A Roma, il 26 novembre, presso la Fao si è parlato dell’influenza dei cambiamenti climatici sull’alimentazione. Secondo il documento programmatico della Fao “Cambiamento climatico e sicurezza alimentare nel Pacifico”, preparato per il Vertice di Copenaghen, il cambiamento climatico avrà un “effetto negativo moltiplicatore” in una regione che è già sotto una grande pressione ecologica ed economica.
Le isole del Pacifico dovranno fare i conti con l’innalzamento del livello del mare, con il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, con alterazioni delle precipitazioni e della quantità di esposizione ai raggi solari, con modelli alterati di circolazione atmosferica e oceanica e con una maggiore frequenza di eventi climatici estremi, quali i cicloni tropicali o prolungati periodi di siccità. Molti di questi eventi potrebbero avere ripercussioni negative sulla resa agricola e ittica, e dunque sulla sicurezza alimentare. Il degrado del territorio e dell’ecosistema marino, l’aumento delle temperature, l’erosione del suolo, la salinizzazione del terreno e la perdita dei nutrienti, la diffusione di malattie e infestazioni, una maggiore frequenza di incendi boschivi, di siccità e inondazioni, pongono a serio repentaglio la produzione alimentare di queste isole.
Quelle isole del Pacifico con produzione agricola a monocoltura, dovranno considerarne la ricaduta futura sulla sicurezza alimentare, poiché sistemi agricoli diversificati sono in grado di reagire meglio a mutati scenari climatici. Sistemi integrati, che comprendano colture, alberi e possibilmente zootecnia offrono migliori opportunità per un’intensificazione sostenibile della produzione alimentare, creando al tempo stesso un ecosistema più resistente.
Il cambiamento climatico minaccia anche la sostenibilità dell’industria ittica e potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza alimentare di una regione che dipende fortemente dal pesce come fonte primaria di proteine e di reddito, derivante dall’affitto delle acque territoriali a flotte straniere. La pesca di sussistenza e commerciale, in particolare quella di varie specie di tonno, è il perno di molte economie delle isole del Pacifico. Un possibile cambiamento nella distribuzione e nella disponibilità di tonno nel lungo periodo avranno serie implicazioni per la redditività della pesca industriale e per la relativa industria conserviera del Pacifico occidentale. La pesca di sussistenza e commerciale dovrà diversificare la produzione, le infrastrutture e la distribuzione per riuscire ad adattarsi a bruschi cambiamenti ambientali e industriali.
L’impatto del cambiamento climatico unito al supersfruttamento delle risorse forestali della regione, porrà un’enorme pressione sulle rimanenti foreste. Foreste e alberi forniscono importanti alimenti di base nella regione del Pacifico, quali l’albero del pane, il mango, gli agrumi e le noci di cocco. Le foreste di mangrovie impediscono l’erosione delle coste, forniscono protezione da mareggiate e possibili tsunami, e offrono un importante habitat per numerose specie di pesce. I governi della regione dovrebbero essere aiutati a gestire in modo sostenibile le foreste e a promuovere sistemi agroforestali integrati. Andrebbe infine riconosciuto l’importante ruolo delle foreste nel sequestro di carbonio.
I negoziati internazionali sul cambiamento climatico dovranno tenere in considerazione lo stretto legame che esiste tra sicurezza alimentare e riscaldamento globale, sostenendo le isole del Pacifico nella messa in pratica nei loro “Programmi nazionali d’azione di adattamento”, comprese le questioni di sicurezza alimentare. Occorre maggiore ricerca nel settore agricolo e forestale e nella pesca per identificare e promuovere l’impiego di varietà più resistenti al sale e alla siccità. “Non agire oggi potrebbe portare ad un aumento della povertà, dell’instabilità politica e dei conflitti”, ha sottolineato Müller. Il documento programmatico è stato scritto insieme al “Gruppo di Esperti del Pacifico per il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare”.
Fao: www.fao.org