Rete Irene commenta le recenti dichiarazioni circa la proroga del Superbonus 110%. Forti e motivate perplessità suscita, infatti, l’approccio che individua nella prossima manovra la sede per garantire l’estensione del provvedimento, con uno slittamento in autunno (come affermato da fonti del Governo) o addirittura alla fine del corrente anno, in occasione dell’approvazione della prossima legge di bilancio.
“A nostro parere l’intenzione apprezzabile del Governo di agevolare il raggiungimento degli obiettivi convergenti della ripresa economica e della transizione ecologica anche attraverso la proroga di questo fondamentale strumento di incentivazione, rischia di essere drasticamente svilita da un eventuale eccessivo differimento del suo annuncio” – ha commentato Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene, aggiungendo: “Gli interventi che iniziano ora il proprio iter potranno essere cantierizzati non prima della fine del 2021 a causa delle note lungaggini procedurali, senza alcuna garanzia di essere incentivati, e dunque rischiano di essere sospesi, in attesa della proroga; ma non solo: anche quelli che potrebbero essere contrattualizzati nei prossimi mesi sono fortemente ostacolati dall’alea della “tagliola” del 60% di avanzamento entro il 30 giugno 2022. Di fatto questo stato di incertezza in cui ci troviamo oggi, e che perdurerà fino all’annuncio ufficiale della proroga, decapita il provvedimento, escludendo gli interventi di fascia più elevata”.
Se infatti le unità immobiliari singole e i piccoli condomini sono in grado di giungere alla cantierizzazione in tempi anche molto brevi, i grandi condomini sono invece soggetti a tempi molto più dilatati, motivo per cui, se si escludono i lavori che erano già in corso o in avvio prima dello scoppio della pandemia e che sono stati adeguati per poter accedere al Superbonus, i primi grandi cantieri stanno iniziando solo ora, dopo oltre sei mesi dal rilascio dei decreti e dei provvedimenti attuativi necessari per attivare le attività preliminari. Procrastinare l’attuazione della proroga significherebbe non poter attivare grandi cantieri di durata pluriennale e danneggiare un tassello fondamentale della transizione energetica del nostro Paese.
“E’ necessario che il Governo inserisca la proroga nel primo provvedimento utile perché un ritardo di sei mesi pregiudicherebbe l’efficacia propulsiva del Superbonus, che si sgonfierebbe e si manifesterebbe solo in parte. Se per qualche motivo, che francamente sfugge alla nostra comprensione, ciò non fosse possibile, è bene che si introduca almeno nel primo provvedimento utile la regola secondo cui i progetti iniziati entro (per esempio) novanta giorni prima della scadenza vigente dell’incentivo, potranno godere delle stesse condizioni di incentivazione anche se conclusi entro (per esempio) un anno dopo il termine. Questo semplice accorgimento rassicurerebbe i finanziatori ed eliminerebbe buona parte dei motivi di incertezza che oggi affliggono lo strumento e generano eccessive responsabilità contrattuali” – ha sottolineato Virginio Trivella, Coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene.
Il Superbonus rappresenta un punto di svolta per diversi comparti industriali, uno stimolo potente per domanda e offerta, che ha generato un impatto positivo sul bilancio pubblico del nostro paese (evidenza emersa all’interno di uno studio condotto dall’Università Luiss). Perché, quindi, depotenziare questa leva con proroghe a intermittenza, anziché adottare un approccio strategico per le sorti del nostro paese?