Esce edito da Edizioni Ambiente “State of the World 2014: Governare per la sostenibilità”. Secondo Lester R. Brown, che quarant’anni fa ha fondato il Worldwatch Institute, la governance, intesa come l’insieme dei processi di governo, è l’elemento che più di ogni altro si frappone alla creazione di un futuro sostenibile. A fronte delle emergenze create dal dissesto economico e ambientale, i cittadini si aspettano interventi decisi da chi li governa.
Le risposte però non arrivano o sono annacquate, perché chi deve decidere risponde in primo luogo a interessi diversi da quelli collettivi.
“Gli ambientalisti si sono spesso aggrappati alla convinzione che la scienza avrebbe guidato l’azione dei governi sui cambiamenti climatici e altre sfide ambientali. Ritenevano cioè che il quadro fosse così chiaro convincente che nessuno avrebbe potuto seriamente opporsi all’azione”, si legge nel testo. “Nel frattempo, un ben oliato apparato di negazionisti climatici ha seminato dubbi (o peggio) sul sempre più forte consenso sulla scienza del clima, rassicurando coloro che sono inclini a diffidare della scienza. In un periodo di crisi economica globale, i negazionisti sono riusciti a fare credere che le politiche per la sostenibilità sarebbero in conflitto con le misure a tutela del lavoro e del reddito”.
In realtà, come lasciano intendere gli autori di questa edizione dello State of the World, è probabile che le speranze migliori vadano riposte a livello locale. Negli ultimi anni, le azioni più importanti sul clima, a tutela della biodiversità e contro le diseguaglianze, sono infatti venute da movimenti di base che si sono opposti alle agende di governi e aziende.
Infatti nel testo si afferma: “Una tendenza spesso sottovalutata e potenzialmente promettente in tema di funzionalità del governo è lo spostamento dell’impulso all’azione su tema della sostenibilità dai governi nazionali, che hanno spesso tergiversato, a quelli locali e regionali. Forse non è una coincidenza, dato che gli organismi locali e regionali sono più vicini (sia come distanza sia come separazione burocratica) alle persone e alle comunità che essi governano, e hanno meno probabilità di finire vittime di interessi particolari”.
Sempre più spesso le iniziative partono dunque dalla società civile. Pubblicato in concomitanza con il 40° anniversario della fondazione del Worldwatch Institute, “Governare per la sostenibilità” dà conto di una serie di azioni e proposte accomunate da uno sguardo ottimista sulla capacità di uomini e donne di innescare veri processi di cambiamento, che sempre più di frequente si verificano fuori dalle stanze della politica.
Il volume racconta queste iniziative, offrendo una serie di prospettive innovative ai cittadini e ai decisori del nostro Paese.
“In ultima analisi”, si ritrova nel testo, “ci sembra che tutti i sistemi di governance nascono da individui che fanno parte di una comunità. Gli esseri umani non sono attori isolati della politica, e tantomeno sono molecole indipendenti, come invece sostiene la teoria economica mainstream. Lo slancio o la pressione necessaria a migliorare la governance a qualsiasi livello può provenire solo da individui che vogliono rendere le proprie comunità luoghi di sostenibilità. Da qui sarà possibile costruire comunità di comunità che possano permettere a ogni abitante del pianeta di aver un posto sicuro e appagante dove vivere, e offrire alle future generazioni la stessa prospettiva”.