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	<title>centrali elettriche &#8211; Energia Plus</title>
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	<title>centrali elettriche &#8211; Energia Plus</title>
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		<title>Meno emissioni di CO2 con la svolta digitale delle centrali elettriche</title>
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		<pubDate>Fri, 22 Sep 2017 08:36:16 +0000</pubDate>
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		<description><![CDATA[<p>Capgemini ha reso noti i risultati dello studio “The Digital Utility Plant: Unlocking value from the digitization of production”, condotto su 200 manager a livello dirigenziale o senior delle società impegnate nel settore delle utility a livello globale. Dalla ricerca si deduce che le aziende del settore stanno investendo per apportare ingenti miglioramenti dal punto [&#8230;]</p>
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				<content:encoded><![CDATA[<p><a href="https://www.capgemini.com/it-it/" rel="nofollow"><strong>Capgemini</strong></a> ha reso noti i risultati dello studio “<em>The Digital Utility Plant: Unlocking value from the digitization of production</em>”, condotto su 200 manager a livello dirigenziale o senior delle società impegnate nel settore delle utility a livello globale. Dalla ricerca si deduce che le aziende del settore stanno investendo per apportare ingenti miglioramenti dal punto di vista digitale agli impianti alimentati a carbone o a gas in modo da <strong>incrementare l’efficienza produttiva</strong> e <strong>ridurre i costi di produzione</strong>. Negli ultimi cinque anni, le aziende hanno investito in media 330 milioni di dollari per digitalizzare le proprie centrali elettriche. <strong>Entro il 2025, con il proseguire del trend di investimento, un impianto su due (19%) diventerà una “centrale digitale”, con un calo dei costi di circa il 27%, contribuendo a ridurre del 4,7% le emissioni globali di carbonio derivanti dalla produzione di energia.     </strong></p>
<p>Il report, al quale hanno partecipato i dirigenti di aziende del settore delle utility di Cina, Francia, Germania, India, Italia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, ha evidenziato che l’aumento dell’efficienza produttiva ottenuto grazie alla digitalizzazione permetterà alle società di ridurre i costi legati alla produzione di energia. Dallo studio è emerso che le centrali elettriche che utilizzano la tecnologia digitale registreranno una riduzione dei costi di produzione pari al 27%, mentre ogni singolo stabilimento risparmierà in media 21 milioni di dollari l’anno. <strong>Man mano che il prezzo delle energie rinnovabili diminuisce, le compagnie dotate di centrali alimentate a carbone o a gas potranno utilizzare questo risparmio per rimanere competitive. </strong></p>
<p>Con la domanda mondiale di energia che cresce di anno in anno e visti gli ambiziosi obiettivi in termini di riduzione delle emissioni mondiali di carbonio, gli investimenti in ambito digitale permetteranno agli impianti tradizionali di continuare a contribuire all’incremento dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile.</p>
<p>La ricerca offre una prospettiva ottimistica sui benefici ambientali del processo di digitalizzazione delle centrali elettriche. Le aziende del comparto delle utility stimano che gli investimenti nel digitale permetteranno loro di incrementare la quantità di energia prodotta dai combustibili fossili con un conseguente calo delle emissioni di carbonio. Entro il 2025, gli impianti digitalizzati produrranno ogni anno 625 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio in meno, equivalenti a un calo del 4,7% delle emissioni globali derivanti dalle centrali elettriche, 28,6 milioni di alberi in più o 133 milioni di auto in meno in tutto il mondo.</p>
<p>Nonostante gli ingenti guadagni potenziali che potrebbero scaturire dall’implementazione di centrali digitalizzate, solo l’8% delle società del settore è preparato dal punto di vista digitale e si stima che, nell’arco di cinque anni, solamente il 19% degli impianti dovrebbe diventare digitale. Se aumentasse il numero di aziende che dà la priorità agli investimenti digitali si potrebbero avere anche maggiori benefici per l’intero settore e per il clima. Ad ogni modo, il report mette in luce la necessità di raggiungere la maturità digitale necessaria per pianificare e gestire i progetti delle centrali elettriche digitali. Un’azienda poco esperta nell’area digitale ottiene tipicamente il 33% di produttività in meno rispetto a quanto ottiene grazie alla digitalizzazione una società esperta nel digitale.</p>
