L’agricoltura italiana subisce la crisi in modo pesante ma si conferma una realtà evoluta, attenta ai temi della sostenibilità ambientale e al presidio del territorio, con un uso diffuso e diversificato dei metodi rispettosi dell’ambiente. Un obiettivo, quello dell’agricoltura sostenibile, scelto dal 40% dei produttori come un “obbligo nei confronti delle generazioni future.
È questa la sintesi più evidente che emerge dal 7° Rapporto su Innovazione e sostenibilità della produzione agricola realizzato dall’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola e presentato a Bologna nel corso dell’evento promosso da Agri2000 in collaborazione con Agriventure.
Il rapporto 2013 rappresenta una fotografia fedele e completa dello stato di salute dell’agricoltura italiana: nasce infatti da un’indagine realizzata su tutto il territorio nazionale attraverso 500 interviste valide ad un campione rappresentativo delle oltre 750mila imprese iscritte alle Camere di Commercio, le aziende cioè maggiormente strutturate che realizzano il 95% della Plv (Produzione lorda vendibile) nazionale; aziende, quelle dei produttori agricoli professionali, pari al 50% del totale, ma che occupano il 90% della superficie agricola nazionale. Tre i settori analizzati: quello dei seminativi, rappresenta il 45% del campione, frutta e vite il 33,6% e delle produzioni orticole il 21,4%.
L’indagine presentata dall’Osservatorio si inserisce in un momento difficilissimo per il comparto agro-industriale. Se infatti il settore in Italia vale 47 miliardi di euro (media 2009-2011), con 760mila aziende agricole iscritte alla Camera di Commercio e occupa 12,8 milioni di ettari di territorio (dati Istat 2013), è evidente come la crisi globale abbia fatto sentire in modo drammatico i propri effetti: il trend delle imprese agricole iscritte alle CCIAA negli ultimi 5 anni (2008-2013) ha avuto una contrazione doppia rispetto al quinquennio precedente. Un altro dato significativo è la superficie agricola persa negli ultimi 20 anni: si sta parlando di 3 milioni di ettari utili alla produzione, che equivale, in termini di valore, a circa 1 punto percentuale di PIL pari a 11 miliardi di euro.
Un parte significativa dell’indagine riguarda il ricorso ai fertilizzanti da parte delle aziende, utilizzati dal 93,2% del campione e il 74,2% di questi fa uso anche di sostanze organiche. Il 72,2% di esse redige un piano di concimazione e il 62% delle imprese si basa sulle analisi dei terreni effettuate periodicamente. L’indagine, inoltre, evidenza una particolare consapevolezza dei produttori rispetto ai temi della sostenibilità nell’impiego degli agrofarmaci: lo testimonia il dato che vede il 75% degli intervistati conoscere la direttiva sull’utilizzo sostenibile di queste sostanze e il 60% avere consapevolezza degli adempimenti e le novità più rilevanti nell’ambito della difesa delle colture. Come per i fertilizzanti, i produttori scelgono un approccio responsabile e legato alle effettive necessità piuttosto che alle cadenze dettate dal calendario delle coltivazioni. Nella difesa delle colture è molto significativo il ricorso a uno o più metodi biologici anche nelle produzioni agricole più industrializzate.
Quello dell’acqua, per le implicazioni di sostenibilità, di efficacia e di costi legati alla produzione, rappresenta certamente uno dei temi più sentiti dai produttori agricoli, che nell’82% dei casi utilizzano sistemi di irrigazione nella propria azienda. I metodi utilizzati (micro-irrigazione, a pioggia, sub-irrigazione, a scorrimento) testimoniano anche in questo caso l’attenzione ad un utilizzo più sostenibile e meno dispersivo della risorsa acqua.
La sensibilità crescente delle imprese agricole per la tutela della biodiversità è testimoniata anche dal ricorso a siepi e aree vegetate che consentono un ripopolamento degli insetti utili e il rifugio per la fauna selvatica. La rotazione delle colture, inoltre, è scelta da oltre l’80% dei produttori.
L’ultima parte dell’indagine è dedicata al rapporto tra gli imprenditori agricoli e le comunità in cui operano. Dai dati emerge una percezione positiva da parte dei produttori agricoli della propria funzione in rapporto alla comunità locale (67,6%). Molto significativo, infine, il dato che fa emergere i motivi della scelta di un’agricoltura sostenibile: il 40% dei produttori, infatti, la considera “un obbligo verso le generazioni future”, un impegno a tutelare e migliorare il territorio con lo sguardo rivolto al futuro.