La tutela dell’ambiente è tema centrale nel dibattito pubblico e giuridico dei nostri giorni. La Conferenza di Rio+20 del 2012, la Giornata Mondiale dell’ambiente promossa dall’Onu, gli allarmi lanciati da autorevoli consessi scientifici hanno rafforzato nell’opinione pubblica e nei legislatori la consapevolezza che occorre intervenire al più presto per tutelare la precaria e fragile salute del pianeta.
In questo scenario il diritto penale è stato invocato, a torto o a ragione, come uno degli strumenti utili a prevenire e reprimere danni all’ambiente, sia rispetto a danni o pericoli catastrofici (si pensi alle proposte di introduzione nell’ordinamento penale internazionale del cosiddetto delitto di ecocidio), sia rispetto a condotte di ‘ordinario’ inquinamento, di regola di tipo seriale e cumulativo, sia rispetto ad offese alla flora e alla fauna (cfr. Direttive 2008/99/CE e 2009/123/CE).
Senza pretesa di poter delineare un bilancio definitivo degli assetti della tutela, diventa necessario chiamare a raccolta studiosi ed operatori della giustizia, italiani e stranieri, per un confronto a più voci. Ciò anche a fronte di una certa polarizzazione degli argomenti, che vede contrapporsi quanti rivendicano la sostanziale continuità del diritto penale ambientale rispetto alle classiche esigenze di garanzia del sistema penale – già comunque messe in crisi dal ricorso a tecniche di amministrativizzazione della disciplina, da tecniche ingiunzionali, dalla proliferazione di reati contravvenzionali talvolta bagatellari, per citare alcuni dei profili più problematici – e quanti invece propugnano riforme di taglio più radicale, che possono talvolta assumere i connotati di vere e proprie ‘fughe in avanti’ rispetto ad assetti equilibrati della normativa.
Tra i molti temi degni di approfondimento, nel convegno “La tutela dell’ambiente tra diritto e procedura penale: equilibri di sistema e spinte riformatrici” promosso e organizzato dalla Fondazione Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale – Commissione “Enrico de Nicola” di diritto e procedura penale del Dipartimento di Scienze giuridiche “C. Beccaria” dell’Università degli Studi di Milano, si è scelto di enuclearne tre, intorno ai quali sono strutturate le relative sessioni di studio: la prima, introduttiva, verterà sui vincoli normativi e scientifici e sulle opzioni politico criminali di fondo relative alla tutela penale dell’ambiente; la seconda sulle torsioni che i reati ambientali rischiano di produrre sulle categorie dell’illecito e del processo penale; la terza ed ultima sulle sanzioni e sulle misure cautelari in materia ambientale. L’analisi del quadro giuridico italiano sarà alimentata da un confronto di taglio comparatistico con gli ordinamenti tedesco, francese e inglese.