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Seva per l’Africa: in Togo il primo impianto fotovoltaico stand aloneERT

Grazie a Seva per l’Africa e a Vipiemme (che ha fornito disinteressatamente 54 moduli fotovoltaici policristallino da 220 Wp e 40 batterie PB-acido 115 AH@12V) e alla collaborazione tecnica di Kad3 Group, la comunità Cuori Grandi si renderà quasi completamente autonoma dal generatore alimentato a gasolio. Ad Amakpape funziona infatti un impianto fotovoltaico ibrido off-grid con kit HyREI (progettato da Kad3 Group per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non programmabili fotovoltaiche in assetto stand alone, che garantisce la parziale autonomia dalla generazione elettrica tradizionale derivante dalla conversione energetica di combustibili fossili).

La comunità di Amakpape è in festa da circa un mese, da quando cioè il materiale è stato scaricato dal container e stivato nel magazzino in attesa dell’arrivo dei tecnici. A coordinare le operazioni è stata suor Patrizia Livraga: prima alla guida di un trattore per scaricare i pallet, poi di buona lena a supervisionare gli ultimi ritocchi alle strutture destinate a ospitare l’impianto fotovoltaico stand alone da 12,1 kW. Suor Patrizia è il motore dell’Onlus Cuori Grandi Togo. Intorno a lei gravita un mondo di figure silenziose ma straordinarie, volontari anonimi con varie esperienze e professionalità: l’elettricista, il magazziniere, il macchinista, i medici, i carpentieri. Gente molto comune ma molto “vera”. Con la presenza in loco dei tecnici italiani, il 23 luglio sono partite le operazioni di installazione e commissioning dell’impianto, operazioni terminate il 29 luglio. “Adesso nella scuola c’è l’elettricità!” racconta felice suor Patrizia Livraga via Sype. “L’HyREI funziona, i pannelli, nonostante siano giornate nuvolose, sono al lavoro e le batterie si caricano in un batter d’occhio”. Un elettricista volontario italiano, alcune maestranze locali e la stessa infaticabile suor Patrizia sono stati istruiti sulle principali caratteristiche dell’impianto stand alone. I bambini potranno così usufruire della nuova scuola.

In Togo, nonostante il territorio sia prevalentemente ad uso agricolo, la sicurezza alimentare di tutta la popolazione non è garantita a causa della scarsità d’acqua per irrigazione e della carenza proteica della dieta generale, che consiste principalmente in polenta di mais bianco. Inoltre, alcune famiglie non hanno un terreno sufficientemente grande per soddisfare i propri bisogni primari. I bambini sono il gruppo sociale più a rischio alimentare. Per questo suor Patrizia sta dando vita a un progetto agricolo innovativo per aumentare l’output e incrementare le colture ad alto contenuto proteico, soprattutto la soia. Inoltre è previsto un complesso scolastico che assicuri efficacia educativa, dalla scuola materna alla superiore. Il nuovo complesso scolastico servirà un bacino assai vasto poiché, soprattutto per le classi medio-superiori, su di esso graviteranno bambini provenienti da villaggi più piccoli. Suor Patrizia punta ad assicurare anche la varietà dell’offerta educativa attraverso un giusto equilibrio fra lo sviluppo dei mestieri tradizionali e l’apprendimento di nuove tecnologie “base” che non compromettano però la trasmissione della cultura e dei saperi locali.

Prossimo obiettivo di Seva per Africa sarà l’aiuto a Cefa (Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura Onlus). In Tanzania Cefa segue un progetto volto a migliorare le condizioni di vita della popolazione e la sostenibilità ambientale nel distretto rurale di Njombe (Rift Valley). A ottobre sarà così installato un impianto da 11 kW presso una latteria, che fungerà da esperimento“pilota”. Il progetto è stato segnalato dal Coordinamento Ambiente, Energie Rinnovabili – Ufficio VII della Direzione Generale Cooperazione Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri che costituisce per il progetto umanitario Seva per l’Africa una preziosa fonte di selezione affidabile.

