Nel corso di una conferenza svoltasi a Milano, sono stati presentati i dati del 21° Rapporto di Responsible Care, il Programma volontario dell’industria chimica mondiale, con il quale le imprese si impegnano a realizzare valori e comportamenti di eccellenza, nelle aree della sicurezza, della salute e dell’ambiente, in modo da contribuire allo sviluppo sostenibile del pianeta. Il Programma è attualmente adottato in Italia da 16.811 imprese associate a Federchimica, che con 28,8 miliardi di euro rappresentano il 55% del fatturato aggregato dell’industria chimica in Italia.
Dal 1990 l’industria chimica ha ridotto drasticamente il suo impatto sull’ambiente. Le emissioni di gas serra sono state ridotte del 62% rispetto al 1990 e l’industria chimica mostra di essere già in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea al 2020 (-20% a livello comunitario) e al 2030 (-40%). Le emissioni specifiche, ossia calcolate a parità di produzione, sono state ridotte del 56,7% mentre i miglioramenti ottenuti riguardano principalmente la CO2 e l’N2O. L’anidride carbonica è stata ridotta grazie all’incremento di efficienza dei processi di combustione e al miglioramento del mix dei combustibili negli usi energetici (sostituzione olio combustibile con gas naturale maggiormente eco-compatibile); il protossido di azoto è diminuito grazie all’adozione di miglioramenti tecnologici di processo. Le altre emissioni in atmosfera sono diminuite del 95%. La crisi economica e il conseguente calo di produzione hanno avuto un ruolo nella diminuzione nelle emissioni degli ultimi anni; tuttavia le emissioni specifiche, ossia calcolate a parità di produzione, continuano a ridursi, segno di un miglioramento comunque effettivo delle prestazioni ambientali.
Le sostanze inquinanti negli scarichi idrici sono state ridotte del 65%. Inoltre l’acqua per usi industriali proviene solo per l’1,5% da acquedotto e per il 11,8% da pozzo (che sono le fonti più scarse e pregiate). Il restante quantitativo proviene da mare (74,3%) e da fiume (12,%) e viene utilizzato per il raffreddamento degli impianti e quindi con un ridottissimo impatto ambientale. Indipendentemente dal calo della produzione degli ultimi anni, anche in questo caso le emissioni specifiche in acqua, calcolate cioè a parità di produzione, continuano a ridursi a dimostrazione di un miglioramento comunque effettivo delle prestazioni ambientali. L’attenzione alla riduzione dell’immissione di inquinanti nei corpi idrici contribuisce al miglioramento della biodiversità dei corsi d’acqua dolce e del mare.
L’andamento altalenante della produzione di rifiuti è fortemente condizionato dalle ingenti quantità provenienti dalle attività di bonifica dei siti inquinati, ossia da operazioni non routinarie, non connesse alla produzione corrente e che, essendo correlate al ripristino e al recupero di aree che diventano nuovamente utilizzabili dalle imprese e/o dalla collettività, hanno di per sé un valore ambientale, sociale ed economico positivo. La produzione di rifiuti da operazioni di bonifica è passata dalle 0,6 Mt del 2012 alle 1,1 Mt del 2014. Per valutare con quanta attenzione le imprese aderenti a Responsible Care si impegnano a ridurre la produzione di rifiuti, occorre quindi osservarne l’andamento al netto delle operazioni di bonifica, ossia considerare solo i rifiuti direttamente legati allo svolgimento dell’attività produttiva. Negli ultimi 3 anni si osserva una leggera riduzione (-72 kt) in un contesto di sostanziale stabilità. Particolarmente interessante è la modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti: il 57,6% dei rifiuti vengono riciclati, recuperati o utilizzati per il ripristino ambientale, a testimonianza dell’attenzione riposta dalle imprese chimiche per contribuire a creare un economia circolare che tenda a riutilizzare il rifiuto o a trasformarlo in nuova risorsa.
L’industria chimca è un’industria sicura, che si impegna ogni giorno a garantire luoghi di lavoro senza rischi per le persone. Secondo i dati Inail, con 8,8 infortuni per ogni milione di ore lavorate, l’industria chimica è tra i settori manifatturieri con le migliori prestazioni. Per sicurezza, salute e ambiente le imprese aderenti a Responsible Care spendono ogni anno oltre il 2,5% del proprio fatturato e realizzano investimenti pari a circa il 22% del totale investito.
A parità di produzione, rispetto agli altri settori la chimica fa un uso molto efficiente delle risorse come dimostrato dalla riduzione del 17,3% di petrolio utilizzato per la trasformazione in prodotti chimici. L’industria chimica ha ridotto i consumi energetici in valore assoluto del 39,4% rispetto al 1990 e il miglioramento è testimoniato dall’Indice di efficienza energetica (calcolato a parità di produzione) che si riduce del 44,8% rispetto al 1990 e non è quindi solo dovuto al calo della produzione indotto dalla crisi economica degli ultimi anni. L’industria chimica si pone quindi già in linea con gli obiettivi UE che impongono un incremento dell’efficienza energetica a livello comunitario del 20% al 2020 e del 27% al 2030.
Questi risultati sono stati ottenuti grazie a ingenti investimenti a favore della sostenibilità: 2% medio del fatturato annuo, oltre il 20% degli investimenti in sicurezza, salute e ambiente.
Ancora una volta questi risultati segnalano un grande impegno verso i temi sociali ed ambientali e che confermano l’attitudine del settore a guardare al futuro in un’ottica di sostenibilità e sviluppo di tutto il manifatturiero. “Un’industria chimica forte e competitiva è una leva di sviluppo sostenibile – ha commentato Cesare Puccioni Presidente di Federchimica -. L’economia circolare, che l’Unione Europea intende promuovere, deve ispirare le prospettive di sviluppo delle imprese italiane ed europee. Dobbiamo rendere attuabile questa prospettiva se non vogliamo indebolire ulteriormente la nostra economia. La sostenibilità è un obiettivo complesso, che si persegue con efficacia solo se tutti, imprese, politica, società civile, opereranno per creare un ambiente favorevole alla nascita di nuove idee, di ulteriore impulso alla ricerca e all’innovazione.”