14% di tutto il settore manifatturiero, con un valore aggiunto sviluppato nel 2023 pari a 48,4 miliardi di euro. “È un mercato in cui l’Italia è seconda in Europa dopo la Germania per numero di occupati e valore della produzione” ha illustrato Serena Fumagalli, senior researcher di Intesa Sanpaolo – Research Department (https://group.intesasanpaolo. com/it/research). “Il nostro Paese figura, inoltre, al quinto posto come esportatore a livello globale (detiene il 6% dell’export globale – dati 2022), in uno scenario dove i maggiori produttori, Stati Uniti e Giappone, devono oggi fronteggiare l’avanzata della Cina, passata da una quota del 5% a oltre il 15% nel periodo 2016- 20. L’Italia è poi molto forte in alcune nicchie di mercato, come l’industria della carta, il confezionamento, i macchinari per la panificazione e il mondo della pasticceria” ha proseguito Fumagalli. Non solo: il settore macchine italiano dimostra sia una forte tendenza all’internazionalizzazione e all’esportazione, sia un’elevata propensione all’innovazione, posizionandosi all’ottavo posto nel mondo per numero di brevetti depositati (dati 2020). “Il saldo commerciale del comparto è stato di 60 miliardi di euro nel 2023, con esportazioni per 100 miliardi di euro: sono cresciuti, fra i mercati di sbocco, Stati Uniti, Germania e Francia, con una quota rispettivamente dell’11,4%, 10,4% e 8,2%, mentre per le importazioni il primo posto è andato alla Germania, seguita da una Cina in crescita. Si segnala, infine, l’incremento degli investimenti in tecnologie innovative, soprattutto a livello di ICT e software” ha sottolineato Fumagalli. Uno studio realizzato dal competence center Bi-Rex e Intesa Sanpaolo, effettuato su 240 imprese di Emilia Romagna e Marche, ha messo in evidenza come oltre la metà delle imprese coinvolte abbia dichiarato di aver adottato almeno una tecnologia innovativa, per lo più di robotica e automazione avanzata, con un importante supporto dei fornitori di tecnologie. Lo studio ha anche dimostrato come la maggiore adozione di tecnologie 4.0 da parte delle imprese si sia poi tradotta in una maggiore crescita del fatturato (32% nel periodo 2019-2022 contro il 26,5% di chi non aveva adottato queste tecnologie) e maggiore produttività. Il futuro? Purtroppo, non appare roseo per l’Europa. Ha spiegato Ilaria Sangalli, senior researcher di Intesa Sanpaolo – Research Department: “Ci si attende un 2024 ‘a due velocità’, con un primo periodo ancora di incertezza, in linea con la seconda metà del 2023, fra crisi energetica e guerre, e una seconda parte dell’anno di rivitalizzazione dei mercati, anche in Europa. Lo scenario geopolitico rimane infatti incerto, sebbene vi siano i primi segnali di una ripresa delle attività a livello globale, soprattutto in Cina e Stati Uniti, mentre l’Eurozona rimane fiacca”. Le previsioni vedono un PIL mondiale del 2,9%, in contrazione rispetto agli anni passati, che potrebbe tornare sopra il 3% nel biennio 2025/26. Secondo Intesa Sanpaolo, la Cina faticherà nel 2024 a raggiungere il target prefissato del +5%: più probabilmente si attesterà al 4,7%. L’area euro dovrà accontentarsi dello 0,5%, tornando poi al 2% entro il 2025, valutazione legata soprattutto all’andamento dell’economia tedesca, dove la crisi sembra ormai alle spalle e ci si attende una ripresa, seppure debole, già nel secondo semestre del 2024. Per l’Italia ci si aspetta per il 2024 un PIL inferiore a quello dell’1% del 2023, a causa della contrazione dei bonus per l’edilizia, con una crescita attesa dell’1,1% dal 2025, soprattutto trainata dal Pnrr. “Intesa Sanpaolo svolge un’indagine periodica che coinvolge i gestori delle banche per raccogliere il ‘sentiment’ delle aziende clienti: il 2024 è visto al ribasso, ma si presume che la discesa dei tassi di interesse, attesa per giugno, e gli incentivi legati a Pnrr e Piano Transizione 5.0 rivitalizzino il mercato, così come accaduto con il Piano Industria 4.0 nel 2016, spingendo verso l’efficientemente energetico, la sostenibilità e l’economia circolare” ha concluso Sangalli. “Se sapremo cogliere tutte le opportunità al meglio, andando incontro ai trend anziché subirli, la previsione è di un’evoluzione del saldo commerciale della meccanica dai 60 miliardi di euro del 2023 a 70 miliardi nel 2027”.

Schneider Electric – www.se.com/it/it

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