Il futuro delle smart city passa da stazioni di monitoraggio dati a 360° e da telecamere intelligenti in grado di rilevare oggetti e misurare dati nel rispetto della privacy dei cittadini. L’obiettivo? Far sì che le città si trasformino in una rete di ecosistemi urbani “aperti”, che interagiscono tra loro e con i cittadini grazie alle tecnologie offerte dall’Internet of Things e dal Cloud computing.
È lo scenario disegnato da SmartMe, la digital innovation company con sede a Messina, e che è stato illustrato da uno dei suoi co-fondatori, il professor Antonio Puliafito, direttore del Laboratorio Smart Cities & Communities del Cini (Consorzio Universitario Nazionale per l’Informatica), all’evento Obiettivo Smart City, organizzato dal Sole 24 Ore.
L’idea di mettere in rete le città all’interno di un sistema integrato di raccolta e utilizzo di dati su variabili territoriali – e in grado di migliorare la capacità degli enti locali di rispondere alle crescenti criticità degli ambienti urbani – era stata al centro del progetto Too(L) Smart, coordinato dalla Comune di Torino e supportato tecnologicamente da SmartMe assieme all’Università di Messina, e che era stato giudicato il migliore tra quelli presentati all’Open Community PA 2020. Obiettivo del progetto era quello di valorizzare il riuso di soluzioni tecnologiche (sono state infatti coinvolte anche le municipalità di Padova, Lecce e Siracusa) e di sviluppare nuovi servizi e soluzioni al servizio del cittadino. Successivamente SmartMe ha messo a punto un innovativo sistema di monitoraggio dei flussi di traffico per la città di Wolfsburg in Germania e, collaborando con Meridionale Impianti, ha sviluppato la piattaforma software che tra poche settimane renderà “smart” il quartiere Lorenteggio a Milano.
“Oggi, spiega Puliafito, siamo in grado di operare con dispositivi molto evoluti: si pensi all’ultima generazione di smart cam, dotate di Intelligenza Artificiale, che non registrano o trasferiscono immagini, ma riescono a riconoscere classi e categorie di oggetti (automobili o persone, per esempio), o ancora alle stazioni ambientali in grado di misurare in tempo reale decine di parametri, dalla qualità dell’aria all’inquinamento acustico fino al grado di luminosità”.
Le applicazioni sono molteplici: dalla regolamentazione dell’illuminazione stradale in ottica di risparmio energetico fino alla gestione della viabilità. Inoltre, il sistema di smart city ipotizzato da SmartMe offre anche altri due vantaggi. In primo luogo, essendo open source, consente alle singole amministrazioni di applicarlo a servizi differenti (per esempio nel trasporto pubblico, dal disegno dei tracciati al posizionamento delle fermate) coinvolgendo in questo modo diversi fornitori sulla base di un unico tool e di una unica dashboard. Il secondo vantaggio è che proprio questa caratteristica consente alle amministrazioni di parlarsi le une con le altre, creando quel network virtuoso tra “città aperte” e un database sempre più strutturato che consentirebbe nel tempo un progressivo miglioramento dei servizi ai cittadini.