L’Unione Europea, con la Direttiva UE 2019/904 del Parlamento Europeo, ha messo a punto una disposizione per risolvere concretamente un problema che non può più attendere. Una rivoluzione che impatterà positivamente nel tempo sull’ambiente ma che dovrà essere sostenuta da comportamenti più responsabili da parte di tutti.
L’obiettivo che si è data l’Unione Europea, vietando l’utilizzo delle stoviglie in plastica monouso, è rivolto a salvaguardare il nostro presente e il nostro futuro. Raggiungere i risultati prefissati sarebbe già un enorme successo in quanto significherebbe diminuire i costi derivanti da danni ambientali di 22 miliardi di euro entro il 2030, un risparmio per i consumatori di 6,6 miliardi e un taglio delle emissioni di CO2 equivalente di 3,4 milioni di tonnellate.
L’obiettivo del legislatore europeo con questa disposizione è limitare l’inquinamento dei mari provocato in larga parte dai materiali plastici che, decomponendosi molto lentamente, resistono nel tempo, continuando ad essere presenti, non solo nelle acque ma anche nelle viscere dei pesci, finendo purtroppo anche nella catena alimentare.
Se si osserva al microscopio l’acqua del Mar Mediterraneo si noterà come i rifiuti presenti sono per il 95% costituiti da materie plastiche. Da alcuni dati raccolti dal WWF è stato rilevato che, essendo un bacino chiuso, l’80% dei rifiuti di plastica torna verso riva con il risultato che per ogni chilometro di litorale, si accumulano 5 kg di plastica ogni giorno.
Prima di degradarsi fino al raggiugere lo stato di microplastiche, altresì dannosissime per gli ecosistemi, un filtro di sigaretta rimane per circa 5 anni nel mare, una busta per 20 anni, un bicchiere di plastica per 50 anni e un filo da pesca per oltre 600 anni.
“Questi dati rendono evidente l’urgenza di agire sia sull’origine del problema, riducendo e sostituendo ove possibile con materiali compostabili le materie plastiche impiegate nei prodotti monouso, e ancor di più sul proseguimento di politiche virtuose di riciclo a livello globale, peraltro ben consolidate in Italia in relazione alla gestione del fine vita degli imballaggi in plastica.” dichiara Riccardo Arena, Senior Consultant di TÜV Italia che così prosegue. “Una corretta raccolta differenziata, intanto, può aiutare a ridurre l’inquinamento che ogni giorno vediamo ovunque: dai marciapiedi delle nostre città, ai parchi, alle spiagge e, purtroppo, nei nostri mari e fiumi”.
La Direttiva plastiche monouso (SUP) ha messo al bando posate e piatti di plastica, cannucce, bastoncini cotonati, sacchetti di plastica oxodegradabili e contenitori per alimenti in polistirolo espanso. Inoltre, questa recente disposizione europea ha imposto anche che entro il 2025 si dovrà riciclare almeno il 77% delle bottiglie in plastica per arrivare al 90% nel 2029.
Ha disposto, inoltre, che dal 2024 il tappo dovrà essere attaccato alla bottiglia affinché non venga disperso, oltre a imporre un aumento del contenuto minimo di materiale riciclato, che nel 2030 dovrà arrivare al 30%.
“Sicuramente la disposizione promossa dal Parlamento Europeo non risolve il problema che è globale, ma rappresenta un primo doveroso passo, anche culturale, per sensibilizzare i milioni di cittadini europei al problema e alla necessità di cambiare abitudini privilegiando consumi e prodotti più ecocompatibili”, aggiunge l’ing. Arena “Oggi sempre più persone sono consapevoli che è necessario fare qualcosa di concreto per salvaguardare il nostro futuro”.
A seguito di questa messa al bando, il mercato si è mosso, e tra i primi lo ha fatto la Grande Distribuzione organizzata (GDO) del nostro paese, dove nei suoi punti vendita fanno acquisti oltre 60 milioni di persone alla settimana e le cui imprese si sono impegnate ad eliminare del tutto dai loro scaffali le stoviglie in plastica monouso prima dell’entrata in vigore della legge.
Oltre agli impegni della GDO saranno necessari quelli delle istituzioni, delle imprese del settore e dei consumatori che dovranno indirizzarsi verso atteggiamenti ed abitudini sempre più sostenibili nei confronti dell’ambiente.