<p>«È chiaro che il digitale sta già trasformando la produzione di energia, permettendo alle società del comparto di essere competitive e di ridurre significativamente le proprie emissioni di carbonio», ha affermato Laura Muratore, Vice President, Head of Manufacturing, Retail and Distribution di Capgemini Italia. «Ad ogni modo, il settore può ancora fare dei passi avanti. Il numero di aziende che non ha ancora digitalizzato i propri impianti è molto elevato, ma se queste investissero in competenze e in tecnologie digitali si potrebbe raggiungere una maggiore riduzione delle emissioni di carbonio. Le imprese che decidono di intraprendere il cammino della digitalizzazione nella produzione di energia otterranno un maggiore vantaggio competitivo, un calo dei costi di produzione e un incremento della brand reputation».</p>
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		<title>Energy Resources in Medio Oriente</title>
		<link>https://energia-plus.it/energy-resources-in-medio-oriente_76943/</link>
		<pubDate>Fri, 09 Oct 2015 08:03:40 +0000</pubDate>
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		<description><![CDATA[<p>Il Tribunale di Ancona ha comunicato, il 19 agosto scorso, la decisione di riammettere alla procedura di continuità la Energy Resources. L’azienda di Jesi, in questo modo, potrà avviare ufficialmente e con maggior slancio i lavori di realizzazione dei cantieri in Giordania ed Egitto che, come anche evidenziato dall’ultima ricerca Res4Med, Renewable Energy Solutions for [&#8230;]</p>
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				<content:encoded><![CDATA[<p>Il Tribunale di Ancona ha comunicato, il 19 agosto scorso, la decisione di riammettere alla procedura di continuità la <a href="http://planet.energyresources.it/default.aspx" target="_blank">Energy Resources</a>. L’azienda di Jesi, in questo modo, potrà avviare ufficialmente e con maggior slancio i lavori di realizzazione dei cantieri in Giordania ed Egitto che, come anche evidenziato dall’ultima ricerca Res4Med, Renewable Energy Solutions for the Mediterranean.</p>
<p>Si tratta della nuova associazione no profit creata da Enel Green Power, Edison, Cesi, Gse, PwC e il Politecnico di Milano, sono due dei più importanti mercati energetici emergenti. La notizia giunge in un momento particolarmente favorevole per lo sviluppo delle trattative commerciali dell’azienda marchigiana che, tra Medio Oriente e Nord Africa, sta sottoscrivendo numerosi contratti di Epc per la creazione di centrali elettriche rinnovabili riscontrando l’interesse di importanti gruppi d’investimento internazionali a supporto di tali operazioni.</p>
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		<title>I misuratori Ampere</title>
		<link>https://energia-plus.it/i-misuratori-ampere_78604/</link>
		<pubDate>Mon, 10 Aug 2015 11:06:20 +0000</pubDate>
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		<description><![CDATA[<p>L’impiego industriale della tecnica di misura della portata con gli ultrasuoni, che utilizza il metodo a tempo di transito clamp-on con montaggio esterno alla tubazione, ha ormai superato il ventennio e i misuratori proposti da Ampere hanno contribuito in modo sostanziale alla loro diffusione e applicazione in svariati ambiti industriali. Le installazioni realizzate spaziano in [&#8230;]</p>
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				<content:encoded><![CDATA[<p>L’impiego industriale della tecnica di misura della portata con gli ultrasuoni, che utilizza il metodo a tempo di transito clamp-on con montaggio esterno alla tubazione, ha ormai superato il ventennio e i misuratori proposti da <a href="http://www.amperespa.it" target="_blank" rel="nofollow">Ampere</a> hanno contribuito in modo sostanziale alla loro diffusione e applicazione in svariati ambiti industriali. Le installazioni realizzate spaziano in molti settori industriali: cartiere, acquedotti, trattamento e depurazione acqua, irrigazione, impianti chimici, farmaceutici, centrali elettriche, petrolchimico, antincendio, dedicate soprattutto alle condotte di medie e grandi dimensioni anche per zone classificate con pericolo di esplosione.</p>