Un altro impianto da 11 kW verrà fatto funzionare a fine anno presso la missione dei Carmelitani di Bozum (Repubblica Centrafricana). In seguito al golpe dell’anno scorso, i religiosi operano in condizioni di estrema difficoltà. Anche questo impianto sarà in grado di fornire elettricità a circa 2.000 persone (oltre a ridurre di circa il 96% i consumi del gasolio). L’intervento è stato selezionato fra altri 25 possibili grazie anche alla consulenza di esperti internazionali. In Repubblica Centrafricana i Carmelitani hanno realizzato diversi progetti importanti come una fiera agroalimentare, una cassa di credito, risaie, consorzi e un centro giovani nella missione di Bozum. Nel Paese la rete di distribuzione elettrica è quasi del tutto assente o soggetta a forte degrado. A oggi non sembrerebbero esservi alternative ai gruppi elettrogeni a gasolio (a Bozum ne opera uno di potenza nominale da 30 kVA per la produzione di energia elettrica diurna e un altro, di potenza nominale da 20 kVA, per la produzione di energia elettrica notturna), che però comportano costi sempre molto elevati di carburante e difficoltà nell’approvvigionamento. Il consumo medio annuale di gasolio nella missione di Bozum ammonta a ca. 7000 litri, che equivale a un costo annuale di 11.410 euro/anno (1,63 euro/litro gasolio). Riuscire a sviluppare piccoli impianti non connessi ad alcuna rete di distribuzione e sparsi sul territorio è fondamentale per la sopravvivenza d’intere comunità africane legate a un’economia agricola di sussistenza.

A novembre il progetto umanitario Seva per l’Africa sbarcherà poi in Benin dove verrà realizzato un impianto a Materi. Nella casa di accoglienza “Madre Ursula”, Suor Antonia è coadiuvata da altre due suore spagnole dell’Ordine delle Teatine. Le suore hanno tutte diploma e pratica infermieristica di livello avanzato e lunga esperienza sul territorio. Il “Madre Ursula” comprende anche gli alloggi per le suore, un convitto con alloggio per 40 ospiti, un dispensario, una sala di studio e lettura con biblioteca, postazioni computer, alcuni laboratori destinati alle attività di formazione per i ragazzi delle scuole, laboratori di cucito, una cucina, un laboratorio per la produzione di sapone, l’allevamento di animali da cortile, un orto, un pozzo e un mulino. Il convitto inoltre è riservato a 40 ragazze dagli 8 ai 18 anni divise in due gruppi, le più piccole prevalentemente orfane, le adolescenti quasi tutte fuggite da situazioni di disagio (matrimoni obbligati, prostituzione). Le ragazze sono inserite nelle normali attività scolastiche del villaggio e alcune sono avviate ad attività lavorative nel centro o presso realtà produttive o commerciali del territorio. Il centro Madre Ursula è in grado di fornire anche: attività di doposcuola e attività di sostegno ai ragazzi del villaggio in età scolare (un centinaio); assistenza di tipo infermieristico, gratuita nella quasi totalità dei casi, soprattutto a favore degli abitanti del villaggio più indigenti; promozione sociale della donna sia da parte delle suore sia delle ragazze più mature e responsabili del convitto, anche con l’aiuto di persone del villaggio particolarmente vicine alla comunità e appositamente formate.

Il progetto umanitario Seva per l’Africa nato grazie allo slancio e alla passione di Stefano De Benedetti (amministratore unico di Seva srl) ha superato il giro di boa dell’anno e mezzo di vita ha ora bisogno di organizzare gli aiuti in maniera ancora più efficiente. Se prima passione ed entusiasmo hanno rappresentato il motore che ha fatto partire la “macchina” ora, a fronte di circa trenta richieste di aiuto provenienti da ogni parte d’Africa, serve strutturare gli interventi con una logica “aziendale”. Solo in Congo sono sei le missioni dei Francescani Minori da vistare, tre in Tanzania (presso le strutture dei missionari delle Consolata), una in Benin (ancora il gruppo GSA), due in Eritrea e poi ancora due in Burundi, una in Sierra Leone, Tunisia, Guinea Bissau, Angola, Costa d’Avorio solo per citare le più pronte a ricevere gli aiuti. È stato così pensato un questionario da inviare a tutte le organizzazioni (religiose e laiche) che operano in Africa e che potrebbero avere necessità di installare impianti fotovoltaici stand alone fino a 12 kW: una decisione che si è resa necessaria per evitare dispersione di informazioni fondamentali, eccessive perdite di tempo e valutare così la necessità di inviare o meno esperti sul posto per un approfondimento delle problematiche tecniche e logistiche.

Il progetto umanitario Seva per l’Africa è realizzato da Seva, società valdostana che sviluppa, costruisce e gestisce centrali idroelettriche ed eoliche per la produzione di energia elettrica. Il progetto prevede la realizzazione d’impianti fotovoltaici “a isola” destinati alle missioni religiose e laiche operanti sul territorio africano.

 

Seva: http://www.sevasrl.it