L’Osservatorio delle utility italiane ed europee, realizzato da Agici e Accenture, giunto all‘undicesima edizione, si interroga quest’anno sui concreti effetti della crisi nel settore utility focalizzandosi – nella prima parte – sulle strategie di crescita delle prime dieci utility italiane nei settori di elettricità, gas, idrico e rifiuti e analizzando – nella seconda parte – le operazioni con rilevanza strategica di 40 aziende rappresentative del mercato energetico europeo (elettricità e gas).
Dall’analisi del mercato italiano emerge una sostanziale tenuta e crescita per le Multiutility che grazie alla stabilità del settore idrico e dei rifiuti, hanno controbilanciato la volatilità del business energetico. Le principali Multiutility italiane nel 2010 hanno registrato una crescita di ricavi e utili aggregati rispettivamente dell’8% e del 281%, rispetto all’anno precedente, anche per effetto delle sanzioni UE del 2009 per Aiuti di Stato. Le stime al 2011 confermano il trend positivo e indicano ricavi e utili in crescita rispettivamente del 7% e del 21%.
Per i principali gruppi energetici invece la ripresa sembra più lenta. In base alle stime degli analisti, i ricavi aggregati 2010-2011 risultano stabili sui livelli del 2009 e significativamente inferiori al picco del 2008 (-23%). Anche gli utili aggregati 2010-2011 si stimano stabili sui livelli del 2009 e inferiori (-21%) rispetto a quelli pre-crisi (2007). Infine, i gruppi non quotati, attivi solo nei settori ambientali, presentano criticità slegate al contesto macroeconomico, che da sempre ne affliggono la redditività: piccola dimensione, scarso orientamento all’efficienza e tariffe non in grado remunerare i pur necessari investimenti”.
Ad accomunare le utility italiane è anche l’elevata posizione debitoria che, unita al difficile contesto di riferimento, ha portato ad un riorientamento nelle strategie di crescita, specialmente nei settori energetici. Non potendo più ricorrere agevolmente al debito, le utilities italiane hanno infatti avviato una serie di disinvestimenti anche per reperire risorse finanziare per la crescita: di conseguenza, le cessioni concluse nel solo 2010 ammontano a oltre 6 miliardi di euro.
Dall’analisi dei piani industriali delle prime dieci aziende e dalle proiezioni al 2015, emerge la tendenza a focalizzare le risorse finanziare principalmente in alcune aree di business. Le imprese energetiche stanno puntando sulla generazione (9,2 mld di euro di cui 3 mld. nelle rinnovabili); quelle ambientali, invece sul Waste to Energy (2,2 mld. di euro) e nelle tecnologie per diminuire le perdite di rete nell’idrico (5,3 mld. di euro). L’analisi degli accordi delle 40 maggiori aziende nel settore energetico europeo, conferma alcuni trend già in atto dalla fine del 2009: il brusco arresto delle operazioni di M&A e una serie importante di disinvestimenti soprattutto da reti elettriche e gas.
L’oscillazione dei prezzi dei combustibili fossili e, di conseguenza, dell’elettricità ha portato in primo piano il tema della sicurezza degli approvvigionamenti. Questa problematica è affrontata dalle utilities secondo tre direttrici principali rinnovabili, “nuclear renaissance” e lo sviluppo delle risorse non convenzionali di gas.
Dall’analisi degli accordi, emerge anche l’attenzione all’innovazione tecnologica, con particolare riguardo alle problematiche inerenti all’integrazione delle rinnovabili non programmabili nelle reti. I massici investimenti in rinnovabili non programmabili stanno creando problematiche rilevanti nella gestione delle reti di trasmissione e distribuzione. Le utilities si stanno impegnando a trovare soluzioni innovative, spesso in partnership con società tecnologiche e centri di ricerca. In particolare, si sta puntando sullo sviluppo delle smart grid e sullo stoccaggio dell’elettricità con progetti nell’ambito dell’aria compressa e nello sviluppo di batterie industriali di nuova generazione.
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