<p>I misuratori di portata di Ampere, per montaggio esterno alla tubazione, inglobano le due tecniche ad ultrasuoni: quella basata sul tempo di transito e l&#8217;altra basata sull&#8217;effetto Doppler.</p>
<p>Nella misura vengono utilizzati gli stessi trasduttori clamp-on e la loro installazione non richiede l&#8217;interruzione del flusso né per il montaggio, né per la manutenzione e si hanno tutti i vantaggi di un sistema non invasivo: assenza di parti mobili, igiene assoluta, nessuna perdita di carico e potenziale perdita di prodotto. La gamma di misuratori comprende modelli portatili, per installazioni dedicate fino a quattro canali, in versione trasmettitore anche in esecuzione Atex oppure flow computer per energia termica.</p>
<p>I trasduttori, tutti con tecnica a fascio allargato di ultrasuoni (Wide Beam), applicabili per tubazioni da 15 mm fino a 9 metri di diametro (acciaio, ghisa, plastica, rame ecc.) vengono selezionati in base allo spessore della tubazione, permettono di soddisfare tutte le esigenze idrauliche.</p>
<p>Le nostre molteplici applicazioni, estese anche alla misura dei gas compressi (da 9 bar min), impiegano strumenti semplici low cost (per acqua, depurazione, liquidi corrosivi) fino a sistemi completi di alta gamma, per il rilevamento perdite e gestione pompaggi negli oleodotti (idrocarburi crudi e raffinati).</p>
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		<title>Wärtsilä: Kari Hietanen nominato Presidente della Eugine</title>
		<link>https://energia-plus.it/wartsila-kari-hietanen-nominato-presidente-della-eugine_68138/</link>
		<pubDate>Thu, 15 May 2014 13:12:23 +0000</pubDate>
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				<content:encoded><![CDATA[<p>Eugine è un’associazione di recente costituzione che riunisce i produttori europei di centrali elettriche. L’idea alla base di questa associazione, che conta 14 membri fondatori, è quella di avere un’unica voce comune in materia di normative e politiche energetiche. L’obiettivo di Eugine è dunque quello di accelerare l’accettazione delle tecnologie di produzione elettrica in quanto fonte energetica vitale ad elevato valore aggiunto per l’Europa.</p>
<p>L’associazione mira a far sì che le centrali elettriche vengano considerate come soluzioni pratiche e competitive per la fornitura flessibile di energia e che tale flessibilità sia riconosciuta e valorizzata sul mercato energetico. Seguendo questo percorso, l’associazione contribuirà allo sviluppo di un sistema europeo di produzione elettrica caratterizzato da affidabilità, elevata sostenibilità e modernità, con considerevoli vantaggi economici e ambientali.</p>
<p>Le condizioni e le fondamenta del mercato energetico europeo sono in fase di mutamento. La quantità di energia intermittente prodotta è in aumento a causa della crescente penetrazione delle fonti rinnovabili sul mercato. Questo genera una maggiore richiesta di flessibilità per quanto riguarda la produzione energetica al fine di compensare le fluttuazioni derivanti dal contributo variabile di eolico e solare.</p>
<p>Secondo Kari Hietanen, Executive Vice President di <a title="Wärtsilä" href="http://www.wartsila.com" target="_blank">Wärtsilä</a> Corporation, “una produzione energetica flessibile è divenuta necessaria non solo per sostenere le energie rinnovabili ma anche per migliorare l’intero sistema energetico europeo. Le tecnologie delle centrali elettriche vanno viste come soluzioni estremamente pratiche e funzionali per la produzione flessibile di energia, condizione fondamentale per la creazione di una sistema energetico europeo moderno e sostenibile. Sono indispensabili nuovi schemi per la valorizzazione e l’incentivazione degli investimenti in questo senso al fine di garantire la necessaria flessibilità nella maniera più economica”.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>Wärtsilä: <a title="Wärtsilä" href="http://www.wartsila.com" target="_blank">http://www.wartsila.com</a></p>
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		<title>Come equilibriamo i bisogni di energia, acqua e clima?</title>
		<link>https://energia-plus.it/come-equilibriamo-i-bisogni-di-energia-acqua-e-clima_67384/</link>
		<pubDate>Thu, 21 Nov 2013 10:12:08 +0000</pubDate>
