Il premio Nobel per la Chimica di quest’anno è andato a Osamu Shimomura, del Laboratorio di Biologia Marina a Woods Hole, presso l’Università del Massachusettes e Boston, a Martin Chalfe, della Columbia University di New York, e a Roger Tsien dell’Università della California.
La motivazione del premio è stata: “per la scoperta e lo sviluppo della proteina verde fluorescente (green fluorescent protein, Gfp)”. La notevole lucentezza chiara della proteina verde fluorescente sotto luce ultravioletta era stata osservata per la prima volta in una splendida medusa, la Aequorea victoria che va alla deriva con le correnti a largo delle coste occidentali del Nord America, nel 1962. Da allora, questa proteina è diventata uno dei più importanti strumenti usati della bioscienza contemporanea. Con l’aiuto di questo tipo di proteina, i ricercatori hanno sviluppato modalità di osservazione dei processi che prima erano invisibili, come l’evoluzione delle cellule nervose nel cervello o la diffusione delle cellule cancerogene.
Grazie alle Gfp, i ricercatori possono anche seguire la vita di svariate cellule: i danni al cervello durante l’Alzheimer e come nel pancreas dell’embrione si formino le beta cellule che producono insulina.