Si tratta, come è ben noto, non di diminuire la concentrazione della CO2 nell’atmosfera, ma di diminuirne il flusso annuo, perché la concentrazione globale aumenta sempre fino a quando saranno usati combustibili fossili, cioè per sempre (almeno fin dove arriva il nostro sguardo).
L’anidride carbonica, peraltro, torna nell’atmosfera in seguito all’uso energetico della biomassa. Una qualche attenzione viene adesso dedicata al “lavaggio” dell’aria mediante la coltivazione di piante fotosintetiche da seppellire nel terreno. Si calcola che il suolo contenga una quantità di carbonio circa doppio di quella presente come CO2 nell’atmosfera. Il carbonio del suolo, a parte quello fossile del petrolio, carbone e gas naturale, è costituito da materiali vegetali che si stanno lentamente decomponendo e che contengono cellulosa, amido, proteine, grassi. La nuova idea sarebbe di estendere la coltivazione di vegetali dovunque e di seppellire i vegetali nel sottosuolo. La permanenza di tale carbonio nel sottosuolo potrebbe durare secoli. Una tonnellata di biomassa vegetale secca porta via dall’atmosfera circa una tonnellata e mezzo di CO2; una tonnellata di biomassa vegetale tale e quale circa tre quarti di tonnellata. Per realizzare questo progetto bisognerebbe da una parte moltiplicare e incoraggiare la produzione di vegetali di qualsiasi tipo e poi migliorare le conoscenze della biochimica del suolo.