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				<content:encoded><![CDATA[<p>Nel decidere il modo migliore per venire incontro ai bisogni crescenti di energia, le risposte dipendono in maniera cruciale da come la questione viene circostanziata. Cercare la strada più efficace dal punto di vista dei costi induce a una serie di domande; includere tra le variabili il bisogno di ridurre le emissioni di gas effetto serra modifica il quadro. Aggiungere il bisogno di affrontare imminenti scarsità di acqua potabile, infine, porta a un sistema di scelte ancora più diverso.</p>
<p>Questa è una delle conclusioni di uno studio condotto da Mort Webster, un professore associato di sistemi ingegnerizzati al <a title="MIT" href="http://web.mit.edu" target="_blank">MIT</a>, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. Lo studio mostra che è cruciale esaminare questi bisogni insieme prima di prendere decisioni in merito agli investimenti nelle nuove infrastrutture per la produzione di energia, per le quali le scelte fatte oggi potrebbero continuare riguardare lo scenario di acqua ed energia per le prossime decadi.</p>
<p>L’intersezione di questi problemi è particolarmente critica per via del forte contributo dell’industria della produzione di energia alla totalità delle emissioni di gas serra e della forte dipendenza della maggior parte degli attuali sistemi di generazione da abbondanti rifornimenti di acqua.</p>
<p>Inoltre, mentre le centrali elettriche influiscono pesantemente sui cambiamenti climatici, un prevedibile risultato di quei cambiamenti climatici è una significativa variazione delle correnti delle precipitazioni, che probabilmente porterà alla siccità di alcune regioni e alla mancanza di acqua.</p>
<p>Sorprendentemente, sostiene Webster, questo nesso è un’area di ricerca virtualmente inesplorata: “Quando abbiamo cominciato questo lavoro abbiamo dato per scontato che il lavoro di base fosse stato fatto e che ci saremmo dedicati a un lavoro più complesso. Poi ci siamo resi conto che nessuno aveva fatto la cosa più semplice e stupida”. Cioè, concentrarsi sulla domanda fondamentale: stimare i tre problemi in connessione tra loro produrrebbe lo stesso assetto di decisioni del considerarli separatamente? La risposta trovata dai ricercatori è no.</p>
<p>“Costruireste le stesse strutture, lo stesso mix di tecnologie, per ottenere meno emissioni di carbonio e un minore uso di acqua?”. Webster risponde di no.</p>
<p>Al fine di equilibrare le risorse di acqua in esaurimento contro la crescente richiesta di elettricità, sarebbe necessario compiere una serie di scelte abbastanza differenti, e alcune di queste scelte potrebbero richiedere una ricerca dettagliata in settori che attualmente ricevono poca attenzione, come lo sviluppo di sistemi di raffreddamento per centrali elettriche che usino molta meno acqua, o non ne usino per niente.</p>
<p>Anche dove le tecnologie necessarie esistono, le decisioni su quali di queste usare per produrre energia elettrica sono fortemente influenzate dalle proiezioni dei costi e delle normative futuri, così come dai futuri limiti sulla disponibilità idrica. Per esempio, l’energia solare al momento non è economicamente competitiva rispetto ad altre fonti di elettricità nella maggior parte delle ubicazioni, ma quando viene messa in confronto col bisogno di ridurre le emissioni e il consumo di acqua, essa potrebbe finire per diventare la scelta migliore.</p>
<p>“Bisogna usare diversi sistemi di raffreddamento, e potenzialmente più energia eolica e solare, quando si include l’uso dell’acqua, che se la scelta dipendesse dalle sole emissioni di CO2”, afferma Webster. Il suo studio si focalizza sulla produzione di energia nel 2050 in base a tre scenari: scelte basate puramente sull’aspetto economico; scelte col requisito di una riduzione del 75% delle emissioni di carbonio; scelte con requisito di una riduzione di emissioni e di una riduzione del 50% nell’uso dell’acqua.</p>
<p>In ordine alle grandi incertezze in molte proiezioni, Webster e i suoi coautori hanno usato una simulazione matematica in cui hanno provato 1.000 diverse possibilità per ognuno dei tre scenari, mutando ogni variabile in maniera casuale all’interno di un predisposto range di incertezza. Alcune conclusioni si sono palesate attraverso migliaia di simulazioni, nonostante le incertezze. Basandosi sul solo aspetto economico, il carbone genererebbe circa metà dell’elettricità mentre, nello scenario in cui le emissioni venissero limitate, l’uso del carbone scenderebbe a un quinto tra le fonti di energia elettrica e nello scenario della limitazione combinata esso si ridurrebbe a zero. Mentre l’energia nucleare costituirebbe circa il 40% del mix energetico nello scenario di limitazione delle emissioni, essa sarebbe quasi inesistente negli altri due scenari.</p>
