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Sul futuro delle reti energetiche si gioca una buona fetta di competitività europeaERT

Il recupero di competitività a livello europeo passa, tra le altre cose, dalla capacità di cavalcare l’innovazione in campo energetico, puntando su soluzioni smart in grado al tempo stesso di ridurre i costi per i consumatori e le aziende e di migliorare l’efficienza, anche in una logica di calo delle emissioni inquinanti. È la convinzione condivisa da analisti e operatori di mercato intervenuti al convegno “Reti energetiche e Innovazione” organizzato nei giorni scorsi a Roma da Business International. La sensazione diffusa è che il processo di convergenza europeo possa offrire nuove potenzialità di sviluppo al nostro Paese, a patto di semplificare il quadro normative di settore e di superare le rigidità che oggi ostacolo la collaborazione tra operatori.

Antonello Pezzini (Comitato Economico e Sociale Europeo) ha ricordato che la carenza attuale di cavi elettrici ha spinto l’Europa a inserire il capitolo energetico in cima agli investimenti per i prossimi anni, con stanziamenti per 200 miliardi di euro destinati alle interconnessioni tra i Paesi membri. Le reti ipotizzate nel piano prevedono un finanziamento comunitario dei singoli progetti di sviluppo che può partire dal 50% e arrivare fino a un massimo dell’80%. È importante però che le Regioni si attivino presto con i bandi per avviare il circolo virtuoso. In sostanza, un appello ai decisori politici, affinché l’Italia non perda un’occasione che può consentire alla Penisola di recuperare competitività e innescare un processo di finanziamenti per l’innovazione capace di compensare, almeno in parte, i tagli dei contributi di matrice statale.

Stefano Besseghini (RSE – Ricerca Sistema Energetico, struttura di ricerca del Gse) si è soffermato sui passi in avanti compiuti dalle smart grid, sottolineando che siamo di fronte a un punto di svolta: “Dopo la fase delle sperimentazioni e dei progetti pilota, è il momento della diffusione di questi servizi su larga scala”, è la sua convinzione. Di positivo c’è l’approccio seguito finora dagli attori coinvolti nelle iniziative, che è all’insegna di una continua collaborazione per raggiungere obiettivi condivisi utili per la generalità”. Quanto alla situazione italiana, per Besseghini “siamo in una posizione di leadership su questo fronte, che va rivendicata con orgoglio, dai sistemi di generazione elettrica diffusa all’ampia diffusione di contatori intelligenti, fino agli elevati livelli qualitative della trasmissione”. Non sono mancate da parte dell’esperto alcune riflessioni sui possibili problemi che si creano sulle reti distribuite, come l’inversione di flusso e il profilo di tensione che si crea a valle, temi “che andranno affrontati il prima possibile per rendere queste reti ‘adattative’, capaci cioè di adeguarsi a contesti differenti rispetto a quelli per i quali sono stati pensati”.

Donata Susco (Enel Distribuzione) ha fatto una panoramica delle iniziative messe in campo dal gruppo italiano dell’energia su questo fronte e sottolineato i vantaggi offerti dalle reti intelligenti, a cominciare da quelli per gli utenti finali, come l’efficientamento energetico e l’informativa sullo stato di consumo delle abitazioni, per passare alle opportunità di informative tempestive agli operatori e alle Esco per aumentare l’efficienza del mercato. In questo senso, la smart grid diventa un abilitatore della filiera energetica, che va acquisendo maggiore complessità rispetto al passato. In questo ragionamento si introduce anche il tema delle rinnovabili, che grazie alle tecnologie intelligenti hanno maggiori spazi di integrazione nella rete nazionale.

Luigi Napoli (Assoelettrica) ha sottolineato che siamo in presenza di un cambio di paradigma in ambito elettrico, considerato che a fine 2013 arriveremo a 26.000 megawatt di potenza eolica e fotovoltaica. Il che comporta una trasformazione radicale della rete pensata all’origine per una generazione centralizzata in pochi, grandi impianti. “In prospettiva questi ultimi continueranno ad avere un ruolo essenziale, non tanto nella fornitura di energia, ma per garantire servizi di flessibilità”, ha spiegato. Per Napoli è fondamentale che le tecnologie smart non creino problemi, ma aumentino l’efficienza del sistema nel suo insieme. Un risultato che si potrà raggiungere solo con un quadro regolatorio chiaro, che assicuri benefici reali ai consumatori finali.

Paolo Lugiato (Assorinnovabili) ha focalizzato il suo intervento sull’impatto che la generazione distribuita sta registrando sulla rete tradizionale, per poi soffermarsi sull’importanza di investire “sullo stoccaggio a tutti i livelli”. Una prospettiva che, in caso di riduzione dei costi per l’operazione, potrebbe tradursi in realtà anche in assenza di incentivi pubblici.

