Mappare il suolo e il sottosuolo alla ricerca dell’acqua per prevenire rischi idrogeologici, geotermici e geotecnici, con un metodo del tutto non invasivo. È quello che sta avvenendo in questi giorni sul territorio dell’alto milanese e magentino nei comuni di Bernate Ticino, Boffalora, Cuggiono, Magenta, Parco Ticino, Robecchetto, Turbigo. Per la prima volta Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, porta in Italia Skytem, il più innovativo sistema tecnologico al mondo per “leggere” il territorio in profondità, in modo semplice e assolutamente preciso.
Lo scopo è ottenere un’approfondita mappatura delle risorse idriche sotterranee, che consentirà ad esempio anche di implementare i Piani di Sicurezza dell’Acqua Potabile, che la monoutility, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ha adottato per prima in Italia l’anno scorso, e che prevede di implementare in tutti i comuni dell’hinterland milanese entro il 2022.
“Un’azienda pubblica cresce e si evolve grazie alle scelte che ogni giorno fa per il territorio che presidia, commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. Più queste scelte sono innovative e tecnologiche, più le comunità hanno la possibilità di crescere e affrontare il futuro con serenità. Per questo ci siamo impegnati in un percorso, al momento unico in Italia, che ci consentirà di ottenere una sempre maggiore conoscenza dello stato quanti-qualitativo delle risorse idriche, per gestirle in modo sempre più sostenibile in linea con le nuove disposizioni della Drinking Water Directive, la normativa appena approvata dal Parlamento Europeo”.
Una vera e propria rivoluzione per un territorio, come quello italiano, troppo spesso protagonista di rischi geologici e idrogeologici, che partita proprio nel milanese nei giorni scorsi, terminerà oggi. Ma come funziona? Messa a punto dall’università danese di Aarhus a partire dalla seconda metà degli anni ’90, Skytem adotta una metodologia chiamata Airborne ElettroMagnetico, il cui utilizzo a livello mondiale è partito solo nei primi anni 2000. Si tratta di una modalità d’investigazione del sottosuolo esclusiva nel suo genere, che prevede l’uso di antenne trasmittenti e riceventi appositamente montate su un elicottero, capaci di sfruttare le onde elettromagnetiche per dialogare con il territorio che si vuole studiare; il che significa che è possibile mappare in tempi brevissimi territori ampi centinaia di chilometri, raggiungendo addirittura i 300 metri di profondità.
Oltre a essere non invasiva, in quanto non prevede trivellazioni nel suolo e sottosuolo tantomeno l’accesso in proprietà private o in luoghi poco praticabili, questo innovativo metodo non presenta controindicazioni, dunque nessun rischio per la salute dei cittadini e per le strutture esistenti nei territori monitorati.