<p>“Noi vogliamo rivolgerci non solo ai decisori politici, ma anche alla comunità del mondo della ricerca”, dichiara Webster. I ricercatori “hanno ragionato a lungo su come vengono sviluppate queste tecnologie a basso contenuto di carbonio, ma hanno ragionato meno su come farlo con ridotte quantità di acqua”. Mentre sono stati compiuti studi sulla possibilità di sistemi di raffreddamento ad aria per centrali elettriche, finora non sono state costruite strutture del genere, e la ricerca in merito è stata limitata.</p>
<p>Ora che la loro ricerca iniziale è stata completata, Webster e il suo team si applicheranno a scenari più dettagliati su “come riuscire ad andare da qui a là”. Mentre questo studio ha riguardato il mix di tecnologie necessarie nel 2050, nella prossima ricerca l’equipe di Webster esaminerà i passi fondamentali lungo il percorso per raggiungere questo punto. “Che cosa staremo facendo nei prossimi dieci anni?”, ha chiesto. “Osserveremo le implicazioni tutte insieme”. Oltre a Webster, il lavoro è stato condotto da Pearl Donohoo e Bryan Pelmintier del MIT Engineering Systems Division ed è stato supportato dal National Science Foundation, dal US Department of Energy e dalla Martin Family Foundation.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>(fonte foto MIT Energy Initiative)</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>MIT Energy Initiative: <a title="MIT Energy Initiative" href="http://mitei.mit.edu" target="_blank">http://mitei.mit.edu</a></p>
<p>MIT: <a title="MIT" href="http://web.mit.edu" target="_blank">http://web.mit.edu</a></p>
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		<title>Come equilibriamo i bisogni di energia, acqua e clima?</title>
		<link>https://energia-plus.it/come-equilibriamo-i-bisogni-di-energia-acqua-e-clima-2_80007/</link>
		<pubDate>Thu, 21 Nov 2013 10:12:08 +0000</pubDate>
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				<content:encoded><![CDATA[<p>Nel decidere il modo migliore per venire incontro ai bisogni crescenti di energia, le risposte dipendono in maniera cruciale da come la questione viene circostanziata. Cercare la strada più efficace dal punto di vista dei costi induce a una serie di domande; includere tra le variabili il bisogno di ridurre le emissioni di gas effetto serra modifica il quadro. Aggiungere il bisogno di affrontare imminenti scarsità di acqua potabile, infine, porta a un sistema di scelte ancora più diverso.</p>
<p>Questa è una delle conclusioni di uno studio condotto da Mort Webster, un professore associato di sistemi ingegnerizzati al <a title="MIT" href="http://web.mit.edu" target="_blank" rel="nofollow">MIT</a>, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. Lo studio mostra che è cruciale esaminare questi bisogni insieme prima di prendere decisioni in merito agli investimenti nelle nuove infrastrutture per la produzione di energia, per le quali le scelte fatte oggi potrebbero continuare a riguardare lo scenario di acqua ed energia per le prossime decadi.</p>
<p>L’intersezione di questi problemi è particolarmente critica per via del forte contributo dell’industria della produzione di energia alla totalità delle emissioni di gas serra e della forte dipendenza della maggior parte degli attuali sistemi di generazione da abbondanti rifornimenti di acqua.</p>
<p>Inoltre, mentre le centrali elettriche influiscono pesantemente sui cambiamenti climatici, un prevedibile risultato di quei cambiamenti climatici è una significativa variazione delle correnti delle precipitazioni, che probabilmente porterà alla siccità di alcune regioni e alla mancanza di acqua.</p>
<p>Sorprendentemente, sostiene Webster, questo nesso è un’area di ricerca virtualmente inesplorata: “Quando abbiamo cominciato questo lavoro abbiamo dato per scontato che il lavoro di base fosse stato fatto e che ci saremmo dedicati a un lavoro più complesso. Poi ci siamo resi conto che nessuno aveva fatto la cosa più semplice e stupida”. Cioè, concentrarsi sulla domanda fondamentale: stimare i tre problemi in connessione tra loro produrrebbe lo stesso assetto di decisioni del considerarli separatamente? La risposta trovata dai ricercatori è no.</p>