Uno spazio nell’ambito del convegno di Business International è stato riservato, poi, agli assessori regionali nel campo dell’energia, chiamati a fare il punto su evoluzione e problematiche dei territori locali, con un’analisi dei rapporti con lo Stato alla luce della conflittualità emersa nel recente passato. Uno scenario che potrebbe evolvere nel medio periodo se effettivamente verrà messo a punto un nuovo quadro normativo – di cui tanto si discute ultimamente – per ridefinire gli ambiti di competenza a livello centrale e regionale.

Maurizio Del Fanti (Politecnico di Milano) ha analizzato i sistemi di accumulo delle nuove tecnologie, che consentono alla rete elettrica di contrastare la variabilità delle nuovi fonti energetiche e renderle compatibili con il sistema disponibile in Italia. Gli esperimenti in tal senso sono già in corso a opera di Terna a livello centrale e di vari distributori a valle. Il problema principale è dato dal fatto che questi sistemi di accumulo oggi non sono sostenibili senza incentivi pubblici, anche se una diffusione su larga scala potrebbe portare in future a una riduzione dei costi.

Fondamentale è stata anche la testimonianza delle aziende che operano nel settore. Samuele Lupatini (Marketing and Sales Manager FIAMM Energy Storage Solutions) è partito da una panoramica delle iniziative internazionali sul fronte dello storage, sottolineando che, pur nella diversità di applicazioni dovute al differente contesto geografico e alle peculiarità delle reti, il tratto comune alle esperienze fin qui viste è la flessibilità, intesa come capacità di adattamento a uno scenario in evoluzione. In questo scenario FIAMM punta su soluzioni che garantiscano tre condizioni di sicurezza: a livello di sistema; a livello di prodotto e di applicazioni, per offrire a chi investe nel settore di sfruttare eventuali nuovi condizioni normative o di mercati; a livello di plug-in, in modo da abbattere i costi operativi e garantire un ritorno degli investimenti.

Christian Noce (Tecnologie di Rete – Enel Distribuzione) ha presentato le strategie aziendali nel campo dello storage, sottolineando che Enel ha guidato molti dei cambiamenti registrati nel settore negli ultimi 15 anni, dal telecontrollo all’automazione, rivendicando un ruolo di precursore anche nello storage. “Siamo partiti cercando le competenze interne al gruppo su questo fronte per poi sviluppare una serie di collaborazioni con altre aziende all’avanguardia su questo fronte”.

Le voci istituzionali hanno consentito di fare il punto sull’evoluzione regolamentare in campo energetico. Simonetta Piezzo (Direzione Generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica – Ministero per lo Sviluppo Economico) si è soffermata sul Programma Interregionale Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico, sottolineando l’impatto che questa misura ha avuto sui territori, a cominciare dalle smart grid, per proseguire con le cabine primarie e gli interventi sperimentali di storage. Cosimo Antonaci (Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica, DG per la Politica regionale unitaria comunitaria Ministero dello Sviluppo Economico) ha inquadrato il contesto comunitario all’interno del quale sono stati messi a punto gli interventi per il sostegno delle reti intelligenti, per poi soffermarsi sulle ricadute territoriali di queste misure.

Le tecnologie intelligenti non riguardano solo l’energia elettrica, ma anche il comparto del gas, come sottolineato da Furio Cascetta (Seconda Università di Napoli – Coordinatore Tecnico-Scientifico del Gruppo Gas Static Smart Meter). Il concetto ‘smart’ assume varie declinazioni a seconda del settore: nel campo del gas riguarda innanzitutto l’affidabilità della misura e la disponibilità a distanza del dato e frequenza di trasmissione. La delibera n° 155 dell’Authority, approvata in linea con le direttive europee, ha rappresentato in questo senso un elemento di svolta fissando una serie di requisiti per rendere omogenei i calcoli. Un fattore di chiarezza per tutti gli operatori del mercato.

Riflessioni alle quali ha fatto eco l’intervento di Marco Cotti (Responsabile dello sviluppo Smart Grid e Nuove Tecnologie Enel Distribuzione), che ha snocciolato i vantaggi che si possono conseguire grazie alle sinergie architetturali: si va dall’ottimizzazione degli investimenti a un migliore utilizzo delle infrastrutture, dalla riduzione del rischio tecnologico alla disponibilità di un’architettura in grado di supportare funzionalità estendibili a ulteriori servizi energetici come l’acqua o l’illuminazione pubblica.

Antonio Nodari (Amministratore Delegato di Pöyry) ha approfondito il ruolo che possono giocare le nuove tecnologie nello scenario evolutivo del settore gas, che si trova a fare i conti con la mancanza di un elemento tecnologico di svolta come il contatore elettronico e con un sistema normativo che non aiuta lo sviluppo del comparto. Il buon funzionamento dello smart meter in ambito elettrico rappresenta un punto di riferimento importante per far progredire il settore. Si possono studiare forme di integrazione utili al decollo della misuazione smart anche nel gas.

Il convegno è servito infine per fare il punto sullo stato di avanzamento dei progetti di sperimentazione di Smart Grids e Smart Technologies realizzati con i fondi del POI energia 2007 – 2013 nelle Regioni Convergenza.

 

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