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Sulla competitività dell’industria chimica in Italia pesa il “doppio federalismo”ERT

Si è svolta recentemente a Milano l’Assemblea di Federchimica, la Federazione Nazionale dell’Industria Chimica alla quale aderiscono oltre 1500 imprese del Settore.

Nella sua relazione il Presidente di Federchimica Giorgio Squinzi, ha sottolineato come il cosiddetto “doppio federalismo”, vale a dire la coesistenza di norme comunitarie, statali, regionali e locali italiane, rischia di assestare “un colpo definitivo alla nostra capacità di competere qualora questo cocktail di federalismo si risolva in un aggravamento degli oneri per le imprese.”.

La chimica è il settore più esposto ai vincoli dell’iperregolamentazione. Federchimica ha dato per prima priorità al problema dello snellimento burocratico, facendo proposte concrete. Ma ancora oggi, ha aggiunto il Presidente Squinzi, l’impresa chimica per un nuovo impianto ha gli stessi adempimenti, gli stessi tempi, lo stesso numero di interlocutori di cinque anni fa.

Il Presidente di Federchimica nel corso della sua relazione ha anche sottolineato che, con l’uscita annunciata dei grandi gruppi italiani, la chimica italiana non è morta, ma sta cambiando.

“Esiste oggi un nutrito gruppo di medie imprese, spesso leader nel proprio segmento a livello mondiale. Imprese che fanno forte il Made in Italy e i distretti industriali, con tanti prodotti chimici innovativi”, ha detto Giorgio Squinzi “La chimica italiana è il turbo del motore del Made in Italy”.