<p>“Costruireste le stesse strutture, lo stesso mix di tecnologie, per ottenere meno emissioni di carbonio e un minore uso di acqua?”. Webster risponde di no.</p>
<p>Al fine di equilibrare le risorse di acqua in esaurimento contro la crescente richiesta di elettricità, sarebbe necessario compiere una serie di scelte abbastanza differenti, e alcune di queste scelte potrebbero richiedere una ricerca dettagliata in settori che attualmente ricevono poca attenzione, come lo sviluppo di sistemi di raffreddamento per centrali elettriche che usino molta meno acqua, o non ne usino per niente.</p>
<p>Anche dove le tecnologie necessarie esistono, le decisioni su quali di queste usare per produrre energia elettrica sono fortemente influenzate dalle proiezioni dei costi e delle normative futuri, così come dai futuri limiti sulla disponibilità idrica. Per esempio, l’energia solare al momento non è economicamente competitiva rispetto ad altre fonti di elettricità nella maggior parte delle ubicazioni, ma quando viene messa in confronto col bisogno di ridurre le emissioni e il consumo di acqua, essa potrebbe finire per diventare la scelta migliore.</p>
<p>“Bisogna usare diversi sistemi di raffreddamento, e potenzialmente più energia eolica e solare, quando si include l’uso dell’acqua, che se la scelta dipendesse dalle sole emissioni di CO2”, afferma Webster. Il suo studio si focalizza sulla produzione di energia nel 2050 in base a tre scenari: scelte basate puramente sull’aspetto economico; scelte col requisito di una riduzione del 75% delle emissioni di carbonio; scelte con requisito di una riduzione di emissioni e di una riduzione del 50% nell’uso dell’acqua.</p>
<p>In ordine alle grandi incertezze in molte proiezioni, Webster e i suoi coautori hanno usato una simulazione matematica in cui hanno provato 1.000 diverse possibilità per ognuno dei tre scenari, mutando ogni variabile in maniera casuale all’interno di un predisposto range di incertezza. Alcune conclusioni si sono palesate attraverso migliaia di simulazioni, nonostante le incertezze. Basandosi sul solo aspetto economico, il carbone genererebbe circa metà dell’elettricità mentre, nello scenario in cui le emissioni venissero limitate, l’uso del carbone scenderebbe a un quinto tra le fonti di energia elettrica e nello scenario della limitazione combinata esso si ridurrebbe a zero. Mentre l’energia nucleare costituirebbe circa il 40% del mix energetico nello scenario di limitazione delle emissioni, essa sarebbe quasi inesistente negli altri due scenari.</p>
<p>“Noi vogliamo rivolgerci non solo ai decisori politici, ma anche alla comunità del mondo della ricerca”, dichiara Webster. I ricercatori “hanno ragionato a lungo su come vengono sviluppate queste tecnologie a basso contenuto di carbonio, ma hanno ragionato meno su come farlo con ridotte quantità di acqua”. Mentre sono stati compiuti studi sulla possibilità di sistemi di raffreddamento ad aria per centrali elettriche, finora non sono state costruite strutture del genere, e la ricerca in merito è stata limitata.</p>
<p>Ora che la loro ricerca iniziale è stata completata, Webster e il suo team si applicheranno a scenari più dettagliati su “come riuscire ad andare da qui a là”. Mentre questo studio ha riguardato il mix di tecnologie necessarie nel 2050, nella prossima ricerca l’equipe di Webster esaminerà i passi fondamentali lungo il percorso per raggiungere questo punto. “Che cosa staremo facendo nei prossimi dieci anni?”, ha chiesto. “Osserveremo le implicazioni tutte insieme”. Oltre a Webster, il lavoro è stato condotto da Pearl Donohoo e Bryan Pelmintier del MIT Engineering Systems Division ed è stato supportato dal National Science Foundation, dal US Department of Energy e dalla Martin Family Foundation.</p>
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<p>(fonte foto MIT Energy Initiative)</p>
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<p>MIT Energy Initiative: <a title="MIT Energy Initiative" href="http://mitei.mit.edu" target="_blank" rel="nofollow">http://mitei.mit.edu</a></p>
<p>MIT: <a title="MIT" href="http://web.mit.edu" target="_blank" rel="nofollow">http://web.mit.edu</a